-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
La mostra di Amy Bessone inaugura la nuova galleria Patricia Low Venezia
Mostre
di Emma Drocco
Echi di figure dipinte da Ingres, Picabia, Munch e De Chirico, si fondono con suggestioni di architetture classiche, neoclassiche, oasi desertiche, nella serie di dipinti e sculture dell’artista di Los Angeles.
Amy Bessone dopo una formazione tra gli Stati Uniti e l’Europa ha sviluppato una pratica multidisciplinare che fonde dipinti, ceramiche, bronzi e stampe. Una combinazione che l’ha portata ad esporre il suo lavoro in numerose mostre personali e collettive a livello internazionale. In particolare, con Salon 94 e David Kordansky Gallery, The Pit, Los Angeles; Kunsthall Stavanger, Norvegia; il National Museum of Women in the Arts, Washington, tra gli altri.
Le fonti di questi lavori non sono solo storico-artistiche ma anche architettoniche, sempre riconfigurate in ambientazioni ambigue e oniriche ed eseguite con una tavolozza intensa, quasi digitale, combinando nei dipinti il senso dell’etereo con l’ipereale.
“Our Secret Garden“, è una narrazione coinvolgente e allo stesso tempo indeterminata. Presenta un mondo affollato, abitato principalmente da donne, ricoperto da fogliame lussureggiante, alcove e corpi abbondanti.
Un giardino di mezzanotte, popolato di figure distese lungo un sentiero che conduce ad una piccola struttura ad arco. In un altro angolo, una maschera di bronzo su un piedistallo fissa lo spettatore con gli occhi infossati, mentre in un altro dipinto, una collezione di figure e maschere sembra emergere da una foschia di rosa e blu. I motivi sono ricorrenti, alberi, articolate strutture ad arco ritornano in varie opere, facendo da sfondo alle varie figure nelle loro pose particolari.
I personaggi soggetti delle opere non son solo bidimensionali e rappresentati su tela, ma appaiono anche in forma tridimensionale, in miniatura, come parte di uno schema in cui ricordano le pedine di una scacchiera.
Ecco che la mostra è un modo per l’artista di restituire una forma a queste figure, trovate su siti di aste e varie altre fonti online, riconferendo così a questi soggetti trovati online, una forma scultorea e reale.
Una mostra che inaugura il programma della galleria Patricia Low Venezia, situata nel cinquecentesco Palazzo Contarini Michiel, all’interno del Museum Mile di Dorsoduro, tra spazi leggendari come le Gallerie dell’Accademia, la Galleria di Palazzo Cini, la Collezione Peggy Guggenheim e Palazzo Grassi-Punta della Dogana.
Un programma annuale, quello della galleria, che traduce l’impegno di Patricia Low nel mostrare artisti emergenti e affermati e nel trovare connessioni tra loro che trascendano il territorio, la generazione e la disciplina.
Fondata nella località svizzera di Gstaad nel 2005, Patricia Low porterà i suoi artisti internazionali nel cuore del quartiere dei musei di Venezia. Con alle spalle 18 anni di pratica espositiva e più di 75 mostre a Gstaad con un’enfasi sull’eredità di Neue Wilde, sulla pittura tedesca contemporanea, la Young British Art, la fotografia contemporanea, il post-femminismo e il pop, oltre a curare mostre storiche con opere dal mercato secondario.
“Our Secret Garden” sarà seguita da una mostra personale di esuberanti sculture pop dell’artista britannico Philip Colbert in concomitanza con l’apertura della Biennale di Architettura.
“Arrivare a Venezia in taxi è sempre magico. Quest’ultima volta è stata resa ancora più surreale dalla vista di uomini e donne al lavoro nella mia futura galleria, in un piccolo palazzo rinascimentale affacciato sul Canal Grande. Marcel Proust ha descritto questa sensazione nel modo migliore: ‘Quando sono andato a Venezia, ho scoperto che il mio sogno era diventato – incredibilmente, ma molto semplicemente – il mio indirizzo.’ Entrare a far parte del tessuto di questa città è un grande privilegio, mentre le mie passioni per l’arte e la Serenissima si fondono, sono entusiasta di condividere con i miei artisti un’altra location da sogno in cui mostrare il loro lavoro”