Categorie: Mostre

La nuova mostra alla Fondation Valmont di Venezia è una riflessione sull’Ego

di - 5 Maggio 2023

Qual è diventato il ruolo dell’artista nel mondo contemporaneo? Il suo potere è paragonabile ad un’indiscutibile onnipotenza? È chiamato a presentare l’unicità del sé attraverso infinite ripetizioni? Oppure il suo ruolo è, piuttosto, quello di turbare lo spettatore, rappresentando l’esatto contrario di ciò che chiamiamo Bellezza classica?

Sono solo alcune delle domande che Carles Valverde, Didier Guillon, Vangelis Kyris e Anatoli Georgiev si sono posti, dopo essersi ritrovati a Venezia, immersi nella massima espressione di bellezza fragile ed eterna.

La città lagunare è un’inevitabile fonte d’ispirazione, per tutti, un clima di riflessione sul proprio sé che ha portato gli artisti a sviluppare una personale raffigurazione della nozione di Ego. «Ego come sé, prima persona singolare. Io come Ich, mediatore tra conscio e inconscio. Ego come soggetto pensante. Ego diventa EGO per l’artista come eroe, mano creativa, colui che decide sulla Bellezza.» Arte e Bellezza appaiono intrecciate più che mai, nelle sale di un Palazzo rinascimentale costruito nel più puro stile del XVI secolo, dove dal 2019 il presidente di Valmont, Didier Guillon, che da sempre ha rifiutato di occuparsi solo di cosmetica, ha dato vita alla Fondation Valmont, facendo di Venezia la sua sede permanente.

Da sinistra a destra:
Anatoli Georgiev, Vangelis Kyris, Didier Guillon, Carles Valverde. Maggio 2022, Venezia

La missione della Fondazione è ben precisa: «Promuovere l’arte in tutte le sue forme, in linea con i valori e le opportunità offerte dalla casa madre Valmont: qualità, estetica, generosità e sostenibilità.» Una missione che viene portata avanti sia grazie ad eventi artistici internazionali nella sede lagunare sia con un ricco programma di mostre itineranti presentate da Hydra a New York.

L’opera di Didier Guillon in mostra è l’Homme Pensant, composta da dieci sculture, tutte in materiale riciclato, che rappresentano busti di uomini urlanti. Il concetto attorno a cui ruota il lavoro è quello di rivoluzionare l’idea della bellezza classica attraverso l’Ego, inteso come consapevolezza del sé artistico, per creare un’opera d’arte. I protagonisti sono figure in trappola, che lanciano un disperato grido, un personaggio distorto che non accetta i canoni tradizionali. Ecco che il risultato è una sorta di tentativo di rivoluzione dell’ideale classico, dove l’artista è chiamato a rappresentare l’assenza della bellezza stessa. Figure ben distanti dalle rappresentazioni candide e armoniche nei lineamenti, questi uomini invece urlano intrappolati in corpi sconosciuti che non riconoscono come propri.

‘Ego’, Fondation Valmont, Palazzo Bonvicini, Calle Agnello 2161/A, Venezia

Le grandi opere poste agli angoli della sala dialogano con Raiment of the Soul di Vangelis e Anatoli. Una serie di opere a quattro mani in cui i due artisti, tra fotografie stampate su tela e ricami, ragionano su come l’Ego sia responsabile in egual misura di tutti gli aspetti positivi e negativi della specie umana. «Quando fu introdotta la fotografia, i greci utilizzavano la parola Apathanatizo (immortalare) al posto di fotografia. Apathanatizo significa conservare qualcosa in vita nella memoria delle generazioni presenti e future. La vanità del fotografo lo rende una figura divina e gli fa acquisire un Ego molto sviluppato. Il mio obiettivo come fotografo non è immortalare la forma umana quanto piuttosto fermare il tempo, esaltare i sentimenti e valorizzare la memoria.» spiega Vangelis.

A queste fotografie viene aggiunta da Anatoli una terza dimensione attraverso i suoi ricami. «Credo che il mio lavoro di ricamo sia strettamente legato all’Ego attraverso i sensi, in particolare vista e tatto. Un ricamo realizzato su costumi fotografati con motivi e simboli; costumi risalenti a più di due secoli fa. Faccio rivivere i ricami dei tempi passati attraverso il mio ego. Me stesso.»

‘Ego’, Fondation Valmont, Palazzo Bonvicini, Calle Agnello 2161/A, Venezia

Il lavoro di Carles Valverde si focalizza invece sull’individualità dell’elemento «Un elemento che è identico a tutti gli altri. Questo elemento egoistico compone il suo Ego a partire da un altro. È il suo elemento identico che consente tutte le possibili combinazioni e quindi la creazione di Ego individuali.» Un progetto che riprende anche il nostro funzionamento a livello di DNA, infatti abbiamo tutti le stesse basi e sono le diverse combinazioni a creare gli individui. Valverde crea installazioni partendo dallo stesso concetto, 4 elementi identici che vengono disposti in composizione sempre nuove, in una ricerca costante alla semplicità.

«È questo che stiamo cercando. La semplicità, cercare e mostrare l’essenza delle cose, che alla fine è la cosa più difficile. Il mio lavoro è tutto questo».

Una mostra che mantiene come filo conduttore anche una spiccata attenzione alla sostenibilità, con le opere di Guillon create con materiale riciclato e le installazioni di Valverde che verranno riutilizzate al termine della mostra come protezioni per la spedizione dei lavori di Vangeli e Anatoli nel viaggio di ritorno in Grecia.

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