Édouard Nardon , ‘One thousand biceps brachii contractions, under the guidance of ten soaring phalanxes’, 2025
Con le ultime opere di Edouard Nardon, in esposizione alla The Address Gallery di Brescia, si celebra la tendenza a un ritorno alla pittura e all’oggetto “quadro”, dove la riflessione e lo scavo emotivo e immaginifico trovano l’assetto più appropriato in quella finestra dell’anima che il quadro stesso offre – fruito nella “appensione”, oggetto estraneo al contesto nel contenuto da ricercare, ma integrato geometricamente nello spazio vitale dell’osservatore – dando la possibilità di essere attratti all’interno del rovello pittorico e mentale che le figure evocano.
La pittura e il suo inquadramento approfondiscono la meditazione perché evita eterogenee forme materiali che supportino dichiarazioni concettuali. Sono finestre sull’inconscio, di una pittura agita, che si contrappone alla base di tela grezza ed è costellata da segni e stesure di “ruvida morbidezza”. Un ossimoro che segna il tentativo di comprendere il manifestarsi della realtà, nella sua bivalenza di contrapposizione di opposti, in primis quella di luce-buio, che guida il movimento arcano delle forme che si svolgono e si avvolgono nel campo compositivo.
E questo viene ben compreso nel titolo della mostra La lunga mano invisibile sblocca lentamente il finestrino oscurato. e del resto ogni opera ha come titolo una frase descrittiva, un verso lirico, quasi un micro-racconto, che narra nel complesso lo svolgersi della mostra.
In continuità con le opere precedenti, l’invito all’introspezione è veicolato attraverso molteplici livelli che vogliono essere misterici: le pennellate realizzate con misure alchimistiche, con pigmenti, polveri, gesso, frammenti di marmo; il contrasto fra percezione materica e la decorazione segnata dalle cascate di fiori di chiara discendenza dall’apparato figurativo del simbolismo francese di fine secolo (l’artista nasce in Francia); il conseguente richiamo simbolico ai fantasmi della mente, forme fluide in contrasto con la scabrezza del tratto e della tela, priva di imprimitura, che fa da sfondo.
Non sono mai simulacri mitologici, storici o moraleggianti: Edouard Nardon appartiene ad un coté individualista, libertario, che non predica o afferma o provoca, ma stimola introspezione visionaria nell’osservatore, cercando complici o sodali piuttosto che seguaci.
Se la percezione fa perno sulla psicologia, piuttosto che su una koinè storica culturale, si stabilisce una sorta di patto dove l’artista lascia all’osservatore la decrittazione, inconscia ma consapevole nell’azione.
Nella sua “lotta individuale” con le contraddizioni e le dualità della realtà e della mente, appaiono però, in questi grandi quadri, tratti di fiducia progressiva: le grandi ombre scure nel loro sereno dipanarsi segnano, in queste composizioni, la possibilità di convivere con le paure che in lui/noi albergano (da lui/noi generate), mentre colombe bianche sorvolano l’individuale campo di battaglia.
Il suo individualismo orgoglioso sfida attraverso questi (notevoli) dipinti gli altri individui, ma forse la necessità di quiete sembra accomunarli e ne concede loro una possibilità.
La mostra di Edouard Nardon sarà visitabile alla The Address Gallery di Brescia fino al 30 aprile 2025.
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