04 agosto 2024

La pittura e la forma mentis di Valerio Adami nella grande mostra di Palazzo Reale a Milano

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dal 17 luglio al 22 settembre, Palazzo Reale celebra la pittura di Valerio Adami con una rassegna antologica tra disegni e tele di grande formato

Valerio Adami , La nuvola, 1991, 198x264 cm, Depart Gallery, Courtesy Dep Art Gallery

Sulla scia del sentimento di una speranza di rinnovamento trainato dal secondo dopoguerra, l’arte italiana risorge con due bandiere, il realismo e l’astrattismo, e numerose voci fuori dal coro pronte a dettare prospettive futuribili per i movimenti artistici. Tra questi vi è Valerio Adami, bolognese di nascita ma milanese di adozione, la cui carriera pluriennale viene ora ripercorsa nella monografica a lui dedicata, ospitata nelle stanze di Palazzo Reale. Dopo una prima mostra nel 1986, il polo culturale che affaccia su Piazza Duomo torna a omaggiare la pittura di Adami con la produzione di una retrospettiva che conta più di settanta quadri di grandi dimensioni e una cinquantina di disegni che coprono un arco temporale che va dal 1957 al 2023. Curata da Marco Meneguzzo con il coordinamento di Valeria Cantoni Mamiani, presidente del neonato Archivio Valerio Adami, Valerio Adami. Pittore di idee riproduce la visione poliedrica di una figura che ha aperto le porte della sua arte alla letteratura, alla musica e alla filosofia.

Installation view Valerio Adami. Pittore di Idee, Palazzo Reale Milano. Foto Gabriele Leonardi. Courtesy Archivio Valerio Adami

Valerio Adami: i ritratti letterari

A testimonianza di questa contaminazione dei saperi, compare in mostra un nutrito nucleo di ritratti dei “padri nobili”, l’unica sezione che si discosta momentaneamente dall’andamento cronologico per un focus articolato in moderni “cammei” colorati. Tra gli altri, Gandhi, Leopardi, Berio e Wagner – il massimo interprete del sublime – campeggiano come manifesti propagandistici culturali, numi tutelari dell’intellighenzia appartenente al sostrato europeo. I ritratti realizzati in serie a partire dal 2018 che accennano lievemente alla caricatura, ritornano anche nella strettoia che porta alle sale dedicate al periodo più recente. I disegni che foderano il passaggio, ricordano l’impostazione delle foto di famiglia, che dall’alto delle pareti vegliano – o vigilano – bonarie sulla nostra esistenza, nello stesso modo in cui l’artista li espone nel suo studio.

Valerio Adami, Gandhi, 2016 , 198×147 cm, Collezione Adami, Courtesy Archivio Valerio Adami

Valerio Adami: idea, colore, scrittura

Il soggetto di un quadro, per Adami elemento fondativo dell’opera, è la traduzione di un’idea che dialoga con la gestualità del disegno, dice infatti l’artista «disegnando, le passioni risalgono dalla carta attraverso la punta della matita alla nostra mano, così si è al seguito della matita, così si diventa artisti». Da questo sodalizio nasce la traduzione segnica in cui il colore fa da padrone, applicato per ampie e piatte campiture secondo lo stile della pop art. Decise linee nere, che con gli anni si fanno più ampie, simili alle legature in piombo che caratterizzano le vetrate delle cattedrali gotiche, creano una compartimentazione non solo nel colore stesso, ma anche nei corpi e nei paesaggi, proponendo anchilosanti figure plastiche smembrate e riassemblate, che accennano sempre al movimento.

Installation view Valerio Adami. Pittore di Idee, Palazzo Reale Milano. Foto Gabriele Leonardi. Courtesy Archivio Valerio Adami

Alle tele più note che inquadrano lo stile di Adami, si affiancano i bei quadri che si discostano dalla solita produzione pittorica, avvicinandosi di più al mondo del fumetto. Iniziano a comparire parole, scritte, talvolta sintetiche, altre volte più estese, parole che si incidono anche sulle cornici in legno, e che parlano lingue diverse. «Dipingo in prosa, ma qualche rima scappa via» suggerisce Adami, così come è il pennello a sfuggire nella svolazzante e vibrante grafia che contribuisce a sostenere l’andamento narrativo nelle tele, ricco di simbolismi, metafore sofisticate e figure mitologiche, come l’Enea di Enea fugge da Troia con il padre Anchise sulle spalle, che getta un ponte tra passato e presente nella sua fuga verso la casa degli dèi moderni: Hollywood.

Valerio Adami, Enea Fugge da Troia con il padre Anchise sulle spalle, 2009, 198×147 cm, Collezione Adami, Courtesy Archivio Valerio Adami

La mostra che ripercorre sessantacinque anni di carriera non si mostra arrogante, ma si presenta con l’umiltà di chi sa che non ha bisogno di mostrare i muscoli perché può contare sui propri contenuti: una pittura intelligente, ben realizzata e nutrita da una certa coltura dell’arte approfondita nei vari viaggi in giro per il mondo e grazie alle variegate e numerose amicizie di stampo intellettuale, sostenuta da un’ossatura scientifica che solo un archivio può ricostruire. Tra le tante frasi che fanno capolino nei quadri variopinti, una forse più di tutte oggi risuona sopra le altre: “non ci sono guerre giuste”.

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