Nella pacifica isola della Giudecca, a Venezia, gli ampi spazi della Galleria Michela Rizzo vibrano di un’energia pura e invisibile, in bilico tra assenza e presenza, una dicotomia che in epoca medievale veniva descritta attraverso il concetto di etere, o quinto elemento. L’etere, dunque, è materia immateriale: è quell’energia che si infila in ogni anfratto, che riempie i vuoti e che si percepisce appieno, ma che non si vede mai.
E proprio il concetto di etere è al centro della mostra AETHER/ETERE la presenza dell’assente, visitabile fino al 28 settembre 2024 presso lo spazio veneziano. L’esposizione, curata da Riccardo Greco, si propone come una vera e propria ricerca scientifica e poetica sulla percezione umana e sulle energie naturali. Tale indagine è portata avanti attraverso i lavori dell’artista neo-zelandese David Rickard (classe 1975) e di Mariateresa Sartori (nata a Venezia nel 1961).
Fin dal primo bianco spazio della galleria veneziana, i due artisti intessono un delicato e fruttuoso dialogo. Qui vengono infatti presentati dei lavori che vedono al proprio centro l’idea di onda. Ma se, per la Sartori, si tratta delle onde marine e delle correnti oceaniche che incide con estrema dedizione sulle ante di un vecchio armadio di famiglia, Rickard si interessa invece alle onde magnetiche con la serie Glitch (2024): un gruppo di sculture realizzate a partire da parabole satellitari, che ci parlano di come questi strumenti captino informazioni dell’atmosfera stessa.
Questa fascinazione per il cielo e per il cosmo da parte dell’artista neo-zelandese si fa ancor più evidente nelle sale seguenti, dove troviamo: cartoline che rappresentano spicchi di cielo (azzurrissimo o grigio scuro), spedite da Londra a Venezia; rappresentazioni galattiche realizzate con la polvere del proprio studio; una piccola scultura fatta di meteoriti; un concerto di particelle cosmiche.
Incredibilmente poetica è poi l’opera Premonitions (2024): un cielo immaginato dall’intelligenza artificiale, ma realmente dipinto da Rickard utilizzando acqua piovana, portando così un po’ di pioggia reale nell’ammasso di nuvole artificiali.
L’acqua piovana è, poi, un elemento essenziale anche nella ricerca di Mariateresa Sartori, a cui è dedicata l’intera sala al primo piano della galleria.
Qui è presentata una sequenza di opere dalla serie Grammatica della pioggia (2024), il tentativo dell’artista veneziana di misurare ed imbrigliare un fenomeno tanto sfuggente quanto quello delle precipitazioni. Con l’uso di pennarelli e olio di lino, l’artista cattura i segni lasciati da grosse gocce panciute, ma anche da sferzate di vento, andando così a creare composizioni tanto inaspettate quanto emozionanti: opere su carta impregnate d’acqua piovana e dall’energia dei temporali.
Questi lavori si sposano benissimo con la serie Melancholia (anch’essa del 2024), nella quale l’artista, ispirata dal famoso film di Lars von Trier, trasferisce su carta stralci di atlanti, scegliendo in particolare parti rocciose e inospitali della Terra, che qui diventano veri e propri pianeti e lune a sé stanti.
AETHER/ETERE la presenza dell’assente si pone dunque come una sorta di laboratorio mistico, dove i due artisti possono sperimentare con diversi media, oggetti e immaginari, per cercare di andare a carpire quell’energia vitale che collega tutto e tutti.
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