29 settembre 2022

La prima personale di Andrea Francolino da Mazzoleni, Torino: ‘Venne all’esistenza lo Spazio beante’

di

La prima personale di Andrea Francolino negli spazi torinesi della galleria Mazzoleni permette un’importante analisi e approfondimento sulla sua ricerca, «puntando a una universalità del significato della crepa, soggetto, quest’ultimo, alla base del suo lavoro»

Andrea Francolino, Crepa, 2021, 24 C gold leaf. Credits Andrea Testi. Courtesy the Artist, Mazzoleni, London - Torino

Ha inaugurato lo scorso 22 settembre, con la curatela di Lorenzo Benedetti, la prima mostra personale di Andrea Francolino, “Venne all’esistenza lo Spazio beante”, nella storica sede torinese della galleria Mazzoleni, dove sarà visitabile fino al 22 ottobre. 

La premessa, citando Andrea Francolino, è che la crepa, «che banalmente ed erroneamente è sempre stata associata a qualcosa di negativo, anche in modo figurativo», ha invece «una grande potenzialità di riflessione». Quale che sia, essa trova una (di infinite) espressione nell’opera in apertura di mostra Caso x caos x infinite (appunto, ndr.) varialbili. Come, storicamente, oltre che magistralmente, Dario Fo metteva dentro i suoi testi la crepa, capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni e di aprire un po’ le teste, così Francolino assume – al principio della sua ricerca – la crepa nella sua forma trasparente, ovvero come “soggetto” che gli permette di vedere oltre la materia piena. 

Andrea Francolino @ Mazzoleni, London – Torino. Photo: Renato Ghiazza

Cosa può nascere da un vetro rotto? La risposta più comune che si potrebbe dare, ovvero niente, contribuisce in misura determinante al processo di creazione dell’opera. È un paradosso, sì. Ma cos’è del resto la crepa se non l’elemento centrale del paradosso?. Ragionando dunque per paradossi Andrea Francolino è arrivato alla sua definizione di quello che è il contrario di un vetro rotto casualmente: un vetro sano di cui lui ricostruisce la rottura. Se da un lato ricalcare una rottura casuale, con il diamante come lui fa, non è altro che il comune, e umano, tentativo di controllare la casualità, dal punto di vista creativo questo è il processo delle meraviglie, che permette di trasformare una disarmonia iniziale in un’armonia infinita che, a sua volta, svela e ammette la varietà della natura. E come alla natura la varietà appartiene anche alla crepa e alla sua universalità, diffusa nella mostra e in tutti i piani espositivi della galleria. 

Andrea Francolino @ Mazzoleni, London – Torino. Photo: Renato Ghiazza

La ben ragionata dinamica installativa dà a Caso x caos x infinite variabili l’intero piano terra, dialogando con lo spazio e mettendo in risalto tante variabili e configurazioni che sembrano rispecchiare linee e forme organiche e sprigionare tentativi di controllo e di simmetria che confluiscono in linguaggi visuali che tentiamo di comprendere, riconoscere e riprodurre in altre nuove e variegate e infinite forme. Al piano inferiore si scopre l’opera Minuto, anticipata da un costante ticchettio, è la proiezione di immagini di crepe, ogni secondo differenti. Procedendo poi verso il piano superiore ci affidiamo per intraprendere percorsi, come le opere su carta dell’omonima serie che esaminano tracce cartografando solchi per mostrare il movimento della materia che – disegnato – genera una forma equivalente che ricorda, a sua volta, una fenditura. Sono precise le tappe di questo percorso, nel tempo e nello spazio: possiamo percorrerle rintracciando la coordinata satellitare, la data e l’ora. L’evoluzione di questo tracciamento perde il carattere cartografico pur mantenendo indizio del tempo e dello spazio nella serie di impressioni di crepe, simili a un positivo scultore, prima in cemento, poi in terra e infine in acqua, che rimandano alla fragilità e all’impermanenza nello spazio-tempo. 

Andrea Francolino @ Mazzoleni, London – Torino. Photo: Renato Ghiazza

Con il soggetto crepa è innegabile che Francolino omaggi la natura, con la sua forza creatrice e disegnatrice, che si manifesta in ogni dimensione più o meno nota che ci circonda. Nel suo rapporto con l’artificiale, per esempio, di cui è emblema A-Biotic, opera nella quale la rappresentazione della natura cerca un continuo rapporto con le forme vegetali: il paradosso di competere con essa e cercare di imitarla o sostituirla. O nella sua dimensione preziosa e simbolica, che Francolino restituisce con maestria realizzando site-specific una crepa in terra sul pavimento, in oro sulla parete, e “Eccoti un lapis lazoli. Oh, che colore d’azzurro oltramarino da cinquanta scudi l’oncia!” in lapislazzuli sul soffitto. 

Cosa vedi? Vuoto? Disordine? Caos?

Sapevate che originariamente il termine greco antico “Chaos” non aveva l’attuale connotazione di disordine che si ritrova nell’accezione comune ma veniva reso come “Spazio beante”, “Spazio aperto”, “Voragine” dove indica, nella sua etimologia, “fenditura”?

Il Caos è dunque emissione e secrezione verso gli elementi. Alcuni lo dicono acqua, altri aria (…) “Venne all’esistenza lo Spazio beante“: Chaos è in rapporto a riversarsi; è un luogo vuoto che sta tra terra e cielo; infatti è venuto all’esistenza dall’invisibile”.

Allora, cosa vedi? 

Terra e cielo, materia e spirito. L’immenso. 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui