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La riflessione sull’essere donna e artista cinese, nei lavori di Hu Huiming
Mostre
di Milene Mucci
Una stanza piena di palloncini che durante la durata della mostra si modificano con l’interazione di chi entra nella stanza. Scoppiando, diminuendo, frammentandosi. La metafora di un utero che si modifica,di ovuli che nascono e si perdono a seconda del Tempo che scorre o della Vita. Questa la suggestione dell’istallazione Hai fecondato tutto il mio corpo, dedicata da Hu Huiming, giovane artista cinese ormai di livello internazionale, al tema della condizione della donna cinese nell’ultima sua mostra personale Cigni selvatici, a Massa.
Portando oggi la riflessione sulla sua personale esperienza di donna ed artista in relazione ad un tema intenso, ricco di scontro fra antichissime concezioni patriarcali e desiderio, invece, di affermazione di pensiero e libera possibilità di creare e di essere.
Tanti sono gli studi , fra cui il recente pubblicato dal British Medical Journal, secondo cui in Cina oltre trent’anni di politica del figlio unico e di aborti forzati, da cui salvare solo i maschi, abbiano portato a un massiccio squilibrio di genere con 40 milioni di uomini in più rispetto alle donne insieme al terribile racconto di milioni di bambine sparite nel nulla, uccise solo perché tali.
Così che, chi invece fra loro ha avuto la fortuna di restare, è cresciuta con la tensione dell’esserci e al meglio di chiunque altro. Al massimo nello studio, nel lavoro, in una faticosa estenuante ricerca di successo in ogni campo. Hu Huiming, davanti a me mentre mi prepara nel suo studio di Carrara un delizioso tè cinese, racconta di una infanzia dura, da maschio, snaturata da ogni emozione, tesa ad essere esclusivamente e sempre la migliore, in tutto. Una giovinezza obbligata a vincere i maschi, subendo una educazione spesso violenta.
Figlia unica di genitori sottoposti a stress sociali fortissimi dato che alla sua nascita accettarono di crescerla nonostante l’idea dominante per cui, come mi racconta: «Una famiglia senza maschio è una famiglia senza la radice. Una candela con il fuoco spento».
Da qui il racconto dell’ arrivo in Italia a vent’anni per studiare arte e il percorso di consapevolezza vissuto per lasciarsi alle spalle l’idea per cui già a venticinque sarebbe stata vecchia e inutile per avere valore come donna. Superando contraddizioni radicate scoprendo, invece, che fecondità è anche libertà di creare, di essere provare emozioni traducendole in libera Arte.«Il mondo dell’arte in Cina in generale ha poco a che fare con l’idea di emancipazione dato che è soprattutto inteso come livello decorativo, con una struttura accademica e istituzionalizzata».
«Gli artisti che scelgono di lavorare all’estero pagano, quindi, moltissimo la scelta di libertà creativa dato che , invece, in Cina sarebbe facile trovare, indipendentemente dal genere, un lavoro fisso e dignitoso in ambito di accademia e di insegnamento». Passa, attraverso il racconto di Hu Huiming la difficoltà della scelta di ricominciare da zero in un contesto di radici culturali lontane per godere della propria creatività ,del pensiero slegato da canoni precisi e di quanto fare finalmente Arte così arricchisca di profonda emozione , ma anche di lotta con dure esigenze quotidiane, tutto questo.
«Bisogna ripagare tanto questa libertà» aggiunge.«Il lavoro dell’artista è soprattutto un lavoro di pensiero e questo è una cosa poco permessa da una società legata ad una dimensione familiare tradizionalista e materialista per cui la via della creatività non condizionata da un posto di lavoro strutturato è molto difficile».
Per una donna poi avvicinandosi i trent’anni la discriminazione diventa pesantissima .
«Ha studiato troppo all’estero” diventa una colpa .«In Italia – prosegue l’artista – io ho scoperto la mia femminilità. Da piccola mi era stata tolta ogni possibilità di esprimerla perché anche farsi bella per una ragazza era considerato un vizio». Descrivendolo una sorta di omicidio sociale. Con il conseguente plateale scollamento per più di una generazione da ogni crescita emozionale e sentimentale.
«Nel 2017 – racconta Hu Huiming – ho realizzato a Milano la performance Dormire con l’artista in cui invitavo il pubblico all’intimità di questa esperienza. Mi ha sorpreso molto accorgermi, per esempio, solo dopo qualche anno alla luce della mia nuova consapevolezza quanto questo lavoro fosse stato più intenso proprio perché ero una donna!». In una descrizione dell’Europa come luogo dove poter scoprire se stessa come donna, senza vergognarsi, in un percorso artistico e personale fecondo in creatività , idee e possibilità di esprimersi pienamente.
E’ un concentrato di estrema bellezza ed armonia Hu Huining, come donna e come artista.
Di femminismo sereno, di armonia nel non facile intento di conciliare passato e presente in un lavoro artistico forse proprio per questo estremamente eclettico e curioso che va dalla pittura alla fotografia, la body art o la performance. Indomita e gentile guerriera, testimone e memoria vivente per tutti noi dell’importanza di volere il proprio posto nel mondo e del potere di esprimere il valore, di tutto questo, con l’Arte.