Quanto è alto il prezzo da pagare per arrivare a tutti i costi alla vittoria? Perché è così necessario vincere, quando tutto quello che stiamo cercando è confronto e riconciliazione? Sono questi gli interrogativi dell’artista di origine italo-cubana Amy Bravo (1997, New Jersey), nella sua prima mostra personale italiana dal titolo Congratulations Hero!!! presso lo spazio asettico e pulito di Galleria Poggiali di Milano, in mostra fino al 22 marzo 2024.
«Ultimamente mi sono sentita particolarmente vicina all’idea di vittoria, a cosa significhi essere un eroe, specialmente quando si sta combattendo una battaglia persa. Gran parte del mio lavoro si è concentrato sul momento del confronto, raffigurando il tipo di discussione che può emergere solo con qualcuno che si suppone di amare incondizionatamente. Quest’ultimo lavoro, tuttavia, mi è sembrato più affine alle conseguenze di un conflitto, al momento della vittoria», ha spiegato Bravo.
Artista visiva che vive e lavora a Queens (New York), Bravo ci porta nella sua realtà intima e familiare dove simbolismo e icone del folklore religioso latino-americano si intrecciano a storie familiari iper-personali. Bravo rivela la sua visione fantastica di un universo ultraterreno dalla forma grezza dell’isola di Cuba, un miscuglio tra il conosciuto e l’ignoto, tra bellezza e confusione.
«Per me è essenziale che i dipinti svolgano una funzione più simile a quella di porte che si aprono, piuttosto che a delle finestre. Ho bisogno che operino come varchi da cui le cose possono emergere. Questa funzione conferisce alla superficie dell’opera un carattere di luogo di purgatorio, sempre in cerca di ingresso».
Il suo approccio alla pittura non è convenzionale, un ibrido tra pittura e scultura, una combinazione tra disegni dai colori tenui e malinconici e particolari dai colori super vividi in rosso-arancio, accorpati a parti tridimensionali e veri oggetti. Piuttosto che utilizzare i classici telai tesi, predilige l’utilizzo di stoffa libera che viene tagliata e cucita insieme per creare forme irregolari su cui mescola disegni a grafite con tecniche pittoriche e collage. Il risultato finale sono disegni che si espandono in dipinti, ricami e sculture assemblate.
Gli assemblaggi sono altari, santuari, corpi in cui è infuso lo spirito di anime perdute che hanno lasciato segni indelebili nell’essere dell’artista.
Entrando in questo nuovo immaginario veniamo a contatto con le protagoniste dei suoi lavori, delle eroine senza tempo che vengono rappresentate in atti eroici al fine di rivendicare il potere delle donne. L’ebrezza coinvolgente della vittori, emerge attraverso le figure di Amazzoni, surrogati della stessa Amy Bravo, che si ergono spavalde, ma che al contempo rivelano il dolore nascosto di scoprire che fin dall’inizio alcuni combattimenti erano solo battaglie perse.
La mostra ruota attorno all’opera Congratulations Hero!!! (2023), lavoro che cattura il momento post-conflitto, esplorando il significato della vittoria in relazioni complesse e le emozioni contrastanti che ne derivano. Una Nike contemporanea che ha vinto all’ultimo round: fiera alata e finalmente provvista di corona, ma anche sudata e sporca del sangue dei colpi inferti e subiti. Alza al cielo i guantoni dal colore rosso-arancio, incorniciata da un nastro tridimensionale di stucco bianco che domina l’opera.
Sappiamo che il termine “bravo” in latino significa eroe ma nel Medioevo ha iniziato anche a indicare il cattivo e l’assassino. La maggior parte delle protagoniste femminili delle sue opere condividono entrambi questi aspetti e identità, immaginate come Amazzoni contemporanee, si ergono fiere in pose eroiche affrontando le loro controparti maschili, simbolicamente raffigurate come animali quali tori, galli e cavalli.
Ne è l’esempio l’opera dal titolo Onward and Upward (2023) dove un’eroina combatte contro un cavallo, tenendo con le mani tese all’indietro una spada tridimensionale che esce letteralmente fuori dalla tela. Un lavoro che ricorda una pittura rupestre, al quale vengono aggiunti degli elementi veri e contemporanei, in questo caso dei copri capezzoli rossi a forma di cuore con nappe, per sottolineare l’identità della protagonista.
Poggiato in verticale su un piedistallo si trova uno strano oggetto corporeo, una sella con due palme ai lati dal titolo Fomento Nike (Are You Sorry?) (2023). Sembra un torso decapitato, un vincitore che non è altro che un pezzo di carne malconcio, che può aver vinto ma a un costo significativo. L’aggiunta di centrini, nappe e decorazioni e la cura maniacale dei dettagli quali pizzi perle e strass, sono il risultato di una dedizione verso la ricerca della composizione perfetta.
Spicca sulla parete sinistra, tra le due vetrine, l’installazione Retablo a Carlos (2023), un vero e proprio altare votivo creato dall’artista per commemorare la scomparsa del nonno. Una fotografia a forma di cuore che lo ritrae, installata in una credenza, dalla quale si diramano verso l’esterno delle venature cucite in rosso. Nella foto viene cancellato il volto, partendo dai baffi, come se Bravo volesse cancellare l’identità del nonno defunto. Sul fondale un paesaggio cubano caratterizzato da palme stilizzate, mentre spunta sulla parte superiore della vetrina la testa di un gallo nero, segno distintivo di una morte maschile all’interno della famiglia.
Bravo utilizza oggetti veri come base per poi ricoprirli da strati di stucco e colore, rendendoli delle vere e proprie sculture, lontani ormai dalla loro funzione originaria e arricchendoli così di un nuovo significato. Il disegno, costituito da poche linee grafiche, passa dalla pittura per poi uscire definitivamente dalla bidimensionalità e arrivare ad essere scultura con la sua presenza rilevante nello spazio.
Stratificazioni di materia come stratificazioni di ricordi che parlano di momenti intimi e familiari, una parentesi relativa alla vittoria che ha portato gioia, ma necessariamente anche a momenti di tristezza e rancore. Tutto appare come sospeso nel tempo e nello spazio, dove scene di denso simbolismo rievocano ricordi perduti, facendo viaggiare la fantasia di chi guarda verso un idilliaco futuro alternativo.
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