Minigonne e stivali, lustrini e paillette, cappelli stravaganti e atteggiamenti provocanti e, soprattutto, le persone più incredibili della New York degli anni ’70 e ’80, vale a dire il centro del mondo. Tutto ciò accadeva allo Studio 54, lo storico club al numero 254 della 54ma strada ovest a Manhattan, che sarà al centro di una grande mostra organizzata dal Brooklyn Museum. “Studio 54: Night Magic” aprirà il 13 marzo 2020 e ripercorrerà la radiosa epopea di quella che è considerata la discoteca più iconica di tutti i tempi.
Infatti, nel giro di soli tre anni, tra il 1977 e il 1980, lo Studio 54 diventò il luogo di ritrovo di artisti, scrittori, attori e cantanti come Andy Warhol, Truman Capote, Elizabeth Taylor, Liza Minnelli, John Travolta, Grace Jones, Paloma Picasso, Michael Jackson, Diana Ross, Elton John, Elio Fiorucci, Lou Reed, Tom Ford, Michail Baryšnikov, solo per citare alcuni tra i più famosi. Ci andava anche Madonna, prima di diventare Madonna, e ci si poteva incontrare anche Loredana Bertè e Amanda Lear.
L’idea di Steve Rubell e Ian Schrager, i gestori del locale, era piuttosto semplice, bastava proporre ogni sera «la festa più grande del mondo», letteralmente. E quindi, tra 54 luci diverse, via a scenografie e performance degne di una Biennale d’Arte a scelta. Come l’intervento di Bianca Jagger, attrice, ex modella, attivista e moglie del front man dei Rolling Stones, Mick Jagger, che entrava in pista sul dorso un cavallo bianco senza sella oppure accompagnata da colombe. L’età dell’oro durò poco, fino a quando Schrager e Rubell furono accusati di evasione fiscale. Il locale cambiò gestione e rimase aperto fino al 1986 ma non sarebbe stata più la stessa cosa.
Comunque, lo Studio 54 fu anche uno spazio di creatività e controcultura, negli anni della Guerra del Vietnam e delle lotte per i diritti femminili e LGBTQ. Tutti potevano sentirsi non solo accettati ma anche protagonisti di un fermento sociale e intellettuale e la sua immagine rimane scintillante e innovativa ancora oggi.
Per “Studio 54: Night Magic”, il Brooklyn Museum presenterà un ricco percorso cronologico, tra fotografie, costumi, illustrazioni, progetti scenografici e film, per contestualizzare la discoteca nella più ampia storia di New York, dal proibizionismo agli anni ‘70. Una sezione della mostra racconterà anche gli anni successivi alla chiusura della discoteca, descrivendo la costante influenza dello Studio 54 sui canoni estetici.
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