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L’Acqua Bruciata di Nicola Facchini in mostra a Venezia
Mostre
di redazione
La produzione artistica di Nicola Facchini spazia tra pittura, disegno e scultura: passando da influenze post-impressioniste, espressioniste, Baconiane e concettualismo, le visioni inquietanti espresse dalla sua arte cedono spesso il passo a una concezione sagace e irriverente della vita.
Il titolo della mostra ora in corso nel project space di MAGMA gallery, Acqua Bruciata, lo rappresenta perfettamente: «l’ironico ossimoro – si legge nel testo che accompagna la mostra – esprime infatti l’assurdità di un’azione impossibile, bruciare l’acqua, ma allo stesso tempo anche la forza del contrasto tra due elementi naturali». Evaporati, AmorePioggia, TramontoCicche, Duedilà, Pesce e Tanto stava già male sono alcune delle opere esposte e realizzate per la mostra, che raccontano la capacità dell’artista di catturare e ritrarre delle scene destinate ad evaporare, portando su tela il momento precedente alla scomparsa, quello in cui il dinamismo della composizione e la forza dei colori sono più forti. Ne parliamo con Nicola Facchini.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2024/02/Nicola-Facchini_Amore-Pioggia_202_view-682x1024.jpg)
Nicola, innanzitutto ti chiedo, come nascono le tue opere?
«Passo giornate davanti la tela imprimita. Guardo le immagini che vanno formandosi. E poi quando mi pare sia il momento assecondo la pittura. Se ho dubbi, leggo pagine di titoli o mezze frasi che uso appuntarmi».
L’ironia costituisce, spesso, un riferimento chiave. Quale valore aggiunto ha in quanto strumento, se di strumento possiamo parlare, e come interviene all’interno delle tue opere e della tua ricerca?
«Come quando cercando di piantare un chiodo ci si martella il pollice. Doloroso, stupido, molto umano. L’ironia è una parte del tragicomico. Né strumento né valore aggiunto, è l’altra metà del dramma. E nel dramma offre, anzi impone di assumere, un diverso punto di vista. Che fa sempre bene. Il dramma è il mio martello, l’ironia il mio pollice. O viceversa».
![](https://www.exibart.com/repository/media/2024/02/Nicola-Facchini_Pesce_2024-818x1024.jpg)
Veniamo al titolo che hai scelto, Acqua bruciata. Un ossimoro, ironico, dietro cui si cela il fatto che l’acqua sia già un prodotto di combustione – dell’idrogeno che si combina con l’ossigeno – e dunque non possa bruciare. Cosa esprimi con questo titolo e che significato assume nella tua ricerca?
«Acqua Brucia nel senso “oltremodo evaporata”. Un po’ troppo velocemente. Un po’ troppo irrimediabilmente»
L’acqua è presente in alcune delle opere in mostra. In termini formali e anche in termini concettuali, come la usi, e cosa rappresenta?
«Si, le gocce di pioggia con i pesci che nuotano dentro, vanno verso l’alto. Appunto perché ci pare che il nostro punto di vista sia l’unico e giusto. Se girate i quadri l’acqua sta scorrendo naturalmente. Siam’ noi sottosopra e i pesci a pancia in su son morti».
![](https://www.exibart.com/repository/media/2024/02/Nicola-Facchini_Evaporati_2024-818x1024.jpg)