Categorie: Mostre

L’arte contemporanea giapponese incontra l’antico: la mostra a Carrara

di - 19 Giugno 2022

Una notevole parte della produzione artistica proveniente da altri luoghi del mondo considerati “esotici” ha in più modi plasmato il linguaggio visivo occidentale. Restando impressa nella memoria degli artisti che l’hanno vista e rielaborata, usata, abusata, oppure, addirittura, insinuandosi nell’ambito del collezionismo, nella raccolta di stampe soprattutto ma anche di oggetti, fotografie, chincaglierie varie. È il caso del Giappone ed è ben noto quanto sia profondo l’influsso che, dall’800 in poi, questo Paese ha esercitato nel mondo dell’arte e della cultura. Sia in artisti come Van Gogh e gli Impressionisti, che in collezionisti come Acton o Stibbert, che andavano a caccia di ventagli, ceramiche e molto altro.

Kenji Takahashi, Uovo (2008; marmo statuario e nylon, 18 x 12 x 12 cm)

Ma che traccia ancora oggi rimane e come si declina l’arte dei contemporanei giapponesi? A Carrara, curata da Nicola Ricci e Federico Giannini, una mostra titolata, “The Red Dot”, ha provato a farne il punto, o meglio, l’incunabolo, il consuntivo di una indagine che può iniziare da qui, con circa 40 opere di 15 artiste e artisti. Alcuni di loro si sono confrontati anche con il marmo delle sue cave e in uno spazio misto, contraddistinto sia da stanze storiche che da spazi neutri.

Kan Yasuda, Secret of the sky (1996; due pezzi di marmo bianco)

In mostra, visitabile per qualche settimana ancora, si sviluppano i temi tipici della cultura giapponese, con la combinazione perfetta tra i suoi opposti, il pieno e il vuoto, lo yin e lo yang messi in parallelo alle tematiche più aggiornate, per esempio con quella del concetto di “super flat”, ovvero della tendenza a una cultura della bidimensionalità che sembra distinguere la contemporaneità del Giappone. Si tratta, nel caso dell’arte, del “coraggio dell’incursione”, come direbbe Salvatore Settis: «Tra antico e contemporaneo c’è una perpetua tensione che continuamente si riarticola nel fluire dei linguaggi critici e del gusto» (Incursioni. Arte contemporanea e tradizione, Feltrinelli, 2021).

Fumitaka Kudo, Musa (2019; marmo nero del Belgio, 118 x 23 x 16 cm)

C’è infatti una enorme cifra di temerarietà ma mai eccessiva, nei lavori presentati a Carrara, persino superando il terrore dello spazio, dal momento che l’esposizione, visitabile fino al 26 giugno presso Votre Spazi Contemporanei, ha sede al piano nobile di Palazzo del Medico, uno dei gioielli tardobarocchi del ‘700 carrarese.

Fumitaka Kudo, Negli abissi #1 e Negli abissi #2 (2021; marmo nero del Belgio, 87 x 7 x 13 cm, marmo nero del Belgio e marmo statuario, 90 x 7 x 13 cm)

Esemplari, tra gli altri i lavori, quelli di Kudo, “Misurare lo sforzo”, di Sugiyama, che ha presentato “Santuario”, un’opera realizzata in parte con il marmo di Carrara, di Saheki, con “Sodanshikiri”, che riprende il tema della femminilità, una questione scottante del Paese, di Nagao, con “Salomè” in versione manga pop, e di Takahashi, che ha ripreso con il suo “Uovo” i moduli non solo della tradizione del suo Paese d’origine ma anche di quella italiana. La sua opera ci ricorda la frattura del bronzo di Arnaldo Pomodoro nel Cortile del Belvedere dei Musei Vaticani.

Hidetoshi Nagasawa, Senza titolo (2004; collage di rame su carta, 100 x 70 cm)more
Isao Sugiyama, Santuario n. 473 (2021; marmo di Carrara)more
Maki Nakamura, Percorso (s.d.; marmo statuario, 137 x 83 x 61 cm)more
Takako Hirai, Awai no mori (2020-2022; mosaico, 22,5 x 21,5 x 3 cm)more
11. Ayumi Kudo, Misurare sforzo per allontanare l'odio, dalla serie Misurare le cose in-misurabili (2012; inchiostro e matita su tavola, 21 x 21 cm)Ayumi Kudo, Misurare sforzo per allontanare l'odio, dalla serie Misurare le cose in-misurabili (2012; inchiostro e matita su tavola, 21 x 21 cm)more
12. Kazumasa Mizokami, Il cielo - ottavo mattina (2019; terracotta dipinta, 40 x 32 x 4 cm)Kazumasa Mizokami, Il cielo - ottavo mattina (2019; terracotta dipinta, 40 x 32 x 4 cm)more
Yoshin Ogata, Genesis (2018; marmo nero del Belgio)more
Akiko Saheki, Sodanshikiri (2021; carboncino, pastello, foglia d'argento su carta, 107 x 54,5 cm)more

Critica, storica dell’arte e redattrice per prestigiose riviste di settore (Exibart,Art e Dossier, Finestre sull’arte) ha all’attivo numerosi articoli e interviste a galleristi (Fabio Sargentini), direttori di Musei (Anna Coliva) curatori (Alberto Fiz), vertici di società di mostre (Iole Siena, Arthemisia Group e Renato Saporito, Cose Belle d’Italia). Da tempo collabora con la Direzione della Galleria Borghese con la quale dopo aver prodotto una ricerca inedita sul gusto egizio ha svolto un lungo periodo di formazione. Nel 2015 fonda Artpressagency la sua agenzia di ufficio stampa, comunicazione, critica d’arte e di editing che sta espandendo e che ha visto collaborazioni notevoli con colleghi e musei, istituzioni su tutto il territorio nazionale (MaXXi di Roma, Biennale di Venezia, Zanfini Press, Rivista Segno, ecc.). Lavora come editor per Paola Valori e in qualità di addetta stampa scrive per le mostre di Studio Esseci, Arthemisia, Zetema, Mondomostre, ecc. Tra le pubblicazioni più importanti: “Margini di un altrove”, catalogo della mostra svoltasi  nel 2016 a Siracusa in occasione delle rappresentazioni classiche, “History is mine _ Breve resoconto femminile ”: unico capitolo dedicato al genere femminile pubblicato nel libro “Rome. Nome plurale di città” di Fabio Benincasa e Giorgio de Finis, “La verità, vi prego, sulle donne romane”, indagine archeologica e figurativa sull’assenza nei luoghi delle donne nella Roma antica, per FEMM(E)-MAAM ARTISTE. Al momento, oltre all’aggiornamento di Report Kalabria, indagine sulle contaminazioni artistiche contemporanee nei luoghi archeologici in Calabria, si sta occupando di promuovere un progetto originale degli artisti Francesco Bartoli e Massimiliano Moro, anche dei linguaggi multimediali applicati a eventi espositivi.   Gli articoli di Anna su Exibart.com

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