In Francia, Les Abattoirs, Musée – Frac Occitanie Toulouse accoglie “Niki de Saint Phalle. Les années 1980 et 1990. L’art en liberté”, un’esposizione dedicata all’intramontabile Niki de Saint Phalle (1930-2002), una delle maggiori artiste della seconda metà del XX secolo. Visitabile fino al 5 marzo 2023, il percorso si divide in otto sezioni, partendo dal 1978, quando l’artista franco-americana lancia il Giardino dei Tarocchi, per concludersi nel 2002, anno della sua scomparsa.
Vicina alla corrente artistica del Nouveau Réalisme tra gli anni ’60 e ’70, la franco-americana Niki de Saint-Phalle è stata pittrice, scultrice e regista, nota per le Nanas, Les Tirs, La Grotta nel Gran giardino a Hanovre, Il cerchio magico della regina Califia a Escondido in California, Il Golem, una scultura scivolo a Gerusalemme e La Fontana Stravinsky a Parigi, progettata con l’artista svizzero Jean Tinguely, suo partner nella vita. I suoi progetti artistici come la scelta dei materiali usati sono un grido di libertà, progresso e creatività, senza dimenticare il loro apporto alla storia dell’arte.
Le Nanas, spettacolari sculture di donne, hanno dato vita a lunghi dibattiti sul ruolo dell’arte nello spazio pubblico. I loro corpi danzanti e floridi, con i loro movimenti disinvolti, risvegliano la gioia di vivere e contrastano con la rigida statuaria di militari a cavallo o di imponenti obelischi. Questi ultimi, che troviamo nelle strade o piazze del mondo, sono creati con materiali nobili e celebrano eventi storici unici e inequivocabili. Realizzate con rete metallica rivestita di cartapesta e poi in resina poliestere, le Nanas rimandano invece alla fragilità umana e ci raccontano storie in cui ognuno può identificarsi, toccando tematiche attuali come la visibilità e il ruolo delle donne nella società.
L’arte pubblica dell’artista franco-americana sfida il potere e il suo controllo sociale proprio andando dov’è più manifesto, cioè in strada. Ricordiamo che siamo negli anni ’60, quando le commissioni pubbliche erano per lo più riservate agli artisti uomini. Attivista femminista, milita contro il riscaldamento globale, la violenza perpetrata contro gli africani-americani e si fa portavoce dei malati di AIDS.
Sono qui riunite sculture di falli pigmentati che mirano a incoraggiare l’uso del preservativo, come il Discorso di Niki de Saint Phalle alla Giornata mondiale contro l’AIDS (video, 1990). Poco distanti troviamo i Black Heroes, tra questi la statuetta #19 Baseball Player (1999), copia di una monumentale sita a San Diego (California). Arte come emancipazione e rifugio, nel film Daddy (1972) realizzato con Peter Whitehead, presente nella sezione “L’écriture de soi”. Una pittura-performance che evoca l’incesto subito all’età di 11 anni, in cui si rivolge al padre sparando con un fucile pittura colorata su una scultura. L’incesto verrà poi svelato apertamente nell’autobiografia, Il mio segreto (1994).
Disegni, parole e calligrafia, che ritroviamo in stampe, in manifesti come nel libro d’artista The Devouring Mothers (1972), testimoniano un lavoro di scrittura che ha segnato l’ultimo periodo della sua attività. Interessanti le sezioni dedicate a Il Giardino dei Tarocchi, il magnifico parco artistico situato in località Garavicchio a Capalbio – che si ispira al Parco Guell di Gaudì a Barcellona – e che rappresenta un bel connubio tra arte e vita, innovazione e imprenditorialità al femminile. L’artista ha autofinanziato questo mastodontico progetto grazie alla vendita di un profumo di sua creazione, idem per mobili, gioielli o litografie. Un giardino per sognare e meditare, che vediamo durante la sua costruzione negli scatti di Leonardo Bezzola o di Laurent Condominas del 1985 e 1986, come in alcune incredibili sculture ispirate alle figure degli arcani maggiori dei tarocchi, vedi Il Diavolo (1989), di cui qui è proposta una copia.
Nella sezione Les Skinnies (1979) sono presentate una serie di sculture realizzate con tubi variopinti che l’artista definisce “totem dell’aria”, qui in dialogo con i Totem del Cerchio magico della regina Califia, dove appaiono figure ricorrenti come il serpente. Superbo il Mostro di Loch Ness (1993, Collezione del Mamac di Nizza), una scultura in mosaico restaurata per l’occasione, composta da una miriade di specchietti che riflettono l’ambiente e diffondono meravigliosi luccichii colorati. La natura, gli animali, i mostri e i draghi, sono parte integrante dell’immaginario dell’artista, e come lei stessa ha dichiarato: «Rappresentano un contatto con le emozioni della mia infanzia. In me, il bambino e l’artista sono inseparabili».
Curata da Lucia Pesapane, responsabile delle esposizioni presso la Monnaie de Paris, e da Annabelle Ténèze, direttrice del museo tolosino, questo percorso restituisce tutta l’effervescenza e la fecondità del pensiero avanguardistico di un’artista unica nel suo genere.
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