Categorie: Mostre

L’arte spirituale di Mark Rothko in mostra alla Fondation Louis Vuitton di Parigi

di - 22 Ottobre 2023

Ha inaugurato il 18 ottobre la grande retrospettiva che la Fondation Louis Vuitton di Parigi dedica a Mark Rothko, uno dei più grandi esponenti del Color field painting. La mostra, in corso fino al 2 aprile 2024, raccoglie 115 opere provenienti da diverse collezioni internazionali, tra cui la National Gallery of Art di Washington, la Tate Gallery di Londra e la famiglia dell’artista. Il percorso espositivo si dispiega negli spazi della Fondazione seguendo un ordine cronologico, per una ricostruzione storica che parte dai primi dipinti figurativi sino ad arrivare alle tele più astratte degli ultimi anni.

Si inizia con una prima fase, databile intorno agli anni trenta, in cui rappresentati sono principalmente gli scenari urbani, come quello della metropolitana di New York, per passare successivamente a un repertorio ispirato alla mitologia. Dopo un primo entusiasmo nei confronti del surrealismo, a cui hanno guardato tanti degli espressionisti astratti, si giunge nel cuore della narrazione creativa, con i primi Multiformes, che dal 1946 segnano il passaggio di Rothko verso l’astrazione. Masse di colore giallo, rosso, arancio, blu, accostate tra loro, sfumano sempre più verso l’essenzialità, arrivando ad assestarsi in un ritmo binario o ternario, che definirà la cifra stilistica degli anni cinquanta.

Presente è anche la serie di murales realizzata nel 1958 per il ristorante Four Seasons di New York, mai consegnata, di cui l’artista donò nove dipinti alla Tate Gallery nel 1969. Allo stesso modo viene ricreata la “Rothko Room”, la prima sala interamente dedicata al pittore dalla Phillips Collection nel 1960, che per la sua natura ricorda un’altra importante commissione: la Rothko Chapel a Huston del 1971.

La varietà della tavolozza dei colori, sebbene non abbandoni mai i toni più vivaci, tende negli ultimi anni a inscurirsi nella serie Black and Grey del 1969-1970, attenuando i contrasti. Questo ciclo di opere, trova ampio respiro nella sala dallo sviluppo verticale maggiore, accostando alle tele, le sculture di grandi dimensioni di Alberto Giacometti e andando così a ricreare un ambiente voluto dal pittore per una commissione UNESCO mai realizzata.

Al di là di tutte le etichette che da sempre vengono incollate ad artisti e correnti artistiche, che Rothko rifiuta, la sua arte non si preoccupa del rapporto tra forma, armonie cromatiche e geometrie, ma di restituire la complessità delle emozioni umane, per un confronto frontale emotivo, un tête-à-tête spirituale con l’opera e con se stessi: «sono diventato un pittore perché volevo elevare la pittura a elemento fondamentale come la musica e la poesia».

La mostra alla Fondation Louis Vuitton invita quindi i visitatori a compiere un’esperienza mistica, immergendosi nel silenzio dello spazio e chiudendosi nella contemplazione lirica di un’arte pura. Rivela infatti il pittore in un’intervista del 1956: «il fatto che un gran numero di persone rimanga profondamente turbato e pianga quando si trova di fronte ai miei dipinti, dimostra che io sono in grado di comunicare queste fondamentali espressioni umane. La gente che davanti ai miei dipinti piange compie la stessa esperienza religiosa che compio io quando li dipingo».

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