“Tutti rubano, tutti sono ladri. Chi non lo ammette è scemo”. È proprio il “furto” nel senso più lato della parola, il tema della terza mostra che Giuseppe De Mattia (Bari, 1980) presenta alla galleria romana Materia di Niccolò Fano. E quale migliore “genitore” se non la gazza, ladra per antonomasia, quale migliore nume ispiratore poteva scegliere l’artista per questa sua nuova avventura creativa? Il furto in certi ambiti è lecito, necessario in campo artistico, sostiene De Mattia. Solo dallo scambio di idee, di provocazioni, insegnamenti e invidie, può nascere in chi ha il dono di avere la sensibilità e le capacita giuste, qualcosa di artisticamente valido e innovativo. Qualcosa che verrà a sua volta rubato da chi ne sarà capace. Perché non scordiamolo mai, questo tipo di ladro deve essere bravo, come la gazza. Infatti la gazza o Pica Pica come è anche chiamata, è un animale curioso e particolarmente intelligente, tra i più intelligenti in assoluto, ed è questo il motivo del fascino che esercita su De Mattia.
Abbiamo avuto la fortuna di visitare la mostra con un “Virgilio” d’eccezione, Vasco Forconi, grande amico di De Mattia e curatore della mostra. Tutte le opere esposte sono state realizzate per questa occasione e sono tutte dedicate alla gazza. A partire da un suo piccolo furto sospeso al soffitto della galleria che può sfuggire ai più, se non si notassero le tracce dei suoi escrementi su dei documenti posti a terra sotto di lei.
Ai piedi di una fotografia di una gazza impagliata, un bel tappeto blu con la scritta “Pare gli abbiano dato del ladro!”. È un’opera della serie pettegolezzi con frasi che De Mattia ha ascoltato e trascritto amando frequentare i caffè e i mercati di piccoli paesi. Questa in particolare gli ricorda quando suo padre venne accusato ingiustamente di un furto di pomodorini secchi compiuto in realtà dal suo genitore “elettivo”: la gazza.
Alle pareti due baracchette e semenzelle una bianca e una blu. Scatole di legno e cartone tenute insieme proprio dalle semenzelle che sono i chiodi con la testa larga e piatta che usano i calzolai. Il visitatore incuriosito, avvicina l’occhio a uno dei piccoli fori nelle scatole illuminate all’interno e riesce a vedere piccoli oggetti collezionati con gran cura dall’artista. Come se fossero dei nidi di gazza con la piccola refurtiva, ma anche strutture arrangiate che coprono vani inutilizzati di edifici a bordo strada nei paesi del Salento, terra molto cara a De Mattia che ha una casa a Noha in provincia di Lecce.
La terza baracchetta rossa è in realtà una baraccona. Grande come una sala della galleria, la si può indagare come le altre attraverso i vari fori nella parete, ma vi si può anche accedere grazie a una chiave d’oro costudita nel becco della gazza appollaiata su un ramo. All’interno ci accoglie la voce della gazza (l’attrice Michela Lagalla), che rassicura l’artista: «Non temere, copiare è un diritto, rubare non è un disonore. Per me è un’attitudine vitale». Alla parete luccicanti ex voto laici disegnati a sbalzo su rame, foglia d’oro o argento, tutti con una preziosa cornice fatta a mano, rappresentano alcuni oggetti come un Rolex, o una fotografia d’artista, o un jeans originale anni quaranta, che l’artista grazie alla sua bravura e fortuna ha scovato nei vari mercati e mercatini che frequenta assiduamente fin da piccolo.
«Sono un mercantinaro» – ama definirsi. «In tanti anni di ricerca, ho trovato opere d’arte e oggetti di valore che ha rivenduto e che mi hanno dato da vivere per alcuni periodi della mia vita». La grande ironia, la capacità di lavorare fianco a fianco con la comunità artigiana e la necessità di mantenere continui rapporti sociali con le persone più diverse, aiutano De Mattia nel suo lavoro e lo rendono un perfetto “figlio di gazza”.
Nella parete esterna di questa baraccona che dà sulla strada, c’è una vetrina dove (grazie alla collaborazione con la Galleria SpazioA) è esposta un’opera di Luca Bertolo artista amico di De Mattia che ne apprezza il lavoro e che lo ha voluto invitare nella sua mostra. Come scrive Enrico Camprini nella presentazione di questa opera, si tratta di un ritratto di Santa Lucia. Una tavola di masonite, quasi incolore, su cui spiccano due fori ovali, degli occhi nerissimi. Nella zona centrale in basso compare la parola LUX.
A noi piace immaginare che l’amata Santa “guardi” e protegga il lavoro creativo che non senza fatica e maestria è stato realizzato in questo luogo.
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