Vistamarestudio presenta “LE ARTI, 1964-2020”, una mostra incentrata sul disegno, sulla creazione, sulla nascita dell’idea. Proprio come quel martello che, nell’Omaggio a Ceroli di Pino Pascali (1966), rappresenta “l’origine del mestiere”, così il disegno è archetipo delle arti, azione primaria e punto di partenza necessario di tutte le opere; anche di quelle che, dalla practice of drawing, sembrano più lontane.
«Il realismo e l’astrazione mi spaventano ugualmente perché non cambiano…L’arte è trovare un sistema per cambiare». Queste le parole di Pascali, nel 1967, e non è un caso che proprio il suo Omaggio a Ceroli (1966) sia posto all’inizio dell’esposizione, a suggerire la chiave di lettura dell’intero percorso. Seguendo le linee di pensieri, ogni disegno mentale assume forme differenti e si trasforma in pittura, scultura, testo a parete, proiezioni o stampe. Ad uno ad uno, nella mostra articolata sui due piani di Vistamarestudio, sfilano i risultati finali di un disegno, di un progetto iniziale, inteso come anima imprescindibile di un corpo più complesso.
Primo fra tutti, proprio davanti all’opera di Pascali, incontriamo Entanglements di Rosa Barba, realizzata durante il lockdown e capace di restituire il ritmo di quelle giornate interminabili. Come fossero disegni sulla parete, alcune ombre scure sono proiettate sul muro, mentre dei fili di cotone – quasi linee tracciate a matita – si interpongono tra l’opera e il visitatore, a far riflettere sul senso di quell’incedere lento, di quella danza di ombre che continua a ripetersi, sempre uguale.
Mario Airò, nel suo Onement I – un tributo (2020), si concentra invece sulla pittura ed evidenzia una sezione della tela con una scia di colore, come a concretizzare il filo rosso – o giallo, in questo caso – dei suoi pensieri sparsi. Tra le opere più curiose in mostra, Hanger and Fly Swatter (2020) di Tom Friedman, composta da un appendiabiti e da una paletta per scacciare le mosche, due oggetti comuni uniti in un ready made ultra contemporaneo, ripensati – ridisegnati – come una scultura sospesa: «L’arte, per me», spiega Friedman, «è un contesto per rallentare l’esperienza dello spettatore dalla vita di tutti i giorni, perché possa pensare a cose a cui non ha mai pensato. O pensarle in un modo nuovo».
Using what you have to remember what you saw di Joana Escoval sfugge a un primo sguardo distratto, ma si materializza come una linea d’oro sottilissima che cattura una piuma. E così due opere di Getulio Alviani creano illusioni di nuove realtà; Joseph Kosuth indaga il linguaggio e lo spazio con la nuova opera Beckett Inspection (Waiting for Godot), del 2020; Andrea Romano dà vita a un dialogo singolare che fa vivere insieme l’arte e la fotografia.
Come Ersilia, la città invisibile di Calvino fatta di fili intrecciati alle case e ai ricordi, le opere esposte da Vistamarestudio testimoniano un disegno che non è immediatamente tangibile, ma si sviluppa attraverso ricerche e forme sempre nuove.
“LE ARTI, 1964-2020” sarà visitabile da Vistamarestudio, a Milano, fino al 31 luglio.
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