-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Fino al 28 maggio 2023 la Pinacoteca Civica di Como ospita “Universo Parisi. I vetri e le ceramiche di Ico e Luisa”, mostra che ripercorre la ricerca dei coniugi Parisi sulle arti minori, dal vetro alla ceramica, come espressione di scelte moderne e funzionali dell’oggettistica e dei complementi d’arredo.
La figura di Domenico (Ico) Parisi è tra le più eclettiche e le più creativamente prolifiche nel panorama della ricerca progettuale italiana dal dopoguerra in poi. Nato a Palermo nel 1916 ma comasco d’adozione, Parisi, formato nello studio di Terragni, già dalla fine degli anni Trenta opera in una dimensione interdisciplinare che va dall’essere architetto e designer ma anche art director, fotografo, regista cinematografico, pittore e artista puro. Alla sua figura si affiancò poi quella, altrettanto centrale nella ricerca, della moglie Luisa Aiani con la quale inaugura, nell’aprile del 1948, lo studio La Ruota in via Diaz a Como, punto di riferimento, cenacolo progettuale e culturale della vita artistica della città da cui passano Melotti, Munari, Fontana, Radice e altri. Contemporaneamente, Luisa integra gli arredi di Ico e le opere degli amici artisti, frutto di un linguaggio creativo d’avanguardia, con piccoli pezzi d’antiquariato: presto a questi oggetti, trovati negli studi degli artisti o presso qualche antiquario, Parisi e Aiani aggiungono le loro creazioni, frutto della collaborazione con abilissimi maestri del vetro e della ceramica, piccoli pezzi d’arte che sono il tema di questa esposizione.
Con la curatela di Roberta Lietti e il progetto espositivo di Cristiana Lopes e Giacomo Brenna, la mostra presenta al pubblico un centinaio di opere esposte provenienti dalle collezioni della Pinacoteca e da prestatori privati: un elegante alto vaso da terra a forma cilindrica, colorato e sfumato, retto da una base in acciaio spazzolato, il primo vetro disegnato da Parisi nel 1956 e rielaborato negli anni ‘70. A questo si aggiungono i “cachepot Luisa”, una serie di secchielli in vetro trasparente blu, verde, bianco giocati su un perfetto rapporto tra diametro e altezza e, negli anni a seguire, le sculture soprammobile denominate “vetri crudeli”: piccole opere d’arte dal significato fortemente concettuale caratterizzate dal contrasto nell’utilizzo dei materiali. La scultura più nota di questa serie, presente in mostra, è senza dubbio l’iperrealista “polentina” in pasta di vetro gialla, con tanto di forchetta inclusa.
Alla progettazione dell’arte vetraria si affianca l’esperienza con la ceramica, che prende avvio dall’incontro che Parisi ebbe, nei primi anni ’60, con Pompeo Pianezzola, artista e art director di una delle più storiche manifatture di ceramica artistica del vicentino, la Zanolli&Sebellin. Per loro disegna una serie di oggetti giocati su forme geometriche solide spesso combinate con il corpo umano. Ne sono esempio il vaso “Bocca”, le sfere “Occhi”, la scultura vaso e la ciotola “Impronta” che riproducono, in positivo e in negativo, il disegno di una mano.
L’ultimo sguardo del percorso espositivo è rivolto alla fine degli anni ’80 e agli inizi degli anni ’90 con un ritorno di Parisi all’architettura e al design, dopo una pausa di più di un decennio prevalentemente dedicato alla ricerca utopico-esistenziale attraverso numerose esperienze artistiche che culminano nel progetto interdisciplinare “Operazione Arcevia”, presentato alla 76esima Biennale di Venezia del 1976.
A quest’ultimo periodo risale l’ideazione di una serie di nuovi oggetti in ceramica eseguiti in collaborazione con la Fornace Ibis di Giorgio Robustelli: tazze, piatti, zuppiere (rotti, bucati, piegati, tutti volutamente inutilizzabili) fino alla radio (la famosissima “Cubo” di Zanuso) e i nuovi meravigliosi oggetti in vetro come bicchieri-fiori, animali, personaggi fantastici realizzati grazie all’incontro con Pino Signoretto, grande maestro ed interprete del vetro muranese.
Oltre ai vetri e le ceramiche oggetto della mostra, sono esposti anche un cospicuo numero di lavori dei Parisi, facenti parte di un fondo che contempla fotografie, schizzi, bozzetti, disegni, opere pittoriche, mobili e documenti d’archivio.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale.
*E’ interessante come la ceramica, per sua costituzione “fredda” possa improvvisamente animarsi ,diventando volto, mano, occhio, acquisti, dunque, sembianze umane. queste Opere di carattere concettuale dimostrano quanto la creatività possa trasformare la materia, quanto la fantasia possa invertire i canoni. Le ceramiche di Parisi sono una sorta di divertissement intellettuale, ma nello stesso tempo sono anche sperimentazioni sulla forma che, come ben sappiamo, é l’anima e contemporaneamente la struttura della materia. Si tratta di Opere che coinvolgono l’attenzione visiva, dove la prospettiva che le caratterizza é l’elemento fondante del loro presentarsi alla Realtà. Sono opere fresche, giovanili, godibilissime che invitano il fruitore ad innamorarsi del fare Arte e del legame fra Arte e Design.