Categorie: Mostre

Le declinazioni contemporanee del ritratto, in mostra allo spazio SPA di Oleggio

di - 14 Ottobre 2024

Le iniziative artistico-culturali nelle città di provincia hanno una funzione tutt’altro che secondaria perché si intrecciano con il tessuto produttivo e sociale del territorio e costituiscono un fattore decisivo di crescita civile ed economica, diventando uno strumento essenziale di coesione e integrazione. Il contributo fornito dai privati, come nel caso di Laura e Luigi Giordano ad Oleggio, cittadina in provincia di Novara, va visto in questa chiave, anche in considerazione del fatto che lo SPA – Spazio Per Arte, da loro allestito dal 2023 a Palazzo Bellini, nel centro storico (ne scrivevamo qui) è diventata una realtà dinamica e propositiva, che offre al pubblico in modo gratuito la possibilità di apprezzare opere importanti con lo scopo di avvicinare il pubblico all’arte contemporanea, favorendone la conoscenza, grazie anche a conferenze, incontri, laboratori scolastici, ecc.

In questa prospettiva si pone anche la mostra inaugurata il 12 ottobre 2024 e che resterà visibile fino al 5 luglio 2025, intitolata Figure, che affronta il tema del ritratto. Oggi il ritratto non ha più come in passato l’esigenza di tramandare la memoria di personaggi più o meno importanti, né, quindi, la necessità che essi risultino riconoscibili. Al ritratto, oggi, si chiede che consenta di individuare il ruolo sociale e il contesto psicologico ed emotivo in cui il soggetto viene riprodotto.

Federica Mingozzi, curatrice della mostra, presenta allo SPA una selezione di venti “ritratti” che vanno ad affiancarsi alle quattro opere permanenti della collezione Giordano, con l’intento esplicito, come dice lei stessa, di considerare il ritratto oggi «Non solo una esperienza figurativa ma anche astratta».

Il titolo Figure (ripreso dalla lingua inglese) si collega etimologicamente al verbo fingere, cioè plasmare e «Indica la forma esteriore delle cose plasmate sulla base dell’esperienza dell’Artista». Come in un ribaltamento della rappresentazione tra raffigurazione e percezione, tra riconoscibilità e sforzo per scoprire ciò che a prima vista può sfuggire. Una vera sfida con esiti spesso enigmatici, se non oscuri, anche se sempre stimolanti.

Figure, mostra a SPA Spazio Per Arte – Photo Mattia Micheli (12)

Il percorso espositivo inizia con la “donna-rana” o Masked Figure di David Finn, all’entrata della galleria, che ne è un po’ la mascotte. Subito dopo incontriamo il grande olio su tela di Hermann Albert, che riproduce due donne, dalla bellezza classica, quasi in stile pompeiano. Nella sala attigua, tutta dedicata ad artiste donne, troviamo i lavori di Miriam Cahn, un ritratto essenziale, semplificato in modo angosciante; Tanja Roscic, con un collage, fatto di stratificazioni che alludono al doppio; il tappeto strappato di Zahra Dogan, attivista curda femminista, su cui campeggiano due figure di donna che sembrano incapaci di comunicare tra loro e l’opera di Georgia Gardner Gray, in cui altre due donne sembrano vivere esperienze contrastanti, se non opposte.

Brandon Landers, Shell, 2017. Olio su tela 33×26,7cm. ©Collezione Laura e Luigi Giordano

Poi, l’operazione di destabilizzazione ha inizio. Ed è portata avanti dal lavoro di Brandon Landers, in cui si perde definitivamente la ricerca dei canoni estetici classici di bellezza (la bocca aperta e i denti sono quanto mai disturbanti); il ritratto di Reiner Fetting, espressionista del gruppo dei Neoselvaggi, con la sua pittura “urlata”.

Nella sala successiva è esposto un grande olio su tela di Sofia Mitsola, un dittico che riproduce due donne imponenti, una che si trasforma in albero (il sicomoro), l’altra che giganteggia come una divinità mitologica, indossando, a ridimensionarne il ruolo, vezzose ciabattine.

Le foto di Cindy Sherman ci riportano ad una realtà straniante (cosa aspettano in realtà le tre persone nelle foto?); nella sala rosa dove è espostaUntitled#3, una scultura con il calco di una sagoma da tassidermista in una vasca da bagno, che riecheggia il famoso quadro di David sull’assassinio di Marat, troviamo il ritratto di Andrea Lehmann, una donna i cui capelli veri fuoriescono dal quadro e l’opera di Mimmo Paladino Stabat Mater.

In un’altra sala, vi sono esposte opere di Alice Visentin, Fino alle mie orecchie, in cui ritroviamo, tra gli altri, echi di Van Gogh (l’orecchio, appunto) e di Frida Kahlo (il feto del bambino), Sofa di Maja Vukoje (due donne distese su un divano in un paesaggio difficilmente collocabile), e Strozzi Pappolozzi di Gelitin, sotto questo pseudonimo si celano quattro artisti austriaci, personaggi particolari che nelle loro performances coinvolgono gli spettatori, sia con l’originalità dei materiali usati per le loro opere sia invitandoli anche a distruggerle.

Una sala tutta per Karl Horst Hodicke riporta un’opera di grandi dimensioni dedicata al figlio, che è il bersaglio (riprodotto) del suo amore. Con il lavoro di Mona Osman, tra maschere tribali, richiami biblici, l’artista conduce una indagine filosofico spirituale, che si abbina al Fade to book, opera di Philippe Parreno, di grandi dimensioni, stampata con inchiostro fluorescente che va osservata al buio dopo essere stata esposta per un certo tempo alla luce.

Figure, mostra a SPA Spazio Per Arte – Photo Mattia Micheli

Al piano inferiore la replica in bronzo del teschio dell’artista Kiki Smith, con inciso in latino il motto oraziano: La forza priva di saggezza crolla sotto il suo peso. Monito che ben si attaglia anche a certe politiche illiberali frequenti nel nostro tempo.

Nella sala blu, troviamo la scultura in terracotta di Siegfried Anzinger (una maternità?) e la fotografia di Sabah Naim, due ragazzi ripresi nelle strade del Cairo. Office Love è un grande arazzo di William Kentridge che su una mappa di Johannesburg riporta oggetti e persone in attività di lavoro, mentre uno sguardo finale va anche all’opera di Anselm Kiefer Questo oscuro chiarore che cade alle stelle, che può anche benissimo essere un adeguato esergo alle opere che abbiamo visto.

Figure, mostra a SPA Spazio Per Arte – Photo Mattia Micheli

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