10 aprile 2023

Le icone contemporanee in mostra a Punta della Dogana a Venezia

di

Icônes unisce capolavori della Pinault Collection, opere site specific e lavori inediti, in una mostra collettiva a cura di Emma Lavigne e Bruno Racine, visitabile fino al 26 novembre 2023

Lygia Pape, Tteia 1, C,2001-2017 Golden thread, wood, nails, light Dimensions variable (site-specific, approx. 600H x 700 x 600 cm) Pinault Collection Installation view of the work Ttéia 1,C in the Venice Biennale, Arsenale, Venice, 2009 Photo: Paula Pape © Projeto Lygia Pape Courtesy Projeto Lygia Pape

È un invito alla riflessione che parte dal termine stesso icona. Un rimando ai concetti di “immagine” e “somiglianza”, da sempre legato alla pittura religiosa, il concetto solo in tempi più recenti è stato associato all’idea di modello, figura emblematica. L’immagine, la sua capacità di rappresentare una presenza, tra apparizione e sparizione, ombra e luce, e di generare un’emozione, è al centro di questa mostra concepita per gli spazi espositivi di Punta della Dogana e per il contesto veneziano.

Venezia e l’icona

«Sembra naturale che un’esposizione intitolata Icônes si tenga a Venezia. I legami tra la Repubblica e Bisanzio sono cosa nota e all’interno della basilica della Salute, nelle immediate vicinanze di Punta della Dogana, la scenografia barocca sembra essere stata interamente concepita allo scopo di esaltare un’icona antichissima, minuscola rispetto all’edificio ma venerata come miracolosa. Mentre nel Rinascimento l’Occidente sceglie compatto l’immagine realistica invece della stilizzazione dell’icona alla quale l’Oriente e la Russia ortodossa restano fedeli, si direbbe che Venezia abbia voluto conservare scrupolosamente una traccia di quest’ultima filiazione. » spiega Bruno Racine, direttore e amministratore delegato di Palazzo Grassi—Punta della Dogana.

Una relazione, tra Venezia e l’icona, che si rafforza alla fine del Medioevo, l’arte veneziana, formata grazie alla sintesi di influenze diverse, in particolare bizantine, gotiche e fiamminghe, traduce il ruolo di collegamento tra Oriente e Occidente svolto dalla Serenissima. Ancora oggi Venezia è un incrocio. Orizzonti diversi si intersecano e si ibridano, per fornire un terreno fertile per la creazione artistica.

(from left to right) Rudolf Stingel, Untitled, 2010, Pinault Collection © Rudolf Stingel. Courtesy of Gagosian Gallery; Danh Vo, Christmas (Rome), 2012, 2013, Pinault Collection; Rudolf Stingel, Untitled, 2009, Pinault Collection, Courtesy of the artist. Installation view, Icônes, 2023, Punta della Dogana, Venezia. Ph. Marco Cappelletti © Palazzo Grassi, Pinault Collection

L’immagine, apparizione e sparizione

L’obbiettivo di Icônes qual è? Raccontare come l’immagine abbia la capacità di rappresentare una presenza, tra apparizione e sparizione, ombra e luce, di generare un’emozione. La mostra rivela l’essenza dell’icona come vettore del passaggio verso una possibile trascendenza, invitando ad altri stati di coscienza, contemplazione, meditazione, raccoglimento.

«Nell’epoca della proliferazione delle immagini, alcune opere generano ambienti sonori, cappelle immateriali che coinvolgono l’ascolto più profondo e rendono percepibili altre immagini, sensazioni e affetti.» , racconta Emma Lavigne, Direttrice generale della Pinault Collection.

È una sfida parlare di icone oggi, in un mondo che oscilla tra l’ebbrezza e la denuncia di fronte all’abbondanza di produzioni visive e all’inflazione commerciale del “tutto visibile”, una mostra che riprende il termine di icona mira chiaramente a restituire il suo potere all’immagine.

Maurizio CATTELAN, La Nona Ora, 1999.
Polyester resin, painted wax, human hair, fabric, clothing, accessories, stone and carpet. Dimensions variable.
Pinault Collection
Installation view: Maurizio Cattelan, Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi, 24 September – 24 October 2010, Milan, Italy.
photo: Zeno Zotti

Un percorso articolato

Attraverso un percorso di oltre 80 opere, tra capolavori della Pinault Collection, lavori mai esposti prima di quest’occasione e installazioni site-specific, Icônes raggruppa 30 artisti di diverse generazioni, nati tra il 1888 e il 1981. Le opere generano spazi, come fossero tante pause o “cappelle”, nell’era della saturazione di immagini. Tra figurazione e astrazione, la mostra invoca tutte le dimensioni dell’immagine nel contesto artistico contemporaneo, pittura, video, suono, istallazione, performance, e stabilisce dialoghi inediti tra artisti emblematici della Pinault Collection, tra cui David Hammons e Agnes Martin, Kimsooja e Chen Zhen, Danh Vo e Rudolf Stingel, Sherrie Levine e On Kawara.

La sfida che ogni esposizione tematica deve affrontare è quella di rendere comprensibili o sensibili le ragioni che hanno presieduto alla scelta delle opere e degli artisti. Icônes propone una gamma di esperienze che vanno dalla contemplazione delle opere estreme di Robert Ryman, di assoluta semplicità e raccolte come quelle di Roman Opałka in una sorta di santuario, all’impatto visivo e sonoro dei video di Arthur Jafa.

Danh Vo_Untitled 2021_2022
Danh VO, Untitled, 2021
15th century Madonna and Child oil paint on wood and 13-star American flag
Inventory #DVW742
Pinault Collection
Photo: Nick Ash, © the artist

Qual è l’invito che Danh Vo ci rivolge mostrandoci la bandiera a stelle e strisce? Siamo lontani dall’immagine della superpotenza idolatrata che tutti cercano di imitare, pur professando odio nei suoi confronti: il vessillo lacerato pende miseramente come uno straccio, evocando la disfatta degli Stati Uniti in Vietnam e l’odissea della famiglia dell’artista tra centinaia di migliaia di boat­-people. Assurta a simbolo della vanità delle grandezze umane, attraverso lo squarcio la bandiera lascia intravedere una Madonna con Bambino. Come gli altri artisti presentati, Danh Vo ci invita a portare il nostro sguardo al di là, a riconoscere l’icona sotto la varietà delle specie. Tocca a noi fare lo sforzo necessario per non essere come quelli “che hanno occhi e non vedono”.

Danh VO, Untitled,2021
Portrait augustéen, marbre romain, Ier siècle de notre ère ; moulage en bronze de la partie inférieure des jambes et des pieds du partenaire de Vo, l’artiste Heinz Peter Knes, les pieds croisés et les ongles des orteils peints, réfrigérateur, granit de Shivakashi et bois de construction ordinaire / Augustean portrait, Roman marble, Ist century CE; bronze cast of the lower legs and feet of Vo’s partner, the artist Heinz Peter Knes, with feet crossed and toenails painted, refrigerator, Shivakashi granite and standard construction wood
Dimensions totales: 134 × 64,2 × 61 cm (52 3/4 × 25 1/4 × 24 in)
Elément (tête et pierre): 51 × 35 × 24 cm (20 1/16 × 13 3/4 × 9 7/16 in)
Elément (réfrigérateur): 83 × 64,2 × 61 cm (32 11/16 × 25 1/4 × 24 in)
Pinault Collection
Vue d’exposition à la galerie Chantal Crousel, Paris, octobre-novembre 2021.
Photo: Nick Ash
Courtesy of the artist and Galerie Chantal Crousel, Paris

2 Commenti

  1. La persona che cammina solitaria la città, seza avvedersene aziona un flash che le “soffia” l’ombra su un telo che la trattiene a lungo staccata dai movimenti del corpo. Il flash fa girare la persona che scopre sul telo, permanere, la sua ombra di qualche istante prima, quando camminava ignaro. L’ombra, così, staccata dai movimenti del corpo, appare come un altro sé, autentico, profondo che porta a un feed back intenso. E’ la scoperta dell’ombra. Che poi pian piano viene meno. Ma, se al posto del telo c’è un mio speciale retino metallico, ho 20 minuti di tempo per ritagliarlo lungo l’ombra che gli darà la figura. L’ombra in rete sarà il guscio dell’ombra che pian piano svanisce, viene meno, lasciandovi l’impronta di un attimo irriproducibile dell’esistenza. Icona nata direttamente dal corpo, l’ombra in rete dà una visibilità sintetica e fortemente suggestiva all’assenza. Tutto quello che è stato scritto su questa mostra sembra scritto per questa oper-azione in due tempi: la scoperta dell’ombra e la stele dell’ombra (l’ombra in rete). L’ombra e la trasparenza provengono dalla mia cultura veneziana.

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