Le opere di Oscar Giaconia sono uno stratificarsi di profonde e attente ricerche. The Kitbasher visitabile fino al 21 gennaio 2024 alla Fondazione Coppola di Vicenza presenta una pittura occulta, crepuscolare che si popola di identità mutanti.
Il mezzo usato è quello della pittura, intesa come una pratica digestiva di altri linguaggi, come la definisce l’artista. Le aree di ricerca? I concetti di mostro, controfigura, autopsia e parassita ma non solo.
Un lavoro lungo e scrupoloso quello di Giaconia per produrre le sue opere che parte dalla ricerca sui materiali. Dispositivi in-organici e sintetici quali teche di silicone, vulcanite, nylon, gomma para e neoprene uniti a trippe, stomaci bovini, caglio, albume. Il risultato è quello di colori ibridati, contaminati che traducono visivamente una continua tensione tra passato e futuro in quello che ci appare come un elogio all’intelligenza delle materie.
Un viaggio affascinante e inquietante attraverso la mente di un artista che sfida i confini tradizionali dell’arte contemporanea. La volontà è chiara fin dal titolo, infatti il kitbashing, esercizio ludico di ricomposizione oggettuale in scala, assume qui una valenza parossistica da manuale di distruzione: l’artefice è congiunzione del fare e del farsi a pezzi, ma anche, nell’accezione dell’antropologo russo Sergei Shirokogoroff, una sorta di tappo o safety valve tra dimensioni separate.
L’anima di questa mostra e il suo punto di forza si ritrova nel riuscito parallelismo tra la ricerca stratificata dei lavori di Oscar Giaconia e la stessa conformazione del torrione medievale che si sviluppa su otto livelli, sede della Fondazione Coppola. L’antico Torrione di Porta Castello è infatti una fortezza medievale che si è trasformata in uno spazio dedicato all’arte contemporanea grazie all’impulso del mecenate Antonio Coppola, fondatore della Fondazione Coppola. Un sito storico, ritratto da Bellini nella Pietà Martinengo che, dopo essere stato inaccessibile al pubblico per secoli, dal 2019 assume un nuovo significato, trasformandosi in spazio di attività culturali focalizzato sull’arte contemporanea.
Oscar Giaconia, che lo interpreta come una fortezza del pensiero visivo, propone ad ogni piano un carotaggio sempre più profondo dell’immaginario. Dalla profonda e misteriosa opera “Ginnungagap” del 2010 al provocatorio “Colon (Exterminator)” del 2023, ogni piano del Torrione è una discesa nelle profondità del mondo interiore dell’artista, avvicinandosi semore di più ad una comprensione della sua ricerca che si dimostra essere un gioco ricercato di riconfigurazioni e identità molteplici.
Una scalata quella che porta a raggiungere la vetta del Torrione che si popola di misteriosi compagni, chi sono i soggetti dei quadri? stregoni? sciamani? mistici? stiliti? cacciatori? Sono un riassemblaggio di pezzi sfusi, figure non tassonomizzabili, corpi ibridati, oggetti riconfigurati.
Ciò che ha reso The Kitbasher ancora più intensa durante il weekend di apertura della mostra è stato l’accompagnamento sonoro dell’installazione SEYRAZEN, creata appositamente dall’artista sonoro Steve Piccolo. Una colonna sonora, una serenata di sirene, un canto ammaliante e un allarme sonoro, sempre più intenso man mano che il visitatore saliva tra i piani del Torrione, come un irresistibile richiamo verso l’alto.
L’apice della mostra si trova infatti all’ultimo piano, dove sono esposti tutti i dipinti della serie omonima The Kitbasher. Queste figure emergono in un momento di auto-esplorazione, un ricordo di sessioni di trucco prostetico a cui l’artista si è sottoposto nel 2016 e nel 2018, rispettivamente in concomitanza della mostra GREEN ROOM (Baco) e HOYSTERIA (GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo).
Giaconia si fonde così completamente con il suo lavoro, dove l’arte diventa un mezzo per esplorare le profondità dell’io e della condizione umana.
Avvalendosi prevalentemente della pittura, intesa come pratica digestiva di altri linguaggi, il lavoro di Oscar Giaconia si satellizza intorno a molteplici aree di ricerca: i concetti di mostro, controfigura, autopsia e parassita sono solo alcune delle parole chiave, (reversibili alle qualità trasformative del media pittorico), che accompagnano da sempre la ricerca stratificata dell’artista, caratterizzata anche dall’utilizzo di dispositivi in-organici e sintetici quali teche di silicone, vulcanite, nylon, gomma para e neoprene.
Mostre personali selezionate: 2023 Parasite Soufflé, Monitor Roma; 2021 CRYPTOZOOGODEMICHET, Monitor Lisbon; 2020 BHULK, Monitor Rome; 2019 Hoysteria, curated by Sara Fumagalli and Valentina Gervasoni, GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo; 2017 WUNDERKAMMER N.1 | OVERMAN, Thomas Brambilla Gallery, Bergamo; 2016 GREEN ROOM, curated by Stefano Raimondi and Mauro Zanchi, BACO Arte Contemporanea, Palazzo della Misericordia, Bergamo; 2013 AYE-AYE, National Museum of Natural History, Mdina – Malta; 2012 ALEA, curated by Stefano Raimondi, Thomas Brambilla Gallery, Bergamo.
La Fondazione Coppola nasce nella città di Vicenza nel 2018, su impulso dell’imprenditore, collezionista e mecenate Antonio Coppola. Si colloca all’interno dell’antico Torrione di Porta Castello con una mission ben chiara. Presentare opere di artisti per la maggior parte non storicizzati: sia giovani emergenti sia artisti affermati che hanno partecipato a esposizioni nazionali o all’estero ricevendo in alcuni casi notevoli riconoscimenti.
«Fondazione Coppola intende collocare l’osservatore nella dimensione in cui gli artisti indagano i motivi fondamentali dell’essere un artista. E anche se l’arte non racchiude certezze, essa offre un pretesto per toccare il cuore dei suoi stimatori tramite gli oggetti delle rappresentazioni prodotte dagli artisti.»
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