Il paesaggio urbano ci assomiglia, mostra a cura di Chiara Spaggiari, nasce all’interno del Corso per curatori ICON presso FMAV Fondazione Modena Arti Visive Scuola di Alta Formazione e si sviluppa grazie alla collaborazione con URBANER – Culture Urbane Emilia-Romagna, progetto dell’Assessorato alla Cultura di Modena, con il supporto del Consorzio per il Festivalfilosofia e di AGO Modena Fabbriche Culturali. In esposizione, i disegni di Edoardo Aruta, tratti dalla serie Paesaggi sociali o Babele (2014 – ongoing), in dialogo con l’opera di videoarte di Franco Vaccari, Nei sotterranei (1966-7). Paesaggi sociali o Babele è un progetto a lungo termine che prevede la documentazione, tramite il disegno, di quei messaggi in forma anonima lasciati sui muri, che segnano lo spazio e il tempo delle città . Aruta crea i suoi dettagliati disegni partendo dalle fotografie di graffiti scattate in luoghi visitati.
5 Settembre 2015, Roma, 21×29,7cm, matita su carta, 2015, courtesy l’artista.«I graffiti, riportati dai disegni del progetto, provengono dai muri delle città da me visitate in tutto il mondo, sono mediati dalla mia esperienza personale (ogni disegno è intitolato con luogo, giorno e in alcuni casi orario e giorno della settimana del momento in cui il mio sguardo ha incontrato quel messaggio tracciato sul muro della città ) e si configurano come materia riguardante le dinamiche dei processi comunicativi che si attuano collettivamente all’interno di uno spazio urbano», ci ha raccontato Aruta. «Ho iniziato a conservarli all’interno di un archivio iniziato nel 2015 con l’intento di fissare le tracce effimere della memoria di una storia sociale in determinati contesti e tempi. I disegni di Paesaggi sociali o Babele riguardano il rapporto tra le dimensioni dell’esperienza della traccia espressiva: una personale e soggettiva – mia personale e non priva di emozioni mediante una traduzione delle fotografie da me scattate in disegno di soli chiaroscuri a definire simbolicamente solo i piani luce di quella dimensione – l’altra propriamente collettiva e anonima ma che dal mio punto di vista racconta una forma di introspezione della città stessa che si racconta ai passanti».
Tramite il filtro del disegno e del chiaroscuro, Aruta restituisce allo spettatore il segno di una determinata situazione sociale, politica ed economica, proveniente da diversi contesti. La serie dialoga con il video di Franco Vaccari, in cui viene raccontato il mondo dei graffiti intesi come una forma di poesia anonima, la poesia dei muri, della strada.
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