La mostra di Letizia Cariello, dal titolo Vibrazioni, racconta e conduce il visitatore in una dimensione intima e personale, scandita da opere che incarnano tempi altri e ricordi dell’artista. Vibrazioni è un percorso espositivo che mostra le due serie di opere preferite dall’artista, i Calendari, grandi cerchi in marmo ricchi di numeri e simboli, e i Gates, finestre spirituali verso l’altrove, realizzati con un lungo filo che tesse un simbolo attorno a chiodi sempre visibili.
Lo spazio si arricchisce con alcune delle sue opere. Il concetto di movimento è un elemento imprescindibile, non a caso la forma più ricorrente nelle opere esposte è quella circolare. Il percorso inizia con una delle opere più grandi portate in mostra, un grande calendario, un cerchio di marmo bianco pulitissimo, in cui è incisa a mano una lunga sequenza di numeri e lettere, che rappresentano le iniziali delle date da cui ha avvio l’esercizio performativo sul tempo e sulla sua reale esistenza.
In questa spirale, tra le lettere e i numeri, si manifesta anche una serie di simboli, spesso dal carattere istintivo, che racconta crepature e pause dell’atto meditativo, che si conclude con la realizzazione dell’opera stessa. In posizione dialettica si pone l’ultima opera realizzata da Cariello, un disco di marmo rosa del Portogallo che fornisce supporto ad un altro calendario. Quest’ultimo, posizionato orizzontalmente su un piano, sottolinea in maniera più sfacciata la natura dinamica del tempo. Oltre a possedere le precedenti caratteristiche, quindi la spirale con lettere e numeri che scandiscono la meditazione del tempo, quest’ultimo aggiunge un appoggio in ottone che permette al disco di girare.
Attraverso lo spazio è possibile vedere anche un’opera che fa parte del ciclo dei Gates. Una grande opera, sempre dalla forma circolare, che diventa mediatore tra diversi mondi. Un lungo filo blu indaco, un riferimento al colore attribuito alle vesti della Madonna e della Maddalena, compone una figura armonica, passando tra grossi chiodi, che richiama alle geometrie buddiste. In questo senso l’arte di LETIA assume dei caratteri spirituali, che invitano l’osservatore ad immergersi in un atto di introspezione.
Osservando con attenzione lo spazio è possibile anche vedere una serie di piatti decorati. Piccoli calendari realizzati su un supporto di uso comune. In ogni singolo piatto si nascondono infinite storie, come quella dietro al ritrovamento del piatto della nonna. In questi piatti, come negli altri calendari, si ritrovano simboli, numeri, puntini, tagli e lettere che si fondono e si mescolano raccontando di momenti intimi che vibrano della propria potenza.
La mostra dà corpo a un tempo che è ormai passato, ma che, tuttavia, permane tra le maglie relazionali e sociali che abbiamo intrecciato nel nostro vivere. L’arte di Letizia Cariello è un invito a stare attenti, un richiamo a saper ascoltare le vibrazioni, le relazioni, le prossimità che ci guidano e che tracciano il nostro fluire. Se i Gates mostrano le connessioni che generiamo, i Calendari palesano un tempo non lineare, un susseguirsi di giorni che si riversano in ricordi e memorie. Le opere raccontano di attimi trascorsi, di un amore in moto, un amore in divenire, una vibrazione dell’anima che si traduce in simboli e forme. Nell’ambito di Gaggenau Scripta, Vibrazioni con le opere di Letizia Cariello è un canto d’amore che va oltre la ragione, è una vibrazione segreta che abbraccia altri mondi e che si proietta verso brusii dell’anima.
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