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Liam Gillick, Half Awake Half Asleep, Galleria Alfonso Artiaco
Mostre
di Fabio Avella
“It should feel like unicorns are about to appear a.k.a. Half Awake Half Asleep” è la mostra dell’artista inglese Liam Gillick presso la Galleria Alfonso Artiaco di Napoli. Il 10 settembre 2020 è stata presentata la nuova opera che unisce lavori a parete a equazioni matematiche, testi e rappresentazioni grafiche di nasi, orecchie e bocche. Tutto è incentrato sulla relazione tra il discorso e l’astrazione creata «dalle nuove forme derivanti dalle nuove condizioni economiche e sociali».
Il linguaggio continuamente mutevole tende a modificarsi e assecondare le novelle strutture che diventano dominio dell’immagine da parte delle costruzioni architetturali, industriali, della comunicazione, invadendo lo spazio comune e modificando la percezione formale dell’astrazione, concretizzando nuovi rapporti dominanti della realtà artificiale. Così si ha l’assuefazione alla forma e al colore, che conquista finanche lo spazio intimo, quello personale. Le forme astratte diventano parte reale del proprio mondo, parte concreta del proprio essere. Rientrano nel codice linguistico che noi utilizziamo quotidianamente per relazionarci all’ambiente e per percepire informazioni. Una sorta di omologazione del linguaggio comune, post-moderno.
E così che elementi ordinari si evolvono in oggetti relazionali, si inseriscono tra le forme astratte preconizzate e la loro successiva applicazione al mondo reale, nei luoghi della vita comune, risultando strutture percettive di forme comuni e attuali. Non immagini meramente commerciali o comunque pop ma forme strutturali, quotidiane, utili.
La commistione di mezzi utilizzati da Liam Gillick per il progetto per la galleria Alfonso Artiaco, prevede, accanto a incastri separatori e bacchette allineate di diversi colori, anche bocche e orecchie prese in prestito dal fumetto e dall’illustrazione, formule matematiche e scrittura. La semplificazione figurale, l’uso della parola e lo sviluppo algebrico del linguaggio hanno un unico scopo, forse teorico: accrescere un’unica forma comunicativa universale, globale. Un rapporto con il mondo intessuto e relazionato da una «combinazione di matematica, astrazione e rappresentazione iconografica» che noi in verità comprendiamo quando siamo «né completamente svegli né completamente dormienti». Quando consideriamo un unicorno capovolto.