Sono un famelico lettore di resoconti di grandi viaggiatori e giornalisti del vecchio e nuovo secolo e come tutti ho dei miti consolidati ed altri ancora da scoprire come nel caso di Nicolò Manucci. La sua storia è parecchio interessante perché non solo veneziano ma perché in Italia è poco conosciuto a differenza del suo celebre concittadino Marco Polo, mentre in altri paesi del mondo ad esempio come Francia, Inghilterra ed India la sua figura è ben conosciuta sia a livello storico che in forma di leggenda.
Nicolò Manucci nasce a Venezia nel 1638 e fin da subito ha un bisogno estremo di conoscere il mondo aldilà della sua città, infatti si narra che nel novembre 1653 quindi giovanissimo a 15 anni, partì alla volta dell’Oriente, nascosto nella stiva di una tartana in direzione verso est. Su quella tartana in viaggio da Venezia all’Oriente incontra Sir Henry Bard (Visconte di Bellomont), segretamente inviato in Persia da Carlo II d’Inghilterra per chiedere un finanziamento a Shah Abbas II contro il repubblicano Oliver Cromwell.
Il giovane Manucci diventa così l’assistente di Sir Bard, e attraversa gli immensi territori dell’impero ottomano e persiano fino ad attraccare nel 1656 a Surat, a quel tempo il principale e meno pericoloso accesso marittimo all’India. Qui il nostro raggiunge Delhi e la corte dell’imperatore Shah Jahan, e così inizia il suo lungo soggiorno in India, durante il quale ricopre negli anni i più svariati impieghi tra cui: artigliere dell’esercito imperiale, medico alla corte Moghul, commerciante di farmaci e unguenti autoprodotti ed tanto altro.
Di sicuro a questo punto della sua vita diventa importante tra le sue svariate mansioni in India il ruolo di traduttore e intermediario culturale che il nostro svolge tra i Moghul e i rappresentanti degli insediamenti portoghesi, inglesi e francesi sul territorio indiano. Questo suo nuovo ruolo lo porta in seguito a trasferirsi dalla corte del Gran Moghul alle colonie europee di Goa, Madras e Pondicherry. Ormai anziano Manucci decide di narrare la propria storia e quella dell’Impero Moghul, della quale fu testimone e attore, per essere più precisi del lungo regno di Aurangzeb (1618-1707). Periodo storico decisamente importante durante il quale l’Impero Moghul raggiunge l’apice della sua espansione, potenza e grandezza.
Gli storici riconoscono in Nicolò Manucci un abile narratore delle sue avventure e delle esperienze vissute durante i suoi viaggi in India e in altre parti dell’Asia, tutti raccontati all’interno del Libro Rosso e dal Libro Nero, che compongono la versione originale della Storia del Mogol.
A Venezia, presso la Fondazione dell’Albero d’Oro, è in corso fino al 26 novembre 2023 la mostra Nicolò Manucci, il Marco Polo dell’India Un veneziano alla corte Moghul nel XVII secolo, dove tra le altre tante cose interessanti troverete per la prima volta visitabile al pubblico il libro Rosso e il libro Nero di Manucci, due manoscritti che compongono la versione originale della Storia del Mogol e le loro successive trascrizioni, operazione resa possibile dalla collaborazione tra la Bibliothèque nationale de France di Parigi, la Staatsbibliothek di Berlino e la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.
La mostra è un interessante percorso visivo che ripercorre cronologicamente le diverse esperienze del giovane veneziano, contestualizzate dalla presenza di mappe e documenti, oggetti di arredo, miniature, armi ed elementi bellici. Non mancano momenti di scoperta e gioco che chiamano il visitatore interagire con le installazioni e momenti di vita importanti. I visitatori potranno così scoprire e appassionarsi all’avventura di Nicolò Manucci, guardare con i propri occhi gli oggetti e quant’altro erano di sua proprietà in questo immenso viaggio che è stato per lui l’India.
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