Una linea pittorica, quella di Lino Fiorito (Ferrara, 1955), che affonda le sue radici nella tradizione artistica ed estetica del Novecento. Che lascia tracce e fa riferimenti a proposito delle più importanti correnti del secondo dopoguerra. È così che nella sua pittura sono tangibili esperienze dall’Espressionismo astratto all’Informale segnico, che nel secolo scorso hanno rivoluzionato schemi preesistenti grazie alla loro presenza e successiva espansione nel sistema dell’arte. Questo suo sguardo rivolto verso la storia deriva molto probabilmente dalla formazione e dal mestiere di scenografo che Fiorito ha portato avanti nel suo percorso. Un incontro con il cinema che, a partire dagli anni Settanta, gli ha permesso di sperimentare e costruire mondi visionari, confrontandosi con la grandezza delle arti applicate, firmando scenografie per registi come Mario Martone o Paolo Sorrentino. Nella mostra proposta da Acappella, spazio diretto da Corrado Folinea, vengono esposti acquerelli su carta e sculture in ceramica dalla accesa brillantezza cromatica e dall’ampia varietà delle forme, che esplodono in un nuovo cosmo di linee e colori, lasciando trasparire l’esistenza di un elemento naturale.
L’ispirazione deriva dall‘antica leggenda di un pittore cinese che, ricevuto l’incarico di dipingere un quadro dal re di una nobile dinastia, scomparve nel suo dipinto nel momento in cui invita il committente ad ammirare l’opera finita. A questo proposito, Clemens Carl- Härle, docente e ricercatore, nel suo testo di introduzione all’esposizione, prende in prestito il termine tedesco Verschwindspiel che si traduce esattamente con “giocare a scomparire”, titolo appunto della mostra da Acappella.
Come per la leggenda cinese, è lo stesso Lino Fiorito a nascondersi fino a scomparire nel suo operato, nella sua grossa produzione di acquerelli esposti da Acappella, tutti lavori dell‘ultimo periodo. Sospesi in uno studio profondo dell’arte, tra idee surrealiste, figurative, astratte e sempre nuove, senza l’intenzione o la pretesa di esserlo. Grande coerenza e altrettanta leggerezza di forme è visibile sia nelle opere scultoree che in quelle pittoriche, a dimostrazione di un unico studio.
Emblematico è l’unico dipinto esplicitamente figurativo, allestito in un angolo della galleria, dove l’artista ritrae il suo studio napoletano e in cui trova spazio l’ombra di un Pinocchio, il celebre ragazzino di legno nelle omonime avventure di Carlo Collodi. Solo un’ombra confusa, che gioca a scomparire in un ambiente caotico.
Emanuele Castellano
Mostra visitata il 5 marzo
Dal 15 febbraio al 31 marzo 2020
Lino Fiorito, Giocare a scomparire | Galleria Acappella
Vico Santa Maria a Cappella Vecchia 8/A – 80121, Napoli
Orari: Dal martedì al venerdì, dalle 16.30 alle 19.30. Sabato dalle 11.30 alle 14.00
Info: galleriacappella@gmail.com
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