Palazzo Soranzo Van Axel si prepara ad accogliere, dal 20 aprile e fino al 20 ottobre, Shahzia Sikander: Collective Behavior, la grande mostra antologica che il Cincinnati Art Museum (CAM) e il Cleveland Museum of Art (CMA) organizzano insieme dedicandola al lavoro dell’artista, che riunisce oltre 30 opere realizzate nell’arco di più di tre decenni, e nuovi disegni e opere in vetro site specific.
Da oltre tre decenni Shahzia Sikander, originaria del Pakistan ed emigrata negli Stati Uniti, rielabora le narrazioni visive dell’Asia meridionale attraverso una prospettiva femminista contemporanea e servendosi di forme espressive diverse – pittura, disegno, stampa, animazione digitale, mosaico, scultura e vetro – con cui re-immagina il passato per il nostro presente.
La mostra, co-curata da Ainsley M. Cameron (Ph.D., curatrice per l’arte dell’Asia Meridionale, l’arte Islamica e le antichità al Cincinnati Art Museum) e da Emily Liebert (Ph.D., curatrice per l’arte contemporanea al Cleveland Museum of Art), si sviluppa «a partire dall’interesse del Cleveland Museum of Art per l’arte contemporanea e per quella dell’Asia meridionale; quest’ultima è un punto di forza della nostra collezione, che comprende importanti raccolte di materiali, fonte di ispirazione per Shahzia: dipinti, sculture e oggetti d’arte decorativa”, afferma William Griswold, direttore e presidente del Cleveland Museum of Art.
Collective Behavior riunirà un gruppo emblematico di opere che scandiscono la carriera di Sikander, illustrandone l’iconografia personale – che l’artista rielabora costantemente adottando nuove tecniche espressive – e ripercorrendone il continuo divenire delle ricerche su genere, razza e storie coloniali, rese attraverso un inconfondibile repertorio di forme. Le tre sezioni che ritmano la mostra, non secondo un andamento cronologico, sono indipendenti e, al contempo, dialogano le une con le altre, proprio nel modo in cui i motivi di Sikander elaborano un significato sia come unità distinte sia attraverso la reciproca interdipendenza, ottenendo un comportamento collettivo predominante da forme prima isolate.
Point of Departure esplora il rapporto di Sikander con le raffigurazioni dei manoscritti antichi dell’Asia meridionale e della Persia, mostrando quanto le sue radici affondino in queste tradizioni e nella loro sovversione. The Feminine Space mette in luce la costante ricerca dell’artista su temi relativi alle politiche di genere e del corpo, attraverso un vocabolario visivo dinamico che si evolve nel corso della sua carriera. Negotiated Landscapes and Contested Histories esamina le risposte di Sikander alle complesse vicende del colonialismo in Asia meridionale e al loro lascito nella lingua contemporanea, nel commercio, nell’egemonia e nei percorsi migratori. Nel percorso espositivo, che muove dall’opera che ha dato il via alla sua carriera fino a oggi, coprendo lo spettro interno della produzione dell’artista, sarà esposta anche The Scroll (1989-90), l’opera della svolta di Sikander, che fu creata come progetto di tesi di laurea al National College of Arts di Lahore e che l’ha resa un’esponente di punta del movimento neo-miniaturista.
«Shahzia dimostra una capacità illimitata di reinvenzione che continua a calamitare l’attenzione mia e di molti altri sul suo lavoro. Non solo ha trasformato il retaggio della pittura dell’Asia meridionale facendone dialogare le forme espressive con le idee e l’estetica contemporanee, ma continua a rielaborare queste eredità e a spingere la propria prassi creativa in nuove direzioni, aggiungendo materiali e tecniche al suo già ampio repertorio», dichiara la curatrice Ainsley M. Cameron, ed Emily Liebert le fa eco affermando che «Shahzia è una delle artiste transnazionali più influenti oggi attive negli Stati Uniti. Sa dare vita alle vicende globali con una visione audace che getta nuova luce sul presente. Il suo approccio, plasmato dall’esperienza di emigrazione dal Pakistan e dall’attività di artista diasporica negli Stati Uniti, risuona con il tema della Biennale di quest’anno, Stranieri Ovunque. È il momento giusto perché Shahzia salga su questa importante ribalta internazionale, dove un nuovo pubblico potrà conoscere il suo straordinario lavoro e chi già conosce le sue opere potrà avere una nuova percezione della loro profondità e varietà».
Al suo termine la mostra di Venezia – che sarà accompagnata da un catalogo pubblicato da The Monacelli Press, riccamente illustrato, con contributi teorici e poetici da parte di Aruna D’Souza, Victoria Sung – viaggerà verso le istituzioni organizzatrici, in Ohio: il Cincinnati Art Museum esporrà una rassegna completa delle opere di Sikander (dal 14 febbraio al 4 maggio 2025) mentre il Cleveland Museum of Art si concentrerà sulle opere prodotte da Sikander in risposta e in relazione alle opere antiche dell’Asia meridionale presenti nella collezione del museo (dal 14 febbraio all’8 giugno 2025). Insieme, le tre esposizioni offrono molteplici spunti di lettura per conoscere la straordinaria carriera di Sikander.
La mostra è resa possibile dalla generosità di Terra Foundation for American Art, della Andy Warhol Foundation for the Visual Arts e dai contributi individuali di Rebecca e Irad Carmi e di Lauren Rich Fine e ha ricevuto il generoso sostegno finanziario della Sean Kelly Gallery e i contributi da Albert B. Cord Charitable Foundation e da Shakila T. Ahmad, Tanu Bhati, Saba A. Chughtai, Julie e Abhijit Desai, Liz Grubow e Jerry Kathman, Byron e JoLynn Gustin, Syed Zubair Haq, Alina Khan, Zofeen Khan, Samar Kaukab e Haroon Moghul, Soumya S. Patnaik, Kristi Nelson e Stewart Goldman, Sara M. Vance Waddell.
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