-
-
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
-
Cicli pittorici monumentali e due stanze immersive compongono l’esposizione Many Moons, che vede come protagonista Louisa Gagliardi, artista classe 1989 originaria di Sion, alla sua prima grande mostra nel paese d’origine. Dopo aver esposto a San Gallo, Zurigo e anche all’Istituto Svizzero di Roma, la Gagliardi porta a Lugano una selezione di opere pittoriche realizzate negli ultimi anni, ma soprattutto due nuovi cicli pensati appositamente per la mostra al MASI e delle opere scultoree inserite all’interno di due stanze immersive in cui l’artista crea ambienti liminali, materializzazione di una poetica che riflette sull’odierna dicotomia tra reale e virtuale, rapporti umani e cronicità delle relazioni online. La mostra è stata pensata appositamente per lo spazio ipogeo del LAC, che accoglie le grandi pitture della Gagliardi.

Many Moons fa riferimento al tempo, alle lune che passano, scorrendo ognuna diversa dall’altra. La luna che da sempre è simbolo di ispirazione per l’essere umano, cha ha provato a confrontarsi con la sua luce e quella lontananza apparente che ha interessato poeti, letterati, artisti. Le opere di Louisa Gagliardi contengono al contempo riferimenti alla cultura popolare e alla storia dell’arte e hanno alla base un processo del tutto particolare. L’artista realizza le proprie opere al computer, il mouse funge da pennello in un processo che porta le opere elaborate digitalmente ad essere stampate su vinile, tese su un telaio e completate con l’applicazione di vernice, gel, o glitter (che spesso diviene un mezzo per mettere in risalto gli sguardi dei protagonisti delle opere). Si tratta di una pittura giocosa per quanto riguarda l’utilizzo di questi piccoli escamotage materici, anche se in tutte le composizioni della Gagliardi è possibile tastare le criticità dell’epoca moderna che l’artista vuole mettere in risalto.

I toni delle tele sono quasi sempre cupi, i colori spenti e i soggetti distorti. Essi evocano ambiguità e mistero, le scene sono silenziose ed estranianti, elementi enigmatici rimandano a situazioni simili viste in alcune opere degli artisti metafisici o appartenenti al Realismo Magico. Alcune opere come Swamp e Jackpot, entrambe del 2024, evocano esattamente questa sensazione di disorientamento. Animali e piante si espandono al punto che la natura non solo ribalta la tradizionale visione antropocentrica ma prende il sopravvento sulle attività umane. E così una macchina è preda di un branco di uccelli, una coppia è circondata da piccioni all’interno di una fontana che rimanderebbe a uno spazio privato ma è inserita in una sorta di piazza pubblica, dei funghi crescono incontrastati sotto gli occhi preoccupati di uomini e donne che accettano il loro destino mentre alle loro spalle si intravede la luna. Louisa Gagliardi non lascia nulla al caso ma, anzi, i dettagli sono talmente curati che le opere di prestano a diverse osservazioni per poter essere comprese a pieno. È come se le tele potessero essere viste da molteplici prospettive, in qualche modo richiedono all’osservatore uno sforzo maggiore e quasi lo costringono a passare di nuovo per permettergli di capire cosa è sfuggito nell’osservazione precedente.

Many Moons perché tutti noi cambiamo a seconda dell’interlocutore che abbiamo di fronte, del contesto in cui ci troviamo in un esatto momento, del luogo e della cultura che ci influenza. Oggi possiamo essere chi vogliamo grazie alla rete, alla possibilità di creare personalità online verosimilmente all’infinito. I glitter posizionati sapientemente sugli occhi dei personaggi fanno pensare al fatto che questi umanoidi misteriosi, dai colori innaturali e dallo sguardo perso nel nulla siano nonostante tutto ancora umani, qualsiasi altra forma provino ad assumere. In una delle due opere immersive in mostra, dal titolo Curtain Calls, la Gagliardi dà forma ad un’esperienza di vita liminale, a metà tra la realtà e la finzione, corpi verdi, viola e sguardi glitterati in un ambiente surreale nel quale il visitatore può mettersi comodo sulle poltrone House Sitting, realizzate nel 2025 dall’artista, che ha personalizzato il celebre modello LC2 di Le Corbusier. La continuità tra mondo reale e pittorico rende distopico il contesto della stanza, grazie alle poltrone dipinte sulle pareti che invadono la realtà percepita grazie a questo gioco di superfici e linguaggi espressivi.

Nell’altra stanza immersiva, Streaming, si è avvolti da colori cupi, tonalità di blu e verde di uno sfondo a parete che accoglie una coppia nell’atto di dormire. L’uomo e la donna, come nella maggior parte delle opere della Gagliardi, non si guardano negli occhi. Lo spazio al centro della parete enfatizza questa distanza, sia fisica che emotiva. Ai lati dell’ambiente sono posizionati due orologi da polso, senza volume, sagome che contrastano con la plasticità della coppia dipinta a parete. Tutto sembra dissolversi, una cascata d’acqua sta per inghiottire i protagonisti, la relazione tra sfera intima, sogno e realtà circostante viene messa in crisi.
Nelle altre opere che corredano l’esposizione del LAC, le figure scompaiono, si distorcono, spesso sono poste dietro a un vetro che le “protegge” dallo sguardo dell’osservatore. I luoghi dove avvengono le scene risultano artefatti, distopici se non addirittura paradossali. L’opera Quiet Exit del 2023, realizzata come le altre del proprio ciclo pittorico con smalto e inchiostro su PVC, riassume tutti questi concetti: una scala di quello che sembra essere un ambiente industriale, ai piedi della quale compaiono ramoscelli e piantine che provano a sbucare dal pavimento; sopra la scala, l’artista dipinge un paesaggio brullo, dalle tinte tutt’altro che vivaci ma comunque in contrasto con il grigiore dell’ambiente chiuso. Il disegno è così reale che provoca un sentimento di disagio, di spaesamento: l’uscita è tranquilla perché ci conduce verso la nostra vera natura?
