29 giugno 2022

Louise Bourgeois x Jenny Holzer: viaggio dentro a uno schermo

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Recensione online: storia di una mostra persa e ricomposta, come un cadavere ex post, con la fascinazione che si riserva a due immense come Louise Bourgeois e Jenny Holzer

Bourgeois x Holzer, foto Julian Salinas

Penombra e nomi come Neubau e Hauptbau, i due corpi del museo. Un figlio da mettere a letto, l’altra che lo farà da sola. Una scoperta atroce, la mostra di Louise Bourgeois curata da Jenny Holzer al Kunstmuseum di Basilea non è appena cominciata, è appena finita.
Un capolavoro dicono tutti, sad and angry dice Senam Okudzeto, artista amica e artefice della ferale notizia.
La mostra è finita. Non la posso vedere più, ma siamo nel 2022 quindi posso vedere tutto quello che trovo su internet e posso immaginare. Il catalogo di Louise Bourgeois è il primo catalogo d’artista che ho comprato, nel 1994, quando internet non esisteva ancora e avevo un fidanzato a Barcellona, dove lei aveva esposto alla Fondazione Antoni Tapies tre anni prima. Non sapevo chi fosse Tapies ma lei sì e ho mandato il malcapitato a comprare fisicamente quel catalogo che mi ha recapitato a Milano qualche settimana dopo. Che attesa. Le sue iniziali in rosa sulla copertina quadrata nera, il testo in catalano e in inglese. È ancora qui, accanto a me.

Louise Bourgeois, Untitled, 1996

Oggi invece digito qualcosa dentro google e addirittura scarico il libretto fatto apposta per la mostra. In no time, subito insomma. Aspettare non se ne parla. La mostra l’ho scoperta oggi attraverso la newsletter di doppiozero, me la son proprio persa, ci vado subito. Il libretto parla dell’amicizia tra le due artiste e parla di scritti, quelli di Louise e quelli di Jenny, che erano amiche a quanto pare. Due nuiorchesi, che in maniera radicalmente diversa descrivono sentimenti, uomini, relazioni, figli, padri e di tutto il resto. La mostra è su due piani da quello che mi dice la mappa, uniti da un passaggio che ospita un’opera che pare uscita dal Museo della Scienza e della Tecnica, un cilindro che entra ed esce da un altro, enorme macchina di metallo nero, quasi il vagone di un treno.

Si chiama Twosome, una chiavata, un gioco per due, dentro e fuori, dentro e fuori, dentro e fuori: il gioco della vita potremmo dire. Maschile, nero ma a luci rosse, ingegneristico. Nulla a che fare col grande ragno a cui siamo abituati.

Altri video: le parole di Louise Burgeois proiettate sui muri del municipio, della vecchia università sul Reno, sullo stesso Kunstmuseum. I caratteri e il movimento lento tipici di Jenny Holzer raffreddano la fisicità delle parole della Bourgeois e allo stesso tempo la condensano. Una rappresentazione che pare quasi teatrale, astratta, mi aspetterei Isabelle Huppert diretta da Bob Wilson davanti a queste scenografie urbane statuarie.
Scarificate dal sentimento nella maniera più algida possibile.

La mostra si intitola “The Violence of Handwriting Across a Page”.
La violenza della calligrafia che attraversa una pagina.
La violenza dello scrivere attraverso una pagina.

La calligrafia al giorno d’oggi – trangugiata dalla parola stampata – ci pare violenza. Perché riporta il gesto di chi scrive, il suo carattere, il suo stringere una penna o una matita, un colore piuttosto che un altro, e la traccia di quel gesto, di quell’espressione espressa su di un foglio, fatta per comunicare qualcosa di preciso a un altro, preciso, essere umano. Oppure col fine di liberarsi di un peso o di dare un significato.

Bourgeois x Holzer, foto Julian Salinas

Jenny Holzer parla dei diari di Louise Bourgeois e di quello che ci ha trovato dentro. Si è inventata un’app immersiva per girare nella Destruction of the Father, opera fondamentale del 1974 della scultrice, – la chiamiamo scultrice Bourgeois? riproposta al Kunstmuseum, una specie di ultima cena fatta di prepuzi intorno a un tavolo su cui è steso un corpo decomposto, teste o cappelle ribaltate anche sul soffitto, le tende vellutate tutto intorno, la luce rossa, atmosfera decisamente asfissiante. La puzza arriva fin qui.
Destruction of the Father è anche il nome del suo diario.
Artforum mi dice che nell’ascensore era possibile ascoltare una registrazione di Bourgeois che canta Sur le pont d’Avignon. Creepy direbbe mio figlio.

Bourgeois x Holzer, foto Julian Salinas

Sono solo a metà del libretto esplicativo.
Ci sono 257 lavori in mostra. Gran parte disegni, scritti e acquarelli o tempere. Stoffa. Sculture in numero minore. Questa mostra la sto ricomponendo, come un cadavere ex post, grazie a una mappa, a un libretto scaricabile, a foto, video e recensioni disponibili su internet. Gran parte dei materiali di cui parlo son qui a disposizione, venite, venite, fate questo viaggio anche voi!

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