13 dicembre 2022

Luca Petti, Precipitazioni sotto il livello del mare – Careof

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Spettri umani in paesaggi post apocalittici: gli spazi di Careof, a Milano, ospitano "Precipitazioni sotto il livello del mare", mostra personale di Luca Petti, vincitore del premio RAR ad ArtVerona

Installation view, Luca Petti, Precipitazioni sotto il livello del mare, Careof 2022, photo credit Diego Mayon
Installation view, Luca Petti, Precipitazioni sotto il livello del mare, Careof 2022, photo credit Diego Mayon

Cosa ne sarà del mondo dopo l’estinzione dell’uomo? Luca Petti prova a darcene un’anticipazione attraverso la rappresentazione di un paesaggio distopico, alieno e postumano. Visitabile fino al 16 dicembre 2022 presso gli spazi di Careof Milano, che per la prima volta ospitano una mostra personale, il progetto dell’artista beneventano (classe 1990) nasce nell’ambito di RAR – Residenza Artistica Rurale, premio vinto da Petti durante Art Verona 2021, che ha come obiettivo la promozione della conoscenza e la valorizzazione dei territori e della cultura rurale attraverso i linguaggi dell’arte.

Proprio la natura intesa nella sua complessità di sistema in continua trasformazione è al centro della ricerca artistica di Luca Petti. In particolare, l’artista è focalizzato sul tema degli effetti dell’intervento dell’uomo sull’evoluzione e la conservazione del nostro ecosistema. Il pianeta è in pericolo, l’uomo è scomparso per sua stessa causa, i cicli naturali sono stati stravolti e in queste condizioni nuove specie si sono adattate per sopravvivere.

Tutto questo è messo in scena nella mostra “Precipitazioni sotto il livello del mare” a cura di Marta Ferretti e Daniele Girardi, in cui l’artista rappresenta un ambiente salino desertificato che richiama un’era geologica, definita dagli esperti Messiniano, durante la quale, 5 milioni di anni fa, le acque del mare Mediterraneo evaporarono quasi completamente depositando circa 3 chilometri di sale marino sul suolo.

Installation view, Luca Petti, Precipitazioni sotto il livello del mare, Careof 2022, photo credit Diego Mayon

In questo paesaggio post-apocalittico, nuovi organismi e forme di vita cercano di sopravvivere adattandosi a un ambiente sempre più ostile ed estremo. Un lungo corno nero di un narvalo emerge dalla superficie salina, così come una pinna dorsale riflettente di uno squalo, due teschi di cinghiale dai colori sgargianti abitano un’isola ricoperti da lunghe spine e due fiori di banano decorano le pareti dello spazio.

Ognuno di questi elementi simboleggia ciò che rimane delle pratiche dell’uomo sulla natura: il corno del narvalo e la pinna dello squalo sono gli scarti dei corpi di questi animali che sopravvivono alla pratica brutale della pesca; i cinghiali sono stati addomesticati dall’uomo che da essi ha creato le varie razze di maiale e anche la banana come la conosciamo oggi è un frutto che ha subito un processo di selezione di specie tramite talea, per renderlo più grande. In questo modo esso è diventato sterile e il frutto attuale discende da un’unica pianta.

Installation view, Luca Petti, Precipitazioni sotto il livello del mare, Careof 2022, photo credit Diego Mayon

Essi sono dunque spettri di una natura che non esiste più o che comunque è stata fortemente trasformata dall’azione umana. Questa manomissione è percepibile anche dal carattere surreale di queste sculture: i teschi sono rispettivamente di colore rosso e blu, tonalità intense ed estranianti, sembrano quasi dei ricci di mare o dei coralli scintillanti. Anche il bismuto rende i fiori di banano iridescenti e la pinna dello squalo specchiante crea un gioco di riflessi che funge da meccanismo di difesa. La natura si fa tutt’uno con un’artificialità estranea e nella crasi tra elementi organici e inorganici ne emerge una dimensione altra al limite del distopico.

Le sculture, presenti in mostra, appartengono al ciclo Materia Esotica e al ciclo Specie Elastiche per Crepe dinamiche. Attraverso tutti questi lavori estremamente minimali e allo stesso tempo densi di significati e storie, Luca Petti anticipa l’esito di un futuro prossimo in cui non ci sarà più distinzione tra naturale e artificiale, ma un’ibridazione completa tra queste dimensioni in cui natura, scienza, tecnologia si fondono in una nuova realtà precaria e instabile.

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