27 settembre 2024

Luciano Bertoli, Frattempo. Le curve di Mandelbrot a Reggio Emilia

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Palazzo da Mosto, storico edificio rinascimentale di Reggio Emilia, apre le porte "Frattempo. Le curve di Mandelbrot", la mostra dedicata a Luciano Bertoli, presentata da Fondazione Palazzo Magnani e in programma fino al 24 novembre

Luciano Bertoli, Frattempo. Le curve di Mandelbrot. Fondazione Palazzo Magnani, Reggio Emilia

Frattempo. Le curve di Mandelbrot, la retrospettiva presentata da Fondazione Palazzo Magnani e curata da Martina Corgnati, espone una ricca raccolta di opere dell’artista reggiano, realizzate a partire dagli anni 70 fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 2021. Questo lungo periodo di attività ha permesso a Luciano Bertoli di confrontarsi con diverse correnti culturali a lui contemporanee come il movimento dell’arte povera, dell’arte concettuale e del minimalismo, le cui influenze si riflettono nei suoi lavori e di partecipare di conseguenza alle questioni e alle inquietudini del mondo.

La carriera artistica di Bertoli è caratterizzata da un forte interesse per la scienza, il dato tecnico e la cultura del meccano morfo. Protagonisti della prima sezione della mostra sono infatti dipinti, sculture e assemblage d’ispirazione dadaista, in cui vengono montati insieme oggetti meccanici di varia natura, il cui risultato celebra il nuovo mondo tecnologico delle macchine e parallelamente testimonia il decadimento dell’uomo. A tale denuncia non manca però un’accezione ironica, leggera che riprende i modelli iconografici di Bosch. Rotelle, bulloni e ingranaggi sono il modulo di queste composizioni e ci restituiscono forme che si rifanno a quell’immaginario fiammingo caratterizzato da mostri e animali fantastici. 

Luciano Bertoli, Frattempo. Le curve di Mandelbrot. Fondazione Palazzo Magnani, Reggio Emilia

Proseguendo lo spettatore si ritrova davanti a vere e proprie macchine funzionanti che possono essere messe in movimento, ideate dall’artista. La fase di progettazione è documentata dalla presenza, nelle sale, di bozzetti che diventano vere e proprie opere, in grado di restituire fedelmente su carta le componenti meccaniche dell’oggetto, con una tecnica tale da rievocare i disegni rinascimentali in quanto eccezionali supporti tecnici e prospettici. Si viene poi proiettati in mondi e dimensioni fantascientifiche, in cui la meccanica lascia posto alla cibernetica. Vengono rappresentate città futuristiche, paesaggi ibernati frutto di un progresso tecnologico e scientifico bramato dall’uomo per soddisfare il proprio desiderio utopistico di immortalità. 

Nucleo principale della mostra, al quale quest’ultima deve il nome Frattempo. Le curve di Mandelbrot, è composto da opere in cui l’artista sceglie di rappresentare elementi della fisica quantistica, i frattali, forme geometriche composte da infinite repliche di sé stesse. Dalle tele emergono globi di colore vivo ed esplosivo, che esprimono una loro libertà plastica, simbolo di una pittura che si svincola dalle mode e dalle correnti culturali. Viene quindi analizzato un mondo scientifico, non più meccanico, che sta sempre più governando questa lotta spasmodica contro la morte. 

L’intera mostra è la testimonianza che Luciano Bertoli oltre ad essere un grande artista interessato e partecipe alle inquietudini della sua epoca è stato in grado anche di acquisire e padroneggiare competenze tecniche e scientifiche che gli permettessero di progettare su scala ingegneristica le proprie opere. Visitando la retrospettiva si assiste ad un dialogo tra numerosi impulsi artistici, tutti volti a sollevare questioni e tematiche attuali. 

Luciano Bertoli, Frattempo. Le curve di Mandelbrot. Fondazione Palazzo Magnani, Reggio Emilia

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