Felicitazioni! Fedeli alla linea 1984 – 2024 è molto più di una mostra, anzi, sarebbe riduttivo definirla tale, come ha dichiarato il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi. È un vero e proprio viaggio nel mondo dei CCCP, ha spiegato Annalisa Rabitti, assessora alla cultura. E non ha torto, già dagli spazi esterni del chiostro, allestiti per la prima volta, troviamo la scritta “Felicitazioni!” con davanti le sagome metalliche dei tre VoPos di Berlino.
I chiostri si sviluppano su due piani e al primo troviamo sette sale affrescate. Sette come gli album usciti. In ogni sala sono allestite atmosfere completamente diverse l’una dall’altra che riprendono gli album e la storia che li circonda. Gli stessi CCCP hanno avuto un ruolo fondamentale nella curatela della mostra, insieme a Stefania Vasques, a cui va il merito dei grandiosi allestimenti, e ai light designer Pasquale Mari e Gianni Bertoli.
La prima sala riprende Ortodossia, un abito nero traforato pende al centro della stanza, sotto teca e in vetrina i memoralia della DDR. Già dalla prima sala si comprende che la mostra ha molto da offrire. Numerose sono le opere e le installazioni create ad hoc come SOVIET 110% di Luca Prandini. L’opera riprende quattro figure, «L’espressione eroica dei CCCP, non vogliono essere un ritratto dei loro lineamenti (né di allora né di oggi). Sono in quest’opera quattro eroi del popolo: Zamboni la musica, Annarella il costume e la femminilità, Giovanni la voce ed il Punk, Fatur il corpo e la materia», ha dichiarato Prandini stesso. L’idea alla base della composizione vede le sue radici nel Proletkult: un’arte creata dai proletari per i proletari, priva di tutte le tracce della cultura borghese.
Al secondo piano è come entrare in un labirinto, gli spazi dei chiostri sembrano dilatarsi e si è immersi in proiezioni con titoli di giornali del periodo: i CCCP erano sulla bocca di tutti. È in questo piano che, continuando il percorso, ci si imbatte in altre opere.
Onde (2023) è un’installazione sonora di Roberto Pugliese che si trova all’interno della 17ma stanza: un corridoio nel quale lasciarsi trasportare dalla registrazione dell’omonimo singolo inedito. 3mila metri di cavo audio e più di 120 altoparlanti sospesi dal soffitto, allestiti a diverse altezze, rendono l’aggettivo “immersivo” il più adatto a descrivere l’opera. Gli altoparlanti diffondono una versione distorta, granulare e distopica, sempre diversa della traccia che è spazializzata, creando un ambiente sonoro dinamico. Solo quando i fruitori sono davanti alla teca contenente il nastro la musica viene restituita nella sua natura reale, consentendone il suo ascolto originale.
Il percorso si conclude nella 25ma sala: FEDELI ALLA LIRA, qui Arthur Duff, con l’intenzione di omaggiare l’eredità lasciata dal gruppo, dichiara «Cosa c’è di meglio per realizzare questo obiettivo se non attraverso l’atto provocatorio degli insulti?!! Gli insulti, tradizionalmente concepiti per offendere ed essere sgarbati, assumono una nuova dimensione quando sono rivolti a individui che trasformano tali affronti in arte. Diventa un impegno stimolante offendere deliberatamente coloro che utilizzano ciò che viene loro lanciato come mezzo artistico. Così, FEDELI ALLA LIRA è diventato il mezzo perfetto per spingere il pubblico a contemplare questo processo trasformativo, in cui l’offensivo si trasforma in una forma di bellezza. Tre imponenti elementi al neon, sospesi dal soffitto da catene, presentavano tre parole cruciali, tutte che incombevano su di noi. Queste parole ci hanno spinto a guardare verso l’alto e affrontare la verità sottostante della nostra inestricabile connessione con il capitale e i sistemi che governano la nostra esistenza, sfidandoci a reagire e contemplare quali azioni intraprenderemo in risposta».
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