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Made in Cloister: le porcellane di Diego Cibelli nel nuovo LAB.Oratorio
Mostre
di Silvia Conta
A Napoli con la personale di Diego Cibelli (1987) “Feed me with domestic stuff” la Fondazione Made in Cloister inaugura LAB.Oratorio, il nuovo spazio appena restaurato all’interno del Complesso Monumetale di S. Caterina, che diventerà un’area multifunzionale dedicata alla giovane scena artistica e all’esposizione della Collezione Bottega.
In mostra, dallo scorso 5 febbraio, una collezione di oggetti unici in porcellana, realizzati dall’artista partendo da 64 diversi calchi in gesso di epoche diverse, provenienti dall’archivio delle Real fabbriche, e altri stampi dall’epoca romana fino a quelli che del archivio personale: «Credo che il filo della mia ricerca consista nel rintracciare delle narrazioni inedite, degli scenari, che parlino della relazione tra uomo e ambiente. Infatti le mie pratiche e i miei prodotti cercano di assumersi questa responsabilità: raccontare tramite la loro possibile funzione questa relazione», ha spiegato l’artista.
Il team curatoriale di Made in Closter ci ha raccontato l’ampliamento degli spazi, la mostra e i progetti per il futuro.
Le parole del team curatore di Made in Cloister
Partiamo da LAB.Oratorio: che tipo di spazio è come si colloca rispetto alle attività di Made in Cloister?
«L’ampliamento degli spazi della Fondazione dedicati al progetto Made in Cloister, è collegato allo sviluppo stesso del programma che prevede attività espositive, residenze, incontri, promozione delle tradizioni artigianali.
Abbiamo dunque acquisito e restaurato un nuovo spazio all’interno del Complesso Monumetale di S. Caterina che sarà dedicato a molteplici attività sinergiche con quella principale che vede la Fondazione impegnata in un programma pluriennale di progetti site-specific realizzati con artisti internazionali nello spazio del Chiostro.
Abbiamo chiamato questo nuovo spazio Lab.Oratorio per creare un ponte immaginario tra la sua antica vocazione e la valenza sperimentale che oggi vogliamo che lo caratterizzi.
Il Lab.Oratorio ospiterà tutte quelle attività, integrative del progetto Made in Cloister, che vanno dal dialogo con le antiche tradizioni artigianali, al design ed alla nostra Collezione Bottega, a progetti espositivi di ricerca, alla fotografia, alla musica e ad altro ancora».
Con la personale di Diego Cibelli inaugurate lo spazio restaurato: su che cosa sono intervenuti, in particolare, i lavori?
«L’idea di fondo è sempre quella che ci ha guidato quando abbiamo restaurato il Chiostro piccolo di S. Caterina e l’attiguo Refettorio. Cioè riportare semplicemente questi luoghi alla loro originaria bellezza, liberandoli dalle incursioni, gli abusi e le ferite che hanno dovuto subire in oltre un secolo di abbandono e degrado».
La personale di Diego Cibelli “Feed me with domestic stuff” porta nel vostro spazio una serie di oggetti di design. Come è nata questa serie di opere? E come si colloca nella ricerca dell’artista?
«La ricerca dell’artista si basa sulla comprensione del significato di “abitare” e quali sono gli “strumenti” che l’uomo crea per raccontare il suo rapporto con i luoghi.
Dopo la sua laurea magistrale a Berlino, Cibelli ha scelto di continuare i suoi studi in design, nello specifico ha studiato come i prodotti possano guidare il rapporto tra uomo e paesaggio.
La storia dietro la raccolta di “Feed me with domestic stuff” è collegata, in qualche modo, a questo periodo di emergenza che stiamo vivendo tutti noi.
In questo periodo di grande restrizioni e di allontanamento dai luoghi esterni, Cibelli ha intuito una grande possibilità: riconsiderare l’ambiente domestico.
L’artista si chiede: «Se il rapporto con l’ambiente esterno ci viene negato, come potremmo collegare il nostro interno con l’esterno? Come possiamo riconsiderare lo spazio della casa, quello privato, per trovare in esso, un legame diretto con l’ambiente? Come i due spazi, quello esterno e quello interno, possono in qualche modo fondersi assieme e restituirci una nuova esperienza del nostro ambiente domestico?».
Cibelli per rispondere a tali domande, riparte dagli oggetti, e affida ad essi una nuova responsabilità: “rompere” questo confine tra spazio esterno e spazio interno…
«Penso che una delle possibilità sia quella di dotare gli oggetti che ci circondano di un valore antropologico e narrativo per fare dello spazio domestico un filtro capace di riconnetterci con la storia, che penso sia circolare. La storia non è divisa tra passato o presente. Il mio oggetto cerca di rifiutare l’idea di “tendenze”, ad esempio, per realizzare questi totem in porcellana, ho utilizzato stampi di diverso tipo, dall’archivio delle Real fabbriche, con altri stampi dall’epoca romana fino a quelli che ho nel mio archivio personale. L’obiettivo era quello di creare in questi oggetti un mix, un mix di patrimoni che potesse esprimere come l’oggetto domestico possa essere un portale che ci guida nello sperimentare diversi “livelli” di tempo e diversi “percorsi” di bellezza e patrimonio».
Infatti l’artista per la realizzazione di questa collezione, non ha mai disegnato un disegno, la sera in laboratorio versava la porcellana in 64 diversi calchi in gesso di epoche diverse, e il giorno dopo, da questi calchi, estraeva i modelli di porcellana per comporre, secondo diversi fitting, le sculture che sono in mostra».
Quali saranno i prossimi progetti e i prossimi eventi di Made in Cloister e a LAB.Oratorio?
«Ad aprile smonteremo “H-EAR“, la mostra di Sergio Fermariello attualmente al Chiostro. Il programma espositivo Made in Cloister prevede poi la grande mostra fotografica su Pino Daniele, l’artista giapponese Chiharu Shiota e per il 2022 un progetto site-specific collettivo che stiamo progettando con il critico d’arte Demetrio Paparoni.
Per il Lab.Oratorio, tanti progetti per il prossimo futuro. Certamente avremo l’esposizione della Collezione Bottega Made in Cloister, oggetti di design in tiratura limitata che nascono dalla collaborazione di artisti e designers con i maestri artigiani ed i loro laboratori. C’è anche un’idea con la Fondazione Salvatore Emblema».