Da una parte, il rigore della linea, dall’altra, la potenza del colore: tra questi estremi si muove la ricerca di Stefan Gierowski, maestro dell’arte astratta e d’avanguardia, nato a Częstochowa, in Polonia, il 21 maggio 1925, da riscoprire in occasione di “Il senso dello spazio, la scelta della luce”, mostra alla Dep Art Gallery di Milano. Curata da Michel Gauthier, in collaborazione con la Fondazione Stefan Gierowski, la mostra sarà visitabile dal 5 maggio al 7 luglio 2022 e ripercorre tutti gli snodi fondamentali della lunga carriera dell’artista polacco, che torna a esporre in Italia per la prima volta, dopo la Biennale di Venezia del 1968.
Il percorso espositivo è scandito da una serie di opere realizzate dagli anni ’50 agli ’80, mettendo in evidenza, in particolare, il rapporto – tanto formale quanto concettuale – con le opere di Lucio Fontana, Mario Nigro e Piero Dorazio che, a loro volta, esplorarono in maniera peculiare le categorie dello spazio e della luce, tra squarci e illusioni prospettiche. «La mostra intende così rileggere la figura e la posizione di Gieroswki all’interno della corrente astratta del Novecento per affermare il suo ruolo di interlocutore fondamentale per la stagione informale a livello internazionale e restituire alla sua produzione quel posto eminente che gli è stato privato per varie contingenze e vicissitudini della Storia, prima tra tutti la Guerra fredda», spiegano dalla galleria, fondata nel 2006 da Antonio Addamiano.
Nel testo che accompagna la mostra, Michel Gauthier – curatore del Centre Pompidou di Parigi dal 2010 – si riferisce alla pittura di Gierowski come a «Una struttura aperta in un punto su uno spazio infinito», individuando una caratteristica fondamentale del suo lavoro: dare profondità alla superficie pittorica. Questo desiderio di apertura del campo pittorico a uno spazio “totale”, oltre il piano ristretto del dipinto, è ciò che accomuna la ricerca dell’artista polacco con quella che negli stessi anni in Italia portavano avanti autori come Fontana, Nigro e Dorazio.
Significativa, in questo senso, la sua partecipazione alla Biennale d’Arte di Venezia. Era il 1968 e l’artista presentava un gruppo di dipinti – tra cui l’opera CLXXXI presente nella mostra a Dep Art Gallery – realizzati per il Padiglione della Polonia alla Biennale di Venezia. Poco distante, nella sezione “Dall’informale alle nuove strutture”, in mezzo a una ricca selezione internazionale, Lucio Fontana – morto prima della chiusura della Biennale – propose un “Ambiente spaziale” e Mario Nigro mostrò gli ultimi sviluppi tridimensionali del suo lavoro.
«Se la pittura di Gierowski era già stata esposta in Italia ˗ nel 1958, in “5 Pittori Polacchi d’oggi” (Galleria del Milione, Milano; Unione Culturale-Palazzo Carignano, Torino; Galleria La Loggia, Bologna; Galleria L’Attico, Roma; Galleria d’Arte Minerva, Napoli) e, nel 1959, in “Mostra di Pittura Polacca Contemporanea’”(Ala Napoleonica, Venezia), fu a questa XXXIV Biennale che fu possibile per la prima volta vederla non lontana da alcune delle più compiute realizzazioni dell’avanguardia europea e soprattutto italiana, non lontana in particolare da Fontana e Nigro», scrive Gauthier.
Stefan Gierowski è nato a Częstochowa ma è cresciuto a Kielce. Proveniente da una famiglia di intellettuali, suo padre, Joseph Gierowski, era un medico la cui passione per la pittura ebbe un ruolo importante nel coltivare il talento artistico del figlio. Le tradizioni artistiche in famiglia erano presenti anche grazie alla figura di Antoni Gierowski, zio di Joseph, pittore e disegnatore che, nell’Ottocento, ebbe una certa fama.
Dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, Stefan Gierowski, insieme alla madre, si unì all’Unione di Lotta Armata, un esercito clandestino formatosi dopo l’invasione della Germania, e successivamente all’esercito nazionale polacco, partecipando attivamente ad attività clandestine. Nel 1941, all’età di 16 anni, iniziò la sua formazione artistica sotto la supervisione di Andrzej Oleś, un noto acquerellista di Kielce. Dopo lo scioglimento dell’esercito nazionale, Gierowski si trasferì a Cracovia, dove frequentò l’Accademia di Belle Arti e la Facoltà di Storia dell’Arte presso l’Università Jagellonica. Durante gli avviò una collaborazione con il settimanale letterario “Wieś”, pubblicando un articolo sull’arte moderna e illustrando vari numeri.
Dopo aver completato gli studi, nel 1948 Gierowski tornò a Kielce, dove iniziò a lavorare come consulente per l’arte presso l’Assessorato alla Cultura del Consiglio Provinciale. Decisivo l’incontro, nel giugno del 1949, con il già famoso artista Władysław Strzemińskiha. Nel 1955 partecipò all’Esposizione Internazionale dei Giovani Artisti alla Galleria Nazionale d’Arte Zachęta dove la sua opera vinse il secondo premio. Da questo momento, Gierowski fu riconosciuto come uno dei pittori più interessanti della nuova generazione, guadagnando grande popolarità tra la critica. Nel 1957, un’altra svolta: Gierowski iniziò una serie di Quadri numerati con le cifre romane, che avrebbe proseguito negli anni successivi e parte dei quali è in esposizione alla Dep Art Gallery.
Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60, Stefan Gierowski espose le sue opere all’estero in varie occasioni, dalla prima Biennale di Parigi (1959), alla quinta Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di San Paolo (1959), fino alla mostra dedicata alla pittura polacca al MoMA – Museum of Modern Art di New York (1961).
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