La botanica può rivelare un’infinità di scoperte: è sufficiente una buona lente contafili per potere classificare i fiori disvelando un inimmaginabile microcosmo di meraviglie non visibili a occhio nudo come peli dello stelo, antere, pistilli, stili, stigmi, posizione dell’ovario… un affascinante mondo da scoprire.
Il fotografo Mario Carrieri ama i fiori che nella sua poetica si trasfigurano in attori divenendo per lui nel loro breve esistere simboli della fragilità e caducità della bellezza e del male di vivere. Personaggio singolare che si riconosce una “nolontà” nel rapportarsi con l’altro, Mario Carrieri (Milano, novembre 1932) respira dall’infanzia poesia, arte, politica e cultura attraverso il dinamico padre Raffaele e, rifiutata la carriera scolastica tradizionale, all’inizio degli anni ’50 è assunto dalla Mondadori per catalogare l’archivio fotografico del neonato settimanale Epoca. In quel periodo, realizza cortometraggi pubblicitari (alcuni trasmessi da Carosello) e ottiene riconoscimenti. Dal ’57 elabora un progetto fotografico su Milano e dei 3500 scatti 134 costituiscono il volume Milano, Italia (per C.M. Lerici) che passa sotto silenzio, ma grazie alla critica positiva del grande Ugo Mulas, con cui nascerà un profondo sodalizio, molti musei acquisiscono immagini di tale volume.
Interessanti i numerosi lavori successivi tra cui il cortometraggio sulla poetica di Eugenio Montale e l’impegnativa collaborazione con il tipografo Amilcare Pizzi con cui realizza una collana patrocinata dall’Unesco sul patrimonio artistico dell’umanità. Negli anni a seguire lavora alacremente e dal ’70 si trasferisce nello studio (in via Spallanzani) che Ugo Mulas ha lasciato in quanto malato e realizza numerosi altri lavori di prestigio in vari settori, tra cui in quello della natura morta.
Ed ecco ora 12 sue “immagini” (alcune delle quali mai esposte) di grandi dimensioni presentate a Milano nel Chiostro Ottagono delle Gallerie d’Italia (braccio culturale di Intesa Sanpaolo) fino al 4 giugno 2023 nella mostra fotografica “Mario Carrieri. Amati fiori 2023”, nell’ambito del FuoriOrticola 2023.
Le 12 fotografie sono state stampate senza usare effetti speciali o manipolazioni digitali da Egle Brambilla, presso lo studio Carrieri, con una tecnica accurata a getto d’inchiostro su carta cotone acid-free (fine art) montata su Dibond (pannelli in alluminio composito) con incollaggio museale.
La minuziosa cura delle composizioni fa risaltare come i fiori fotografati non siano al massimo del loro fulgore, ma abbiano una bellezza che l’inizio del processo di decadenza porterà a un’ineluttabile fine: il lento sgualcirsi e dissolversi sono messi in luce anche dalle minutissime sfrangiature del fondo scuro.
Su un pannello risaltano alcuni bellissimi versi di Eugenio Montale tratti dal secondo tempo di Notizie dall’Amiata, poesia finale della raccolta Le Occasioni, scritta tra gli ultimi mesi del 1938 e i primi del 1939 in un momento particolarmente difficile a livello sia privato, sia storico e comunque tra le più complesse del poeta genovese: ammirato consenso o dolorosa condivisione di sensazioni? Sicuramente esistenze tormentate in una temperie storica continuamente travagliata.
«tu seguissi
il volo infagottato degli uccelli
notturni e in fondo al borro l’allucciolio
della galassia, la fascia d’ogni tormento.
Ma il passo che risuona a lungo nell’oscuro
è di chi va solitario e altro non vede
che questo cadere di archi, di ombre e di pieghe».
Eugenio Montale, Notizie dall’Amiata (Le Occasioni), 1938-1939
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