Ossa e legno, cellule mineralizzate e cellulosa. PVC e tendini di bue, polimeri di cloruro e collagene con minerali ed elastina. Che cosa è la materia, da dove viene, a cosa serve, perché la sua qualità caratterizza la nostra percezione e i nostri pensieri? E quando, a un certo punto della nostra storia, alcuni soggetti hanno smesso di sfruttarne le proprietà ma hanno cominciato semplicemente a guardarla, ad ammirarla, a usarla per osservarla e basta? È la domanda che emerge attraversando le splendide sale della Thomas Dane Gallery di Napoli, tra gli spazi più belli ed eleganti dell’arte contemporanea della città. Le sale dai toni chiari e i colori netti del cielo e del mare partenopeo che entrano dalla magnifica veranda non possono far altro che risaltare le coloriture forti e decise dei lavori multidimensionali e multiformi di Enlightenments, 36 opere tra sculture, fotografie e disegni dell’artista francese Jean-Luc Moulène. Non si contano le mostre di questo autore navigato, classe 1955 di Reims, poliedrico e politico: Biennali di Venezia, Taipei e San Paolo, Documenta X, Centre Pompidou, Louvre, MoMa, Tate Modern e Guggenheim di Bilbao.
Abbiamo qui la fortuna di assistere a quello svolgersi, al dispiegarsi di un dialogo continuo tra Moulène e la materia, quel lento traslare da sostanza inerte a oggetto d’arte. Tra la sua eccellente capacità di illuminarne gli angoli, gli spigoli rimasti nell’ombra, rivitalizzando così concetti di forma e intenzione.
Quest’ultima, in particolar modo, diviene una responsabilità, centrale e vitale per tutto il procedimento artistico, del fruitore, di chi guarda l’opera. Non solo “oggetti complessi” dunque, ma anche un “godimento complesso”, dettato dalla felice manipolabilità di un senso che, oscuro o luminoso, rimane dialettico, inquieto, pronto a tante direzioni.
Immagine e oggetto, fotografia e prodotto. «Ciò che mi interessa sono le funzioni della trasformazione». Per l’artista le possibilità di evoluzione, come suggerisce l’agglomerato di zinco e alluminio di Fixed Zinc, Hobart (2021), non si sono ancora esaurite. È come uno stadio del mutamento, materiale e concettuale, che l’opera continua ad attraversare, faticosamente e incessantemente. “Nuove zone di esperienza” che spingono la nostra immaginazione oltre i bordi, “oltre i limiti” delle consistenze delle opere (Énigme, Le Buisson, 2024 e Caisse d’Ombres, Paris décembre, 2007).
Che la materia sia fatta di cartone, gesso, silicone, resina, colla, cera non importa. È la fusione tra oggetto e immagine, tra disegno e spazio, tra percezione e immaginazione che risulta deciso. «Ciò che mi interessa sono le funzioni della trasformazione». In un senso o in un altro. Destabilizzare, squilibrare, operare per metamorfosi ma anche ricostituire, ricollegare e ritrovare.
La montagna di resina bianca e azzurra prodotta con una stampante 3D (Vortex, 2024), sormontata da un pennacchio in bronzo di forma piramidale ricorda senza mezzi termini il Vesuvio, il celebri vulcano dormiente del golfo di Napoli. Ma non è un semplice omaggio alla città sognata per eccellenza, fatta di materia e sogni, di note e dolore, di musica e mare, di acqua, terra e fuoco. È un tentativo, ancora una volta, di manipolare delle forme apparentemente costituite, inossidabili, della materia e dell’immaginario popolare, tentando una mediazione, una riscrittura originale e proiettiva. Un ricalcare, ancora una volta, un piccolo/grande spazio di creatività e libertà, da tutto ciò che è dato, conformato, morto.
È il coraggio dell’artista che invita a misurarsi sempre con una realtà che, seppur simbolica e ritualistica, dura e inossidabile come l’acciaio, è sempre pronta ad accogliere la libertà e la fantasia dell’arte.
La mostra di Jean-Luc Moulène sarà visitabile alla Galleria Thomas Dane di Napoli fino al 15 dicembre 2024.
Attualmente in corso da Spazio Serra a Milano, il lavoro del giovane artista partito dalla street art indaga temi sociali…
A Venezia, le Stanze della Fotografia presenteranno un’ampia mostra dedicata alle influenze classiche nell’arte di Robert Mapplethorpe: nel 2026 tappe…
Si intitola SUGGELLO il progetto Hardchitepture che chiude “FARE COLLETTIVO”, rassegna culturale dedicata al fenomeno dei collettivi artistic, ospitata a…
Buoni risultati per il design di Phillips, a New York. A partire dalla prima asta statunitense dedicata alla ceramista Lucie…
Dopo Matera e il site specific nella Chiesa del Carmine, l'artista argentino torna a Genova per presentare il libro d'artista…
Il duo Bianco-Valente reinterpreta il mosaico pompeiano in chiave contemporanea con Land Code, un’opera che sfida la percezione visiva, tra…