La Galleria Monitor, con Paola Capata come porta bandiera, sta vivendo un momento di grande fermento. Non solo un’esperienza di progetti site specific qualche anno fa a New York, non solo la sede a Lisbona, dovei tra poco inaugura una mostra di Guido Van Der Werve, non solo progetti interessanti come Straperetana a Pereto, ma adesso lì, in questo paesino al confine tra Lazio ed Abruzzo, la galleria apre la sua terza sede. In un palazzo magnifico, che vede le sue finestre dirigersi verso la montagna, la dove il piccolo paese finisce e si erge davanti un paradiso montuoso. Proprio qui, dicevamo, Paola Capata, lo scorso sabato 21 ha inaugurato questo spazio, che è magnifico già di per sè. Si tratta infatti di un palazzo storico, Palazzo Maccafani, le cui stanze, con affreschi scoloriti dal tempo, sono ancora pregne di un passato importante.
È proprio in queste sale che Matteo Fato inaugura questa prima stagione della galleria.
All’artista pescarese è stata infatti affidata una doppia apertura, quella della stagione romana, nella sede storica, e quella di Pereto appunto. Una due giorni densa di pittura, dunque. Due mostre simili ma in realtà molto diverse tra loro. Intanto il soggetto è comune, ed altro non è se non una decisa convergenza verso quel tema tanto caro agli artisti del passato che è il ritratto. Fato non è nuovo in realtà a questo tipo di produzione, poiché è già dal 2012 che raccoglie immagini da ritrarre.
Con queste due mostre però si aggiunge un valore, importante, diremmo determinante, che lo accomuna agli artisti del passato, e cioè il desiderio di ritrarre dal vero, persone dunque non del passato, ma veri e proprio ritratti, come si faceva nel Cinquecento. Ecco che dunque le figure ritratte sono tutte appartenenti all’entourage dell’artista, collezionisti a lui vicini, filosofi, scrittori, giornalisti, che da sempre seguono il suo lavoro. Esattamente come si faceva un tempo, quando l’artista appunto eseguiva pedissequi ritratti dei suoi mecenati. L’idea è più o meno la stessa in fondo, perché l’intenzione dell’artista è proprio quella di portarsi dietro le figure più vicine a lui.
In mostra a Roma una serie di ritratti, realizzati con pennellate forti e decise, ma con un rigore ed una pulizia che prima sembravano essere meni presenti. Molto interessanti anche i quadri piccoli, definiti pulitura di pennello, che sono collocati in basamenti di legno, che somigliano a delle linee sinuose che un pò riportano ad un tipo di pittura di Fato risalente al 2008/2009. A Pereto la mostra prosegue, sempre con ritratti ma anche con lavori installativi che dialogano molto bene con lo spazio. Intanto un lavoro di Matteo già visto, ma che collocato in situ assume un significato molto diverso ed interessante. Si intitola Paesaggio Senza titolo con pittura. È un lavoro complesso, che però determina in maniera inequivocabile il tema che Fato vuole sostenere con questo tipo di pittura, e cioè che la pittura stessa deve poter avere una terza dimensione, quindi lo spettatore può girare attorno al quadro, ha la libertà di muoversi attorno alla cassa e dunque anche alla tela, o anche come nei piccoli formati con lo specchio sotto, entrare a far parte dell’opera stessa. Un modo dunque di fare pittura molto diverso dal concetto stesso che invece potrebbe essere sottinteso dalla parola ritratto, una qualità del lavoro che non è inquadrabile in nessuna disciplina.
Nelle sale del piano ammezzato e poi nella cisterna, siamo sempre nel Palazzo Maccafani, Fato mescola le sue doti e ritorna a proporre anche lavori installativi. Al centro del piano ammezzato una scultura realizzata con la pittura ad olio avanzata durante il processo di realizzazione dei quadri, che assume da sola una forza non comune.
Ma è la sala nella cisterna che commuove. Fato infatti fa una sorta di omaggio ad una personalità che nel mondo dell’arte del passato è stata molto importante. Cesare Manzo infatti negli anni Novanta e nei primi del Duemila inventò una serie di mostre intitolate Fuori Uso che avevano luogo a Pescara, che accolsero artisti giovani ma importanti, di fama internazionale. Matteo fato omaggia questo gallerista, che è stato il suo primo gallerista, che ha creduto in lui, che lo ha spinto ad intraprendere questa carriera e che lo ha accompagnato in questo percorso. Fino all’oblio di Manzo. Fato crea una installazione con dei neon e poi un ritratto del gallerista. Il titolo del quadro: Mai stato Fuori Uso!? (ritratto di Cesare Manzo, Gallerista, Pescara) è quanto di più poetico un artista possa dire del suo primo gallerista.
Sabrina Vedovotto
mostre visitate il 20 e 21 settembre
Dal 20 settembre al 30 novembre 2019
Matteo Fato, Immagine è somiglianza (come il ritratto sia parte della pittura)
Monitor Roma
Palazzo Sforza Cesarini
via Sforza Cesarini 43a, Roma
Monitor Pereto
Palazzo Maccafani
Piazza Maccafani, 5, Pereto AQ
Info: www.monitoronline.org
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