Mauro Staccioli (Volterra, 1937 – Milano, 2018) e il suo segno che dialoga con lo spazio. E anche con noi che lo attraversiamo dopo che è stato rivoluzionato dalle sue opere. E così ci regala infinite percezioni differenti di un luogo che forse conoscevamo, ma che dopo il suo passaggio in cui lo ha ricomposto con una sua “scultura intervento” torna ad essere misterioso. Un territorio da riscoprire. L’opera diventa un ostacolo nel cammino regolare, ma per questo è generatrice di un cambio di punto di vista. Accade a Soliera, un piccolo paese in provincia di Modena questo dopo l’installazione dell’opera monumentale nel centro storico dell’opera Portale (che rimarrà in comodato d’uso gratuito al Comune di Soliera fino alla primavera 2024) in occasione della mostra “Mauro Staccioli. [re]action”, fino al 30 gennaio 2022, al Castello Campori, curata da Lorenzo Respi, Direttore Mostre e Collezioni di Fondazione Modena Arti Visive (tra i suoi numerosi incarichi).
Una nuova punteggiatura per avviare una conversazione con lo spazio e i posti. Come ha sempre fatto: il suo metodo prevedeva di studiare gli ambienti, la storia e le caratteristiche dei luoghi nei quali è chiamato a realizzare un’opera. «Con il suo lavoro “segna” il luogo, esplicitandone la sua più intima natura e nello stesso tempo modificando la consueta percezione di coloro che si trovano ad attraversarlo», si legge nel prezioso catalogo della mostra. «Scriveva a questo proposito nel 1979: «La lepre correndo nel maggese lascia le sue impronte, lascia il segno del suo passaggio – “modella” il terreno – suo malgrado. Lo scultore ‘modella’, segna, lascia tracce, intenzionalmente, per dare altro. Lo scultore non fa la scultura perché essa si dia come fatto fisico chiuso, finito in sé stesso – sarebbe, così, atto di morte – ma perché essa dia altro, conduca verso altro; trasmetta idea, concetto, pen siero. La scultura combatte il vuoto costringendolo a una dimensione; essa si pone, presenza fisica, nella sua tangibilità materiale; dimensiona fisicamente lo spazio, è lingua dello spazio».
Quello era il passato che diventa presente grazie a Lorenzo Respi che ci racconta il motivo della scelta di questo grande scultore del secolo che mantiene un dialogo proficuo con la contemporaneità.
«Mauro Staccioli è stato uno dei protagonisti dell’arte ambientale a livello internazionale. Le sue sculture-intervento segnano, ancora oggi, i contesti urbani e i paesaggi naturali nei cinque continenti – da Atene, Bruxelles, Colonia, Monaco fino ad Arecibo, Kwachon, La Jolla, Quito, Santa Monica, Seul, Taiwan – oltre a connotare molte città italiane (tra cui Milano, Perugia, Pesaro, Roma, Volterra, Motta d’Affermo). Da sempre attento osservatore delle vicende politiche mondiali e acuto interprete delle trasformazioni culturali e sociali avvenute nel nostro Paese dagli anni Settanta ai Novanta, ha unito la ricerca minuziosa della forma essenziale – ma sempre diversa da se stessa – al valore civile del lavoro dell’artista, quel fare scultura per la collettività che lo ha spinto a uscire dai luoghi canonici dell’arte per occupare gli spazi pubblici, all’aperto. È proprio questa tensione a instaurare un dialogo muto con le persone che ha guidato la scelta espositiva di [re]action, un progetto ibrido interno-esterno, perché alla mostra temporanea nelle sale del piano nobile del Castello Campori si affianca l’installazione pubblica del monumentale Portale. Scultura alta quasi undici metri di altezza, il triangolo è “transitabile” – come avrebbe detto Mauro Staccioli – e segna una via di accesso al centro storico di Soliera diventando un “segnalatore”, un attivatore critico del territorio».
«Ho volutamente tralasciato qualsiasi approccio storico o tematico per lasciare spazio all’artista che racconta se stesso, e il suo modo di fare arte, attraverso forme solide essenziali e di medie-grandi dimensioni. Ho quindi cercato di trasferire nel percorso “fisico” di allestimento delle sale la modalità progettuale che lo scultore applicava all’ideazione e alla realizzazione delle sue sculture: la ricerca di un dialogo muto con lo spettatore per innescarne il senso critico e aprire a un confronto-scontro dialettico. In mostra sono presenti due opere inedite degli anni Settanta – recentemente riscoperte e restaurate dall’Archivio Mauro Staccioli –; due opere dei primissimi anni milanesi, riallestite con suoni e odori e materiali di scarto da cantiere, come ritrovato scritto tra gli appunti dell’artista; cementi e corten degli anni Duemila; disegni e bozzetti, oltre una videostoria animata sulla vita di Mauro Staccioli, per i bambini in età prescolare; infine, gli scatti vintage dell’amico e fotografo d’arte Enrico Cattaneo».
«Il progetto [re]action [ri]mette in atto la triplice dialettica artista-opera-pubblico, tipica del metodo di lavoro di Mauro Staccioli, ripresentando in ‘forma’ di allestimento il suo personale modo di intendere la scultura, che agisce sui volumi e si innesta in contesti chiusi e all’aperto. All’‘azione’ dell’artista corrisponde sempre una ‘reazione’ diversa dello spettatore. Il percorso espositivo tra le sale del Castello è disseminato di sculture di medie e grandi dimensioni, prive di basi, che costringono il visitatore a modificare gli usuali percorsi di visita e a percepire gli spazi con un’improvvisa sensazione di provvisorietà. «Gli interventi – sosteneva Mauro Staccioli – hanno il significato e la volontà di sollecitare una lettura nuova dei rapporti tra le forme spaziali e dei nostri rapporti con esse; nella loro provvisorietà non è secondario ciò che rimane anche ‘dopo’ (percezione del processo creativo, della sua incidenza e proiezione nel tempo) come segno di un evento, densità, di una assenza». “[re]action” provoca i visitatori alla partecipazione attiva, al gioco delle parti tra soggetto e oggetto della percezione e alla presa di coscienza dell’esistenza di un’‘anima’ critica della scultura e del fare arte. Dalla dissonanza nasce la risonanza, e viceversa, come l’unità nasce dalle differenze».
«Per Soliera l’interesse per l’arte contemporanea è un fatto recente, legato ad una precisa volontà dell’Amministrazione comunale guidata da Roberto Solomita. Il progetto sulla ricognizione del contemporaneo è iniziato nel 2018 con la mostra sulle Collezioni della Famiglia Cattelani di Modena, nella quale erano presenti i grandi nomi del Novecento, da Lucio Fontana a Man Ray, Nam June Paik e Carsten Höller, fino a Hermann Nitsch, Sol LeWitt, Joseph Beuys e tanti altri. Nel 2020, nonostante l’emergenza sanitaria Covid-19 in corso, è stata inaugurata la personale dedicata al Maestro Arnaldo Pomodoro con la contestuale installazione di Obelisco per Cleopatra, prima opera collocata nello spazio pubblico davanti al Castello Campori, dove è, e rimarrà, fino al 2023. E arriviamo all’oggi, con Mauro Staccioli e il suo Portale, che conferma la volontà di continuare a percorrere la strada della scultura che lascia il “segno”».
«Ci sono, e sono già in corso; riguardano il futuro più imminente e puntano a trasformare la città di Soliera in un museo a cielo aperto con un percorso di sculture agibili. Ancora scultura, quindi, sempre a contatto con le persone che vivono e frequentano i luoghi, almeno per i prossimi due anni». (Maria Sabina Berra)
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L’esposizione “Mauro Staccioli. [re]action”, promossa dal Comune di Soliera e dalla Fondazione Campori, con il patrocinio oneroso della Regione Emilia Romagna, è prodotta da All Around Art in collaborazione con l’Associazione Archivio Mauro Staccioli, con il supporto di Esselunga, Le Gallerie Shopping Center e REinova. Catalogo edito da All Around Art con testi di Massimo Bignardi, Alberto Fiz e Lorenzo Respi.
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Bellissimo il lavoro di Mauro Staccioli, grande e indimenticato artista.