“Meccaniche della Meraviglia” per riscrivere luoghi

di - 4 Giugno 2022

L’urbanistica e l’architettura dei luoghi pubblici e privati post pandemia Covid 19 deve ripartire dalla valorizzazione dell’arte contemporanea diffusa, per accelerare processi e opportunità di socializzazione. L’obiettivo è conoscere e promuovere il nostro patrimonio storico, artistico, culturale, paesaggistico per la comunità.
Lo spazio pubblico come ambiente sociale per eccellenza è stato il tema della sedicesima Biennale di architettura “Freespace”, 2018, a cura di Shelly McNamara e Yvonne Farrell (fondatrici nel 1977 dello studio Grafton di Dublino), incentrata sull’urgenza di rigenerare i luoghi urbani (interni/esterni) da vivere come “attori” sociali e non ospiti indesiderati.
L’Arte Pubblica continua a trovare sempre nuove pratiche inclusive all’insegna di una riappropriazione creativa dello spazio pubblico, dai Situazionisti a Ugo la Pietra, fino all’Urban art contemporanea; il luogo diventa campo di ricognizione del tessuto architettonico, estetico e sociale.
La qualità dei luoghi pubblici e privati aperti all’inclusività, scambio, confronto all’insegna della libertà da vivere dentro i palazzi inaccessibili al pubblico, è documentata da una intelligente iniziativa bresciana “Meccaniche della Meraviglia”, giunta alla sedicesima edizione, che dal 2003 propone arte contemporanea diffusa come “lente” di ingrandimento, dispositivo estetico col fine di invitare lo spettatore a stupirsi dell’incanto, la meraviglia del suo territorio e in generale a sentirsi parte del mondo, di una comunità attraverso lavori di artisti diversi, mirati “alla regione dell’evidenza evidente”.
La rassegna è un esempio di “Plastica Sociale” come scrive Albano Morandi, artista multidisciplinare, erede di Joseph Beuys, ideatore-curatore del progetto espositivo volto a far conoscere la grande bellezza e potenzialità del territorio bresciano.
“Meccaniche della Meraviglia” a Brescia e provincia, organizzata dall’Associazione Meccaniche della Meraviglia, in collaborazione con i comuni di Brescia, San Felice del Benaco, Moniga del Garda, Puegnago sul Garda e la Provincia di Brescia, con il contributo della Fondazione della Comunità Bresciana e della Fondazione ASM, si intreccia con il borghi affacciati sul lago di Garda e punta sulla concezione sociale dell’arte.
La riscoperta di Brescia attraverso mostre diffuse ideate in diversi luoghi si è aperta con la mostra al Museo Civico di Scienze Naturali (via Antonio Federico Ozanam 4) con l’imperdibile mostra “Fulgura et Fossilia” di Fabio Roncato (Rimini , 1982), a cura di Ilaria Bignotti e Paolo Schirolli (fino al 31 dicembre).

Fabio Roncato, Conscious thought, 2021, stampa lightjet su carta fotografica, vetro, display in acciaio, 58x25x126h. cm, courtesy l’artista

Questa singolare esposizione complessa e raffinata non si racconta, è necessario scoprire dal vero il dialogo sotteso tra l’arte e i fossili di rara bellezza, conservati nel museo bresciano: un pesce triassico, una pista di impronte permiani con impronte di vertebrati del Paleozoico, e le opere di Roncato realizzate con l’uso della scarica elettrica sulla materia. Qui, tutto è incentrato sul significato della traccia, segno, quale presupposto formale e concettuale insieme, come dimostrano in particolare le due opere Conscious Thoughts (2022), diafane lastre impresse da lampi azzurri che tracciano carte o paesaggi neuronali che evocano antiche stampe giapponesi. Il blu marino domina anche nell’installazione ambientale Faithful (2017), realizzata nei Paesi Bassi, composta da decine di mattoni di riuso dipinti con inchiostro azzurro come il cielo; una distesa di “mattoni di mare” sulla quale è possibile passeggiare per immergerci nell’infinito.
A Palazzo Bargnani (corso Giacomo Matteotti 8), Angelo Pretolani (Genova, 1953), presenta una installazione di 40 leggii con spartiti “dissegni” come scrive l’artista, di forma circolare, realizzati su supporti diversi (tela, carta da parati, legno, carta) con penna biro colorate, acquarello e alcool, comprensivi del progetto Apparizioni sotto il selciato, a cura di Elena Di Raddo, in collaborazione con Mandelli Arte. Per saperne di più basta cercare l’opera condivisa il lavoro di Pretolani in Facebook, così farete parte di un progetto di arte relazionale attraverso i social media (fino al 3 luglio).

Nicola Fornoni, Take a breath and let it go, MO.CA, 2022, foto di Petrò Gilberti

Al MO.CA–Centro per le nuove culture (via Moretto 78), commuove la forza fragile di Nicola Fornoni (Brescia, 1990), con la mostra composta da tre lavori Take a breath and let it go, a cura di Melania Raimondi e Camilla Remondina. In un palazzo incantevole, spiazza il video della performance The beginning (light), in dialogo con il suo opposto The beginning (weight), incentrati sul binomio leggerezza /pesantezza, a confronto con installazioni 3,5 kg di piume e una decina di sfere di metallo, elementi utilizzati nei video dell’autore che sfida l’impossibile, visibile nelle sue opere. (fino al 3 luglio)

Nel mandala meravigliato delle cose di Maurizio Pellegrin, Palazzo Averoldi, Brescia. Ph. Petrò Giliberti

L’itinerario delle mostre a Brescia si conclude a Palazzo Averoldi (Contrata Santa Croce 38), aperto al pubblico per la mostra “Nel mandala meravigliato delle cose” di Maurizio Pellegrin (Venezia, 1956), a cura di Ilaria Bignotti e Camilla Remondina, in collaborazione con Galleria Marignana Arte e Galleria Michela Rizzo. L’installazione suddivisa in tre ambienti magnificamente affrescati in un palazzo del cinquecento nel cuore della città, inscena sottese corrispondenze tra il luogo e le opere, tra passato e presente in cui ogni singola sala apre il nostro sguardo a nuovi orizzonti e narrazioni evocati da cose , oggetti usati precedentemente dall’uomo per differenti usi sociali, religiosi, artistici e altro che mappano il percorso della mostra.
Il progetto espositivo itinerante “Meccaniche della Meraviglia” prosegue sul lago di Garda, con una serie di esposizioni aperte al pubblico fino 2 ottobre: “Black And White Meet Red II”, nel Parco del Castello di Moniga del Garda (via Castello 1) di Rita Siragusa (Brescia, 1973), a cura di Elena Scuri; “Transiti” di Sonia Costantini (Mantova, 1953) a Puegnago negli spazi della Fondazione Vittorio Leonesio (via Palazzi 15), a cura di Mariacristina Maccarinelli, a San Felice del Benaco (Chiesetta Ex Cimitero, piazza Moniga 4). Chiude il tour espositivo in provincia di Brescia il progetto “Filò” di Valentina Vannicola (Roma, 1982), a cura di Aida Biceri, incentrato sull’analisi del tessuto, volto a intrecciare tableux vivant in rapporto con la comunità e gli abitanti che hanno condiviso l’opera relazionale.

Sonia Costantini, MB 10-28 Blu Cobalto, 2010, acrilici e olio su lino, 90×72 cm, ph. Bruno Bani, Milano – Courtesy l’artista

Concludendo, ogni singola mostra è un tassello di un complesso e contraddittorio mosaico chiamato ricognizione creativa dello spazio pubblico, quale narrazione e testimonianza di ciò che è stato e potrebbe essere, ma da noi dipende come lo ripenseremo, poiché è l’espressione più civile e democratica di convivenza tra l’individuo e la collettività. Nell’ambito del turismo e vacanze in prossimità, l’Italia vanta una bellezza diffusa distribuita che va dall’arco alpino alla dorsale appenninica, isole comprese; Brescia, con l’iniziativa “Meccaniche della Meraviglia”, è capace di edificare un senso di comunità, di “star bene” nei propri paesi, in cui ogni singolo cittadino o turista non per caso si sente a casa propria.
Questo meta-progetto è un paradigma del valore sociale dell’arte contemporanea, tutt’altro che effimero, quale atto di ri-costruzione civile, meravigliosamente creato sulla spinta idealistica e visionaria dei curatori e delle amministrazioni che l’hanno condiviso, con l’obiettivo di inscenare meccaniche di valori comunitari extra-ordinarie.

Jacqueline Ceresoli (1965) storica e critica dell’arte con specializzazione in Archeologia Industriale. Docente universitaria, curatrice di mostre indipendente.

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