Alla galleria Metronom di Modena è in corso la bi-personale di Marit Wolters (Achim, Germania, 1985) e Andrea Pertoldeo (Udine, 1971), entrambi artisti della galleria.
«I Minimi naturali, con riferimento alla filosofia di Aristotele, – ha spiegato la galleria – sono «le più piccole parti in cui si può dividere una sostanza senza perderne il carattere essenziale». Aristotele rifiuta il concetto di vuoto a favore di una continuità spazio-temporale che rende ogni oggetto che occupa un certo volume nello spazio in teoria infinitamente divisibile. I Minimi naturali sono ciò che “resta” di questo processo di divisione che però mantiene le caratteristiche essenziali di una sostanza. Pertoldeo e Wolters mettono in atto, utilizzando diversi mezzi, la fotografia e la scultura, una ricerca di riduzione all’essenza e di continuità spazio-temporale».
Nel percorso espositivo, ha proseguito la galleria, «i lavori dei due artisti, una ridotta e conclusa serie fotografica, Il Roseto, e Seamless, una serie di sculture in acrilico e polvere di marmo, offrono possibilità di un riconoscimento allusivo: la ripetizione di elementi del Roseto e la ripetizione delle linee di Seamless non si conclude in un rispecchiamento quanto nel tentativo di ‘far vedere’. Ci si trova immersi, coinvolti e distrattamente persi in un perimetro, quello dello spazio espositivo, che grazie alle opere – esempio elettivo di “minimo naturale” – indirizza lo sguardo senza però costringe o limitare lo spazio della possibilità».
«Marit Wolters è una scultrice, il suo lavoro è un costante testare e sperimentare le possibilità di una materia. Le sue opere sono spesso ambientali, site-specific nel senso che dialogano con lo spazio in modo aperto e totale e, trascendendo i limiti dello spazio stesso, ne ampliano le possibilità, sia percettive che concettuali. Seamless è una serie di sculture ‘senza soluzione di continuità’. I segni, geometrici, simbolici, che traccia sono lievi e marcati allo stesso tempo. La solidità del materiale è ambigua e dalle sfumature minime, a attirare lo sguardo.
L’attenzione alla materia, ai materiali, è rigorosa e fondante ma al tempo stesso ricerca nuove possibilità e nuove funzioni: Wolters non può mai sapere in anticipo come un materiale reagirà rispetto a un certo processo e questo non solo riferendosi alla forma, ma è il processo dell’esperienza che rivela diverse e spesso sconosciute caratteristiche», ha ricordato la galleria.
«Andrea Pertoldeo compie un ‘viaggio minimo’ all’interno del perimetro circoscritto di un luogo conosciuto, un roseto. Pertoldeo è un fotografo che privilegia architettura e paesaggi, nella sua ricerca la rappresentazione e l’indagine sul paesaggio è portata avanti in parallelo a quella di confine. Il Roseto di Andrea Pertoldeo, fotografato in un tempo di attesa e di transizione, quello della fine dell’inverno, attraverso movimenti di avvicinamento e di distanza, ci offre essenza, struttura e variazione allo stesso tempo, condensati nel tempo fermo della fotografia.
Non sono i colori quanto la struttura di rami e appendici, spogliati di materia sostanziale ma accessoria – foglie, fiori – ma riconoscibili nei tratti essenziali. Una presenza che si gioca tra gli interstizi di architettura e paesaggio e che conferisce, attraverso il dettaglio, una monumentalità compiuta.
Il limite, il confine, qui non è delle possibilità espressive o della riduzione alla bidimensionalità, ma è quello che, con gesto consapevole e reclamato, Pertoldeo compie con la scelta del luogo e del proprio spostarsi e muoversi, senza soluzione di continuità, all’interno del luogo stesso. La serie fotografica costituisce quell’elemento di continuità (nessuna cornice lo può limitare) tra spazio e tempo vicino a quello che Wolters ricerca negli esiti del suo lavoro Seamless», ha aggiunto la galleria.
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