Visitare la sede di San Gimignano della Galleria Continua significa muoversi attorno allo spazio principale della galleria, l’ex cinema a pochi passi dalla piazza principale del paese. Nelle sue immediae vicinanze si trovano diversi locali trasformati in sedi espositivi della galleria: gli appartamenti all’ultimo piano dell’Hotel Leon Bianco, l’Arco dei Becci, la Cisterna e la Torre.
In questi mesi in questi spazi è possibile immergersi nelle personali di quattro artisti: Moataz Nasr (1971, Egitto), Kiki Smith (1954, Germania), José Antonio Suárez Londoño (1955, Colombia) e Joan Capote (1977, Cuba), per la prima volta in Italia. Quattro mostre che nel loro rigore espositivo tracciano altrettanti modi di leggere la contemporaneità, muovendosi tra storia individuale e grandi cambiamenti epocali.
Solitamente le viste alle mostre iniziano nello spazio principale, l’ex cinema, ma questa volta vi proponiamo il tour come lo ha organizzato per noi la galleria, durante il quale ogni artista ha spiegato la propria personale.
La prima tappa è negli spazi del Leon Bianco, dove si trovano le personali di Kiki Smith “Compass”, e di José Antonio Suárez Londoño “New Drawings 2018-2019”.
Il titolo “Compass” fa riferimento sia alla bussola che allo strumento per tracciare i cerchi, e nasce dal lavoro di insegnante in accademia di Kiki Smith. Attraverso opere recenti, raccontate da una magnetica Kiki Smith, la mostra riflette sul rapporto tra la figura femminile e la natura: disegni su carta di riso giapponese e su carta nepalese, arazzi, sculture in bronzo e in alluminio, stampe a contatto su carta fotografica di gelatina d’argento e cianotipie su foglie d’oro.
Il percorso si conclude all’Arco dei Becci, dove sono collocati, tra le altre opere, due grandi arazzi “di ritorno” dalla personale a Palazzo Pitti, nei primi mesi del 2019.
Sempre nelle sale del Leon Bianco la personale di Josè Antonio Suarez Londoño, che qualcuno ricorderà dalla 55ma Biennale di Venezia, nel 2013, curata da Massimilano Gioni.
È Londoño stesso a raccontare “New Drawings 2018-2019”, che con centinaia di disegni schiude al visitatore la dimensione della ricerca dell’artista, per il quale fin dagli anni Settanta il disegno quotidiano è una necessità, scandita dalla costante sperimentazione di supporti cartacei e dall’indissolubile legame la lettura, che influenza la sua produzione.
Esempio di questa pratica è la serie di 365 disegni eseguiti giornalmente dal primo gennaio al 31 dicembre 1999 e nati dalla lettura di “The Journal of Eugene Delacroix”, unica opera non nuova in mostra, ma che permette una comprensione profonda del modo di lavorare dell’artista.
Nel percorso espositivo di grande impatto è la sala in cui Londoño realizza la sua prima opera di disegni su muro, popolata da una miriade di disegni di cui sono tracciati unicamente i contorni, tra figure surreali e connessioni affidate all’osservatore.
Uscendo dall’edificio e attraversando la piazza si accede a “Sujeto Omitido”, la personale del cubano Yoan Capote, alla sua prima mostra in Italia, che ha iniziato la propria produzione artistica negli anni Novanta e è entrato in contatto con la Galleria Continua grazie alla sua sede di La Havana.
Nel percorso espositivo si incontrano dapprima le marine, che da lontano sembrano dipinti, ma da vicino è possibile cogliere come le onde siano in realtà formate da migliaia di ami da pesca, e le sculture nate dalla storia personale dell’artista.
«“Sujeto Omitido” presenta una selezione di opere che hanno segnato l’ingresso di Yoan Capote nell’establishment artistico internazionale: alcuni dipinti della serie Island e un gruppo di sculture che contraddistinguono il percorso dell’artista e che si ispirano principalmente ad oggetti, immagini e frammenti di corpi che intendono evocare la presenza dell’individuo rispetto all’assenza o alla condizione anonima», ha spiegato la galleria.
Il tour prosegue nel grande spazio dell’ex-cinema, con “Paradise Lost”, un nuovo progetto espositivo di Moataz Nasr, a cura di Simon Njami, che insieme hanno raccontato la mostra.
Maotaz Nasr è considerato tra gli artisti egiziani più importanti della scena contemporanea e ha rappresentato la sua nazione alla 57ma Biennale di Venezia, nel 2017.
Nella personale a San Gimignano, oltre al video realizzato per la Biennale The Mountain (2017), sono esposte opere che spaziano all’interno del vasto spettro dei media utilizzati da Nasr: «Attraverso molteplici linguaggi artistici, che spaziano dalla pittura alla scultura, dalla fotografia alla video-arte al disegno, Moataz Nasr affronta problematiche sociologiche, filosofiche, storiche, geografiche, politiche, muovendosi in uno spazio che va dall’Africa al resto del mondo. Legato alla sua terra d’origine ma perfettamente calato nella società contemporanea, l’artista fa della sua appartenenza geografica pretesto per andare oltre i confini politici e religiosi, proiettarsi verso il dialogo tra storie e culture», ha ricordato la galleria.
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