Opere d’arte dalle collezioni civiche pordenonesi (e non solo), capitolo secondo. Si potrebbe sottotitolare anche così la mostra Mondi possibili, che sarà visitabile fino al 28 gennaio 2024 alla Galleria Harry Bertoia di Pordenone e in altre due location della città sul Noncello. Seguito ideale dell’esposizione Il sogno delle cose del 2021, (ri)propone infatti piccoli e grandi capolavori solitamente conservati nei depositi museali di Palazzo Ricchieri, Museo Civico d’Arte di Pordenone, ma anche di altre importanti raccolte cittadine come la collezione Concordia Sette del Centro Culturale Casa Antonio Zanussi e il posseduto del Museo d’Arte Sacra della Diocesi di Concordia-Pordenone.
Non solo astrattamente, dunque, ma concretamente, parte del patrimonio artistico della città è così riunito in un unico progetto espositivo, a cura di Alessandro Del Puppo e William Cortés Casarrubios, che propone al visitatore ben 140 opere tra pittura, scultura e arti grafiche in otto percorsi tematici. Otto sezioni per otto “mondi possibili”, ovvero modi possibili di intende l’arte e la pratica artistica tra ‘800 e ‘900, e altrettante chiavi di rilettura, a ricordarci come possano esistere diverse prospettive da cui osservare e studiare una stessa opere d’arte.
Il gruppo più corposo di opere è ospitato alla Galleria in corso Vittorio Emanuele con nomi internazionali quali Paul Delvaux, Toshimitsu Imaï, Harry Bertoia accanto ad artisti friulani di richiamo nazionale come Mirko Basaldella, Luigi Spacal, Luigi Vettori e Armando Pizzinato. Se il nucleo monografico Due o più figure – allusione al saggio di accesso all’accademia – indaga le possibilità che possono scaturire da un medesimo problema figurativo, la sezione La città e la Regione è invece dedicata al paesaggio friulano, mostrando come lavori di stili e periodi diversi affrontino un medesimo soggetto geografico, diventando documenti di come un luogo cittadino sia cambiato nel tempo. Un ulteriore complesso di opere esplora invece come gli artisti pordenonesi e friulani abbiano portato avanti la propria ricerca nel difficile periodo Tra le due guerre mondiali, divisi tra impegno e ripiegamento intimista.
Nelle Stanze del Cardinale, è presente un consistente nucleo di opere, suggestive ed esotiche, lascito del cardinale Celso Costantini (1876-1958), Nunzio Apostolico in Cina dal 1922 al 1933, che testimoniano l’anelito dell’alto prelato friulano – studioso d’arte, scultore per diletto egli stesso, fondatore della rivista Arte sacra – di dare vita a una nuova arte cristiana cinese all’incrocio tra Oriente e Occidente. Dedicata alla “nascita di un artista”, una serie di opere di Luigi Vettori – diversi saggi e prove artistiche, dalle proiezioni ortogonali agli studi di ornato e di architettura per giungere infine al dipinto su tela – che raccontano Come si diventa pittori. Chiude un itinerario Tutto su carta, una selezione di lavori che dimostrano le potenzialità di opere che hanno come medium privilegiato la carta appunto.
Il percorso espositivo si integra poi con un’installazione di sound art concepita ad hoc dall’artista goriziano Michele Spanghero. Intitolata Haiku (2023) e ispirata proprio dagli spazi del Civico Museo Ricchieri, l’opera sembra simbolicamente essere un trait d’union tra passato, presente e futuro dell’arte, dei suoi spazi espositivi e dei suoi artisti. Un’appendice è ospitata al Centro Culturale Casa Zanussi con I pittori di Pier Paolo, ovvero tutti gli artisti di cui un giovane Pasolini ha scritto in veste di critico d’arte, da Federico De Rocco ad Anzil.
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