Sarà visitabile fino al 19 giugno 2022, al Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea Palazzo Belmonte Riso di Palermo, la mostra “IN CONTACT WHILE BURNED” di Morgane Tschiember, con un contributo sonoro di NIKISI. Allieva di Christian Boltanski, all’interno della mostra viene posta in dialogo con il suo maestro, anticipando spazialmente la fruizione. Due sono le stanze dedicate ad ambedue: di Boltanski troviamo opere quali “Teatro d’ombre”, ritratti e “Cappotti Neri”. Tschiember segna lo spazio antecedente, creando un colloquio con Boltanski e offrendo al pubblico un’opera che ha a che fare con la sua residenza siciliana. Due sono le opere presenti e in ambedue risuonano le frasi “IN CONCTACT WITH BURNED” e “SEPARATE WHILE EXTINGUISHED”.
Inizierei dalla sala 2, in cui l’opera è una costellazione di catene da marinaio in ceramica e marmo, impregnate di materiali tipicamente siculi: olio essenziale d’arancia, petrolio, nero di seppia, succo di melograno, vino. L’artista compone diversi ammolli per creare un rituale diverso per ogni elemento che compone il lavoro. L’opera, che copre pareti e il pavimento, si completa di uno spargimento sul pavimento di fiori che si sono seccati col tempo. Tschiember partecipa, come lei stessa afferma, ai cambiamenti di colori e odori dei materiali esposti in omaggio a «Questa terra nutriente, a questa terra irregolare», spiegano dal Museo, e all’essere umano in genere e alla sua complessità.
La sala 1 invece è più complessa. L’opera è stata progettata in un modo che il pubblico non ha potuto vedere. Entrando troviamo dei ceri posizionati in modo ordinato su due file sul pavimento: si toccano le parti inferiori e gli stoppini creano i filamenti finali, le bordure di questo tappeto di cera. Evidente è l’incisione della scritta “IN CONCTACT WITH BURNED” che viene ripresa nella stampa di una pila di fogli bruciati dall’artista, in un rituale creato con il fuoco e l’accensione di questi ceri.
Scopriamo che l’installazione non era stata pensata in questo modo. I ceri dovevano essere posizionati come una tenda, come uno specchio, e il fruitore doveva e poteva guardare da ambo le parti, tanto da raggiungere l’altra scritta (poggiata sul pavimento e invisibile allo spettatore) “SEPARATE WHILE EXTINGUISHED”. I ceri, dal basso, avrebbero dovuto bruciare in un tempo che non era importante perché già la sola accensione e la sola possibilità di bruciare quei fogli poggiati a lato avrebbe creato un rituale.
Questi ceri votivi ruotati a mano, di provenienza catanese, sono stati inoltre imbevuti di colore: dalla cera d’api centrale si dirama verso l’esterno una gradazione che porta al bianco, a significare la vita che non prosegue in linea retta ma che si direziona in più parti, in linee differenti.
Nonostante l’opera non sia installata come pensata ma adattata alla temperatura della città di Palermo che, sicuramente, nella stagione estiva avrebbe fatto sciogliere la cera, non è meno dirompente l’emozione che produce e, invece di svelare un Christian Boltanski come l’oltrepassamento di una condizione per immergersi in un’altra, l’opera si pone come accompagnamento spirituale dall’allieva al maestro, dalle opere di Morgane Tschiember in piena luce a quelle di Boltanski al buio di faretti blu.
Il tutto è accompagnato dalle sonorità site specific di NIKISI al fine di «Completare una dimensione olfattiva», di cui purtroppo, a ceri spenti, non rimane traccia se non in un immaginario che l’artista offre con grande maestria.
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