Quando parliamo di Manfred Pernice (Hildesheim, 1963) facciamo riferimento a uno degli artisti che sicuramente ha vissuto e assorbito l’estetica legata alla Berlino post-unificazione. Una nuova bellezza, fatta di trasformazione, di rinascita delle – e dalle – rovine urbane, di memoria post-bellica e di reinvenzione socio-economica dopo i traumi della guerra. Partendo da questo presupposto, è chiaro come la sua arte sia pensata per inserirsi nei crepacci del tessuto urbano e umano. Ed è seguendo questa dinamica che Pernice entra negli spazi della Galleria Fonti, a Napoli, suggerendo così un dialogo serrato tra presente, passato e futuro, tra la memoria storica, attualità e ogni possibile oblio. Con le sue opere, dunque, l’artista tedesco non solo esplora la fisicità degli spazi ma analizza finemente anche le implicazioni socio-politiche che li permeano.
Le sue sculture/installazioni, sono realizzate con materiali semplici, come compensato o truciolato, anche di riciclo, e hanno la caratteristica di porsi sempre al limite tra un mondo metaforico e uno essenziale. Questi lavori riflettono sulla stratificazione della storia e sulle esperienze umane più complesse, offrendo al pubblico una doppia visione che ruota tra l’abitare e l’armarsi, tra il vivere pacificamente e il nascondersi, alla ricerca di salvezza. Ogni oggetto è di per sé apparentemente innocuo e scandisce, con la sua presenza, gli spazi della galleria ma, allo stesso tempo, si trasforma in un’arma tagliente e letale. Sarà poi lo stesso ambiente ad alimentare la sua nuova funzione, una doppia valenza di luogo di contemplazione o da cui fuggire rapidamente.
La Galleria Fonti si trova a pochi passi da Piazza del Plebiscito, in una zona di grande rilevanza storica e culturale, oggi appesantita dalla vocazione turistica e commerciale e una simile percezione di oppressione penetra anche nel microcosmo dello spazio espositivo attraverso le opere di Pernice, generanti un profondo senso di umana solitudine. meinField, letteralmente Il mio campo, si configura, così, come un luogo simbolico ma familiare, in cui un’atmosfera carica di pericoli evoca l’immagine di un momento di preparazione e organizzazione di una struttura difensiva. La minaccia, la tensione e la paura fungono da motivazioni per l’installazione di sistemi di difesa che assumono le forme di mobili, oggetti d’arredo urbano e strani dispositivi. Tra cui otto strutture/contenitori dalla forma cilindrica che celano un falso potenziale arsenale, dove l’aspetto di ogni cosa ci riconduce agli albori dell’umanità , sempre in lotta contro qualcuno e per qualcosa.
Attraverso il suo lavoro, Manfred Pernice invita a esplorare i recessi nascosti della città e a interrogarsi sulle sue trasformazioni, provando a riconoscere la bellezza nella sua complessità . Le sue opere testimoniano non solo il passaggio del tempo e l’impatto dell’urbanizzazione ma anche la resilienza e la creatività umana, di fronte alle difficili sfide del mondo contemporaneo.
La mostra di Manfred Pernice sarĂ visitabile alla Galleria Fonti di Napoli fino al 22 marzo 2024.
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