A Palazzo Strozzi è la volta di Natalia Goncharova, l’artista dei primati. Ne ha inanellati una serie. È la prima artista – siamo tra gli tra il 1910 e il 1915 – ad aver esposto nudi in Russia, la prima ad essere accusata di blasfemía, la prima a subire il sequestro delle sue opere e il conseguente processo, da cui uscì assolta, la prima a cui è stata dedicata una grande personale a Mosca, la prima ad essere definita “leader dei futuristi ” e ancora a dipingersi volto e corpo in una performance ante litteram, la prima ad avere 12.000 visitatori ad una sua personale, a ballare il tiptap nel primo film dell’avanguardia russa “Dramma del Cabaret”, a realizzare figurini e non solo per Diaghilev e i per i Ballets Russes, e infine questa sua a Firenze ė la prima retrospettiva in Italia. Una figura dalle tante sfaccettature che scompagina anche i tempi del percorso dell’emancipazione femminile, anticipando di più di cent’anni il ruolo che solo recentemente la società, almeno quella occidentale, ha riconosciuto alla donna.
La mostra puntualizza nel dettaglio la sua vita, grazie ad un parterre di eccellenti studiosi che l’hanno voluta e curato i diversi capitoli per coprire tutti gli aspetti della sua incontenibile versatilità.
Arturo Galansino, Frances Morrison, Marja Sakari, direttori rispettivamente di Palazzo Strozzi, Tate Modern e Ateneum Art Museum Finnish National Gallery, Eugenia Iliukhina, Timo Huusko, Eugenia Petrova, Zelfira Tregulova, Jane Pritchard, mentre Ludovica Sebregondi e Matthew Gale ne hanno amplificato il messaggio in Gran Bretagna e in Italia.
Dotata di una personalità poliedrica Natalia Goncharova ama giocare libera. A Mosca frequenta Architettura, scelta molto rara ai tempi per una donna, ma anche pittura, scultura, danza, sempre pronta a guardare oltre e ad esplorare nuovi “territori”. Classe 1881. La sua famiglia, una famiglia della buona società, se pur impoveritasi, permise a Natalia di crescere in un clima molto ricco culturalmente, tra la madre vicino all’Accademia Moscovita di Teologia, il padre architetto e matematico e il fascino della sua prozia Natalia Nicholaevna Goncharova, moglie di Alexander Pushkin morto come tanti allora in un duello. La pronipote studierà a Mosca e ai primi del Novecento, ancora giovanissima, conoscerà Mikhail Larionov, estroverso e spiritoso quanto lei rigorosa e riservata. Fondarono diversi movimenti, il primo “Il Vello d’Oro” cui aderirono in seguito anche Maleviç e Kandinsky. Vissero insieme tutta la vita, in un rapporto aperto, controcorrente allora più che mai, tanto che Natalia arriverà a schiaffeggiare pubblicamente chi l’aveva presentata come Madame Larionova.
Si sposeranno molto in là, nel 1955 regolarizzando la propria posizione solo per garantire un futuro alle proprie opere.
A Mosca si parlava francese, Parigi era l’interlocutore naturale.
Serghiei Diaghilev la invita a partecipare al Salon d’Autumne per “Exposition de l’Art Russe”. Stregata da parterre artistico parigino che a Mosca era ben rappresentato grazie alle collezioni straordinarie di Sergei Shchukin e Ivan Morozov, promotori dell’Avanguardia russa. Natalia si ritrova tra i Renoir, i Cezanne, Toulouse-Lautrec, Van Gogh, Rousseau il Doganiere, Derain, Picasso e Gauguin e quest’ultimo la colpisce nel profondo. La notorietà aumenta anche per gli scandali che costellano la sua vita. Kandinskij la invita intanto a partecipare a Monaco di Baviera alla seconda mostra del Bleue Reiter. In questi stessi anni con Larionov sviluppa il Raggismo, una ricerca che intende coniugare le tendenze moderniste.
Nonostante le atrocità di due conflitti mondiali e la depressione del ‘29 il mondo culturale russo è molto effervescente e Natalia prende parte ad alcune performance provocatorie con il volto ed il corpo dipinto e con scritte offensive secondo i principi della body art futurista. Solo nel ‘14 lascia per la prima volta la Russia, per poi trasferirsi definitivamente nel ‘15 a Parigi.
Goncharova e Larionov diventano riferimenti imprescindibili dell’Avanguardia, creano e partecipano ai movimenti più innovativi. Gli artisti francesi tuttavia, soprattutto Gauguin e Matisse improntano profondamente la sua cifra che si emanciperà poi grazie alla sua versatilità. Ne è un esempio lo splendido paravento, dallo stile personalissimo, restaurato grazie alla Fondazione del Vecchio e qui esposto. Questo e tanto altro, che non può essere contenuto in poche righe, è la Goncharova, che preda di una passione incontenibile per l’arte e la vita continuerà fino alla fine la sua ricerca tesa a cercare il lessico che coniugasse tutte le espressioni d’arte e le diverse culture.
Tiziana Leopizzi
Dal 28 settembre 2019 al 12 gennaio 2020
Natalia Goncharova
Palazzo Strozzi, Firenze
Orari: Tutti i giorni inclusi i festivi 10.00-20.00
Giovedì 10.00-23.00
Info info@palazzostrozzi.org, prenotazioni@palazzostrozzi.org, www.palazzostrozzi.org
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