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Nella pittura di Michele Cesaratto entra tutto e nulla permane: la mostra da Acappella
Mostre
C’è qualcosa nella pittura di Michele Cesaratto che sfugge eppure si sente sulla superficie della pelle. Come il vento sul greto di un fiume, il ricordo di un volto amato, la luce di un tramonto che si svolge tra i rami spogli degli alberi con la certa lentezza di un gesto rituale. Piangendo, la sua seconda mostra personale alla Galleria Acappella di Napoli, si configura come il diario visivo di una sensibilità in perenne movimento, disinteressata alla monumentalità, tendente all’effimero, alla traccia lasciata, alla vibrazione.

Classe 1998, friulano di Gradisca di Spilimbergo, Cesaratto si forma prima nel paesaggio che nei manuali: la sua traiettoria passa per le Accademie di Firenze e di Venezia ma ritorna sempre al Tagliamento, ai suoi canali, custodi di un tempo fluviale che è quello che poi va a scandire le sue opere. Lì, tra i sassi levigati e i campi, prende forma uno sguardo che è insieme contemplativo e resistente. Non è una pittura nostalgica, piuttosto è in cammino su un sentiero, come si immagina l’incedere dei maestri trecenteschi che ne ispirano le atmosfere – Fra Angelico, Pisanello, Pollaiolo — e degli artisti cinesi dell’epoca Tang e Yuan di cui assimila lo spirito. Le sue tavole, spesso realizzate con legni ritrovati, raccolti e lavorati, sono piccoli mondi autosufficienti, in cui il pigmento stesso è risultato di un meditato procedimento di studio, di ritrovamento, di un momento di raccolta, di osservazione della natura.


Dunque, come evidenziato anche nel testo di Roberto Mezzaroma che accompagna la mostra, il paesaggio, da sfondo, diventa evento, si fa soggetto, come in un’opera di Bruegel il Vecchio. Questo corpo narrativo si estende su un piano orizzontale rispetto alle figure evanescenti che, d’altra parte, sembrano voler sfuggire, distese con le mani in grembo, in piedi con la testa leggermente reclinata. Così, lo spazio intimo della Galleria Acappella si impreziosisse di istanti condivisi, echi lontani di altre iconografie come piccole icone personali da custodire in un bagaglio, ogni scena è un punto di passaggio, una rappresentazione viaggiante. Volti, animali, alberi, momenti, dettagli fugaci, tutto può entrare in questa pittura dei margini ma nulla vi resta in forma stabile.




La mostra di Michele Cesaratto alla Galleria Acappella di Napoli sarà visitabile fino al 20 aprile 2025.


