Una mostra che cade in corrispondenza dell’84esimo compleanno del maestro Fabrizio Plessi, a cui è dedicata la retrospettiva, definita dal fondatore, Alberto Peruzzo, «dialogo e unione fra il passato e arte contemporanea». Fondazione Peruzzo si trova infatti sopra ad un sito archeologico romano, rinvenuto durante il lungo restauro dell’ex chiesa di Sant’Agnese, iniziato nel 2015. Per la prima volta nella storia delle mostre qui ospitate, i frammenti e i reperti recuperati durante gli scavi archeologici interagiscono con le opere d’arte.
Nero Oro genera da una esperienza passata, svolta a Brescia, durante la quale si era cercato di ristabilire un legame tra passato e presente. Ora, qui a Fondazione Peruzzi, nel richiamare quell’esperienza si è andati a delineare una nuova astrazione nella quale il collegamento fra la realtà storica e quella contemporanea è rappresentata dal tema del frammento, che emerge preponderante nella prima installazione, Video installazone di Mosaico, 2024, situata nella ex Navata. Qui, prosegue Caldura, «l’artista rilegge il tema dell’ornamentalità del passato, la digitalizza per portare il passato ad oggi ».
Il frammento di affresco – ritrovato negli scavi- ritorna dunque qui nella forma di tessera musiva. L’installazione infatti non vuole essere ‘finita’ e ‘delineata’ ma appunto frammentata, al fine di generare una rilettura ed un collegamento fra queste due apparentemente distanti realtà temporali. La stessa vibrazione acquea, che anima il mosaico, vuole richiamare a questo concetto di fluidità fra presente-passato, due dimensioni che si contaminano l’un l’altra.
Il dualismo fra antichità e contemporaneità è inoltre ben visibile nell’istallazione site-specific, Videoinstallazione di strada romana, 2024, collocata nell’Ipogeo. Qui un grande schermo proietta l’immagine del lastricato romano, situato sotto ai nostri piedi, avvolto da un ruscello d’oro che vi scorre sopra ad esso.
Un ulteriore aspetto determinate che emerge dall’esposizione Nero Oro è l’approccio di Fabrizio Plessi nei confronti dell’opera d’arte. Tutti i suoi lavori hanno origine da un foglio bianco, ed è su questo che il suo lavoro prende forma, concretizzandosi. La sacrestia ospita infatti solo alcuni dei suoi 16.000 disegni, che includono sia opere nuove che rielaborazioni di progetti passati, evidenziando un costante processo di rielaborazione e sviluppo delle tematiche precedenti in una prospettiva moderna.
Fra i progetti ritroviamo pure quello per Foresta di Fuoco,2001, videoinstallazione che richiama il dipinto Legàmi,1970. Le due sono poste in un dialogo con l’opera di Jannis Kounellis, Senza titolo, 1996, appartenente alla collezione permanente della Fondazione, a richiamare il tema della verticalità che è presente in modo differente in tutte e tre le opere.
Nero Oro si propone dunque come un’opportunità per immergersi in un dialogo coinvolgente tra passato e presente, guidato dalla visione artistica di Fabrizio Plessi. La rielaborazione costante di progetti e temi già precedentemente affrontati nelle sue opere, manifestata attraverso i suoi disegni e le sue installazioni, evidenzia un’evoluzione continua e una ricerca di significato nell’arte contemporanea. «Io cammino con un piede nella modernità e un altro nell’antichità -conclude Fabrizio Plessi-, è un modo scorretto di camminare però mi permette di procedere su due tempi, ciò è molto importante», in quanto egli cerca di mantenere vivo questo tentativo di trasformare il passato in una nuova forma di espressione, preservando viva l’eredità artistica e culturale mentre si guarda al futuro.
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