Shahrazād, la protagonista della raccolta favolistica di Mille e una notte riesce a sopravvivere al suo destino grazie alla narrazione e alla sua abilità di raccontare storie che non sembrano avere una conclusione ma riescono a perpetuarsi nel tempo, dilatandolo e quasi sgretolandolo. Candice Breitz con la sua mostra personale “Never Ending Stories” attua un processo simile, in cui la narrazione diventa uno strumento di sopravvivenza e opposizione ideologica all’interno della nostra società e del nostro presente.
“Never Ending Stories” è la mostra personale a cura di Daniele De Luigi presso la Palazzina dei Giardini a Modena (fino al 18 settembre). La mostra, presentata da FMAV Fondazione Modena Arti Visive, si struttura come una raccolta di racconti in cui la tripartizione dello spazio corrisponde a tre diverse narrazioni proposte dall’artista sud africana. Candice Breitz, attraverso la video installazione, indaga il rapporto dell’uomo all’interno della società, le dinamiche di potere e di genere. Questa ricerca è portata avanti attraverso la creazione di diversi fili narrativi in cui questioni quali l’identità di genere e di nazione, il ruolo della famiglia e della donna, il senso di comunità e empatia tra cittadini vengono ad essere le protagoniste di una serie di racconti che scavano nel presente nel tentativo di dare nuove prospettive future.
Il corpo centrale della mostra è Labour (2017 – ongoing), video installazione che si trova nella sala centrale della Palazzina dei Giardini: l’artista allestisce una serie di cabine in cui il visitatore può privatamente assistere alla rovesciamento del parto. Breitz, facendo collassare l’andamento tradizionale di una documentazione filmica e proponendo una nuova fruizione temporale, mette in mostra il potere delle donne da lei riprese nell’atto di dare vita ai propri figli. I neonati tornano nel grembo, invertito il corso della vita umana le donne sono possono ora rigirare la giustizia riproduttiva: Labour diventa metafora dell’opposizione contro i leader mondiali e delle limitazioni sulla libertà dei cittadini messe da loro in atto.
Lo stesso atteggiamento sovversivo si riscontra nell’opera Love Story (2016): sei persone obbligate a lasciare il proprio paese raccontano la loro storia ai visitatori. Queste stesse storie vengono poi recitate dagli attori Alec Baldwin e Julianne Moore, i quali, aumentandone la drammatizzazione, creano un nuovo tipo di coinvolgimento: il ruolo sociale del narratore si carica di un interessamento maggiore. Love Story apre gli occhi sul controllo che cultura di massa esercita sul grado di empatia che rivolgiamo ai diversi interlocutori del nostro presente.
Rigirandoci nello spazio della Palazzina dei Giardini arriviamo all’ultima installazione del percorso espositivo in cui l’artista propone una concezione alternativa della video installazione: Digest (2020) è
Le diverse narrazioni e le modalità con cui vengono esplicitate diventano gli strumenti con cui portare avanti degli ideali: giocando sui diversi meccanismi di costruzione narrativa e di fruizione, Candice Breitz riporta il racconto come lotta, come luogo in cui perdersi in un tempo dilatato per poter ritrovare i valori e le energie necessarie per interpretare il nostro presente e reagire alle ingiustizie dei sistemi vigenti. “Never Ending Stories” è l’invito a farci, ognuno di noi, lettori e narratori attivi di una società che solo collettivamente possiamo costruire e proteggere.
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