’“Non tutto ciò che luccica è oro”. Si apre con un paradosso la mostra di Fabrizio Dusi (Sondrio, 1974), ospitata fino al 15 ottobre 2023 alla storica sede milanese di Banca Cesare Ponti a Milano, filiale privata di BPER Banca. Un percorso realizzato in collaborazione con il team arte di Pavesio e Associati with Negri-Clementi, che si sviluppa lungo il piano terra dell’edificio, negli spazi interni e sulle vetrine che affacciano su Piazza Duomo, visibile anche dall’esterno. Dopo Modena e Genova La Galleria, realtà artistica di BPER, approda anche nel capoluogo lombardo, in una sede già specializzata in private banking e consulenza artistica.
La mostra, che raccoglie una selezione di lavori significativi della produzione di Dusi accanto a installazioni realizzate per l’occasione, verte sul tema dell’isolamento e dell’alienazione all’interno della società di massa. Lo si percepisce già dal primo impatto dai personaggi disegnati sulla coperta termica dall’artista, linee nere che definiscono figurine diventate ormai la sua cifra stilistica. «Io li chiamo “Blablabla”. Sono privi di orecchie poiché incapaci di ascoltare, e se ne stanno in mezzo alla folla con la bocca aperta senza dare valore alle proprie parole. Alcuni di questi, in alcune figurazioni, si distinguono, messaggi si speranza e diversità scritti sulle magliette che indossano». Così lo spazio si ravviva – nel suo rapporto con i visitatori e i dipendenti che quotidianamente attraversano gli spazi, come con i passanti che lo osservano dalla strada – attraverso i teli dorati, nati come gesto di cura (quello di preservare dal freddo) ma che in questo contesto assumono una doppia connotazione. “All that glitters is not gold”, come recita il celebre motto, una citazione colta proveniente dall’opera teatrale “Il Mercante di Venezia” di William Shakespeare. Un legame letterario e storico che gioca con l’identità del luogo espositivo.
Neon, ceramica, legno e materiale isotermico sono gli strumenti utilizzati dall’artista per dare corpo al proprio immaginario composto da icone sociali che intendono porsi come specchio del presente e dell’esperienza universalmente condivisibile dell’individuo con la città. Per Fabrizio Dusi, infatti, la storia collettiva e sociale è il solco in cui negli anni si è iscritta la sua ricerca: artista visivo, pittore e ceramista, ha lavorato su tematiche che rileggono in chiave critica la storia recente e contemporanea, dalla Shoah ai processi migratori, toccando sfumature esistenziali affidate spesso alle parole di grandi scrittori del Novecento. «Quello che ci consegna l’artista – spiega la curatrice Giorgia Ligasacchi – è un ritratto complesso e drammatico dell’umanità odierna, uno specchio esatto e coerente che riflette e indaga le dinamiche sociali fra le persone con una attenzione particolare alle distanze che ci uniscono. La speranza è racchiusa nell’ottimismo cromatico e nella scelta stessa del linguaggio pop contemporaneo – semplice, diretto e comprensibile a tutti – e del materiale utilizzato (isotermico, simbolo di protezione dai turbamenti e dalle difficoltà della vita), che si fa portavoce di un messaggio positivo e di fiducia verso il prossimo, verso una ritrovata comunicabilità e armonia umana».
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