60 opere dei grandi protagonisti della pittura del Novecento italiano, come Mario Sironi, Carlo Carrà, Giorgio Morandi, Felice Casorati, Arturo Martini, Giacomo Manzù, Mario Mafai, Renato Guttuso, per raccontare una stagione di grande fermento creativo e culturale. A Palazzo delle Paure di Lecco, sarà visitabile fino al 26 novembre 2023 la mostra NOVECENTO. Il ritorno alla figurazione da Sironi a Guttuso, a cura di Simona Bartolena e nell’ambito del ciclo Percorsi nel Novecento, programma ideato dalla Direzione del Sistema Museale Urbano Lecchese e affidato per la sua progettazione e realizzazione a ViDi Cultura.
La mostra restituisce le discussioni che animavano gli ambienti artistici che, nel periodo tra le due guerre, sostenevano il Ritorno all’ordine, ovvero il richiamo alla figurazione senza rinnegare lo spirito delle avanguardie d’inizio secolo di cui erano stati fautori. Il percorso è punteggiato da approfondimenti sulle altre espressioni creative coeve, dal design all’architettura, con l’affermarsi dell’Art Déco e del Razionalismo, dal teatro alla letteratura.
Il Ritorno all’ordine rappresentava dunque un tentativo di rientrare nei canoni consacrati dalla tradizione, pur non perdendo di vista lo spirito avanguardista e di rinnovamento culturale promossi dalle generazioni precedenti. In Italia questa sfida venne raccolta da Margherita Sarfatti che fondò il movimento Novecento italiano di cui facevano parte Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Gian Emilio Malerba, Piero Marussig, Ubaldo Oppi, Mario Sironi, accumunati dalla volontà di rappresentare un’epoca con la loro pittura e di recuperare lo stile dei grandi maestri del passato. Attorno al gruppo di Novecento gravitavano altri autori quali Felice Casorati, Massimo Campigli, Filippo de Pisis, Giorgio Morandi che, pur sposando gli stessi ideali, non vi aderirono mai del tutto.
«Dopo la mostra Futuristi, che indagava l’evoluzione dell’Avanguardia fondata da Marinetti, destinando particolare attenzione al secondo periodo del movimento, si apre ora Novecento, che ne prosegue idealmente il racconto», ha spiegato Simona Bartolena.
«Gli anni sono i medesimi – dal primo dopoguerra agli anni Quaranta –, ma questa volta il focus è sugli artisti che hanno scelto un ritorno alla figurazione classica. Una tendenza che presenta un ventaglio di possibilità espressive e molteplici possibili sfumature. La complessità del periodo preso in esame si riflette nell’esperienza artistica dei protagonisti della scena culturale del tempo, tra contrasti, contraddizioni e interpretazioni possibili dell’idea di recupero della tradizione figurativa. I colori accesi, la dinamicità, la fantasia e il piglio provocatorio che caratterizzavano le opere della mostra precedente lasciano il passo a composizioni impostate sulla plasticità, la sintesi e la solidità della forma e su tavolozze che prediligono i colori della terra», ha continuato la curatrice, soffermandosi quindi sull’allestimento e sul percorso espositivo, «Studiati con una precisa idea narrativa che, opera dopo opera, sviluppa il tema, raccontandone i diversi aspetti e le diverse espressioni. Per rendere più fruibile la lettura, abbiamo immaginato oltre alle più classiche sezioni di inquadramento generale dei vari linguaggi, anche sezioni dedicate a specifici generi iconografici, che permettono confronti tra personalità e stili differenti».
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