Il progetto Officina Malanotte, curato da Daniele Capra, nasce dall’intento di fondere le tradizioni del territorio trevigiano con l’innovazione artistica contemporanea, dando voce a un luogo periferico rispetto al mondo della cultura. La terza edizione si svolge nella tenuta Bonotto Delle Tezze, in provincia di Treviso, dove dal 20 maggio al 7 giugno gli artisti Paolo Pretolani, Fabrizio Prevedello, Eleonora Rinaldi e Giorgia Severi hanno vissuto quotidianamente un luogo ricco di storia agricola e vitivinicola, creando opere che riflettono le interazioni tra arte, territorio e comunità locale.
L’esito della residenza artistica è stato inaugurato il 7 giugno. “Grazie alla capacità degli artisti di vedere cose che prima non c’erano, abbiamo colonizzato tutti gli spazi dell’azienda”, spiega il curatore Daniele Capra, illustrando la concezione di “un laboratorio, un open studio con opere disseminate, in cui l’artista ha modo di confrontarsi con il pubblico durante il lavoro di elaborazione”.
I concetti di nomadismo e trasformazione permeano il progetto, che intreccia pratiche espressive diverse accomunate dalla sensibilità verso la natura. La cantina funge da fermento artistico, favorendo l’interazione e mostrando il potenziale evolutivo di un luogo conosciuto. L’attitudine alla ricerca e alla sperimentazione della famiglia Bonotto influenza anche gli artisti, che in occasione della mostra restituiscono il frutto del loro lavoro, arricchito dalle contaminazioni esterne.
Il percorso si apre con Eleonora Rinaldi e Paolo Pretolani, le cui opere popolano gli spazi dell’ex stalla e del vecchio negozio del materasso. Un’aura mistica avvolge i dipinti di Paolo Pretolani (Assisi, 1991), dove elementi naturali sono affiancati a manufatti antropici, invitando il visitatore a prestare attenzione verso ciò che solitamente non viene rappresentato e che si trova al di sopra della nostra conoscenza.
Qui, una forma di comunicazione codificata emerge, evocando immagini non risolte che dialogano con un luogo nascosto le cui superfici sono state corrose dal tempo. Questo contesto stimola una riflessione sul tempo stesso: da un lato, un passato estinto; dall’altro, un futuro che si presenta con una parvenza romantica. La palette delle opere, in armonia cromatica con lo spazio circostante, consente di immergersi in una visione fantastica, quasi surreale, in cui dischi volanti diventano allo stesso tempo tartarughe, ufo, elementi vegetali o architettonici, a seconda della diversa e singolare percezione dell’osservatore.
L’atmosfera intrigante e il forte carattere erotico presente avvolgono le opere di Eleonora Rinaldi (Udine, 1994), le cui linee libere e svincolate dagli schemi richiamano il tema del doppio, rappresentando figure umane e animali. All’interno di un contesto naturale, i soggetti disegnati, veloci e istintivi, e dipinti con olio su tela, esplorano attraverso la duplicazione una scoperta del sé, sia in relazione a se stessi che all’altro, rendendo tangibile la tensione tra disegno e pittura. Alcune figure si specchiano per contemplare il loro riflesso, mentre altri corpi si accompagnano, animati da una cromia intensa da cui traspare una carica pittorica sovversiva e anarchica.
Dal cortile, ci si sposta verso gli ambienti popolati dalle opere di Fabrizio Prevedello (Padova, 1972), che esemplifica l’indole nomade dell’arte realizzando una scultura in marmo che cresce ad ogni spostamento, mostrando la sua evoluzione itinerante. Senza titolo (154) nasce nel cortile della tenuta, sospesa su un muro ricoperto da gelsomini, per poi aumentare la sua densità nell’antica quercia della famiglia Bonotto e infine posizionarsi sul muro della nuova cantina attraverso continue colature di cemento a presa rapida. Le suggestioni del paesaggio naturale montuoso e delle cave d’estrazione del marmo si intersecano nelle sculture dell’artista, che fonde metallo, cemento, gesso e marmo in costruzioni additive tipiche dell’architettura.
Le opere di Giorgia Severi (Ravenna, 1984) riportano il percorso agli spazi interni della tenuta, presentando frottage su vecchie lenzuola delle famiglie di Tezze tinte con colori estratti da fiori, cortecce e vino rosso della cantina. Questi lavori rievocano il rapporto simbiotico tra uomo e vegetazione, rappresentando un paesaggio antropico culturale. La quercia monumentale, che di recente si è dovuta abbattere, è raffigurata in piedi per ricordarla in vita, simboleggiando la resilienza della natura che nonostante il tempo permane nella memoria. L’artista tratta nelle sue opere i mutamenti climatici ed ecologici, l’estinzione delle specie e la perdita delle biodiversità, immergendosi personalmente nei contesti ambientali e socioculturali locali e interagendo con essi.
La terza edizione di Officina Malanotte si configura come un’incursione creativa nel cuore della campagna trevigiana, dove arte contemporanea e cultura enologica si uniscono per riattivare il territorio. Attraverso opere che riflettono le radici del luogo e l’interazione con la comunità locale, il progetto valorizza la tenuta Bonotto Delle Tezze come centro di sperimentazione artistica e culturale, testimoniando la forza della natura e l’evoluzione delle tradizioni in un contesto in continua trasformazione.
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Si intitola “Lee and LEE” e avrà luogo a gennaio in New Bond Street, negli spazi londinesi della casa d’aste.…
Un'artista tanto delicata nei modi, quanto sicura del proprio modo d'intendere la pittura. Floss arriva a Genova in tutte le…
10 Corso Como continua il suo focus sui creativi dell'arte, del design e della moda con "Andrea Branzi. Civilizations without…