Per Aristotele la metafisica è da intendersi come quell’ambito del pensiero e dell’indagine filosofica che si svolge per vocazione oltre, al di là della fisica, che indaga, invece, il mondo concreto oggetto delle scienze della natura. Da questo punto di vista, il lavoro di Olafur Eliasson (Copenhagen, 1967), riconosciuto come uno dei più significativi artisti contemporanei a livello planetario, costituisce un fantastico esempio in cui i due argomenti, fisico e metafisico, intesi come momenti di riflessione sul mondo della natura e su quello dello spirito, si vengono a toccare fino ad intersecarsi in modo profondo e creativamente fecondo. Anzi, nel caso del lavoro di Eliasson, al livello di lettura che riguarda il mondo fisico e l’esperienza naturalistica, e a quello più teorico della riflessione estetica, è da aggiungere una terza dimensione esistenziale e percettiva, volta ad implicare ad ogni livello lo spettatore.
In occasione della Torino art week, al Castello di Rivoli inaugura una mostra dedicata proprio al lavoro di Olafur Eliasson. Affidata alla curatela di Marcella Beccaria, la mostra sarà visitabile fino al prossimo 26 marzo e avrà luogo al terzo piano della Manica lunga del castello. A completare l’installazione, è inoltre previsto l’allestimento di una sala lettura dedicata.
L’intervento site specific pensato da Eliasson per la Manica Lunga indaga, in particolare, il tema della percezione. Lo spazio fisico che ospita l’installazione è trasformato in una una sorta di gigantesca macchina ottica capace di generare esperienze di carattere immersivo.
Il lavoro di Olafur Eliasson è da sempre incentrato su temi di carattere ecologico, nonché delle conseguenze del mutamento climatico sull’ambiente, che però va inteso sia nel senso dello spazio vitale e naturalistico – per intenderci, come environment – sia dello spazio abitabile e abitato dall’essere umano – diremmo come architettura e surroundings.
Di volta in volta, i lavori trasformano e plasmano lo spazio espositivo, dando vita ad esperienze totalizzanti e coinvolgenti, che prendono le mosse dalla situazione del pianeta e vanno a toccare le profondità della psiche e dell’animo umano. Progetti come The weather project alla Turbine Hall della Tate Modern di Londra (2003), o The glacier melt (1999 – 2019), per citarne due tra i più celebri, sono studiati in modo da coinvolgere il pubblico in prima persona, rendendo i visitatori consapevoli dei propri movimenti e reazioni a livello personale, ma anche interpersonale e collettivo.
Le installazioni, infatti, hanno sempre il duplice effetto di indurre le persone a interagire fisicamente sia con l’opera, sia tra di loro, diventando così consapevoli, tra l’altro, anche dei meccanismi interni del lavoro, che si presenta così come una sorta di dispositivo atto a generare situazioni e comportamenti imprevedibili. Nell’esperienza immersive dell’opera, il rapporto con il mondo fisico va, perciò, assumendo una dimensione più ampia e pervasiva, mentre la sensibilizzazione sul tema ecologico, spesso e volentieri si muta in esperienza esistenziale, che ci tocca da vicino.
La mostra in corso a Rivoli si configura, così, come uno degli eventi da non perdere della Torino art week. L’evento si svolge in concomitanza con la personale a Palazzo Strozzi, a Firenze, e con la collettiva al Castello Grinzane Cavour, dove Eliasson è presente con un lavoro dedicato al tema della presenza/assenza sempre indagato dal punto di vista ecologico, esistenziale e metafisico.
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